Fangoemorte
19.11.2014 - 13:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Davesco, i funerali delle vittime. L’addio a Monique e Anna: “Quante volte in questi giorni ci siamo chiesti: ma se?”

Molti i presenti per l’ultimo saluto, sotto a un sole “che oggi brilla quasi a consolarci e che ci è mancato troppo nei giorni scorsi”, ha detto Don Tamagni durante l’omelia, accompagnata anche dalle parole del Vescovo Lazzeri

LUGANO – "Gesù, come sentito nel Vangelo, si commuove davanti a Maria che gli dice "se tu fossi stato qui, Lazzaro non sarebbe morto". Quante volte in questi giorni ci siamo detti: ‘ma se?’", è un passaggio dell’omelia pronunciata durante i funerali di Monique Ligorio Houriet, una delle due donne vittime della frana caduta a Davesco, celebrati oggi pomeriggio, a cui sono seguiti quelli di Anna Gianini, la seconda vittima del fango.

E quella domanda, quel ‘ma se’, è risuonato in tutto il Ticino. “Ci siamo immaginati scenari alternativi, con un epilogo diverso – ha proseguito Don Samuele Tamagni, il parroco di Davesco-Soragno che ha officiato entrambe i funerali –. Invece ci vediamo confrontati con quella cruda realtà”. Una realtà che ha visto quell’acqua, fonte di vita, “che ci disseta e purifica, portare via Monique. Perché le montagne di cui è pieno il Ticino ci hanno lasciati soli. E le case non hanno potuto nulla contro il maltempo".

Ad ascoltare queste parole erano in molti, giunti al famedio di Lugano per rivolgere l’ultimo saluto a Monique e ricordare quella donna determinata, decisa e solare. “Da questo aggettivo vogliamo riprendere la speranza: noi non possiamo toccare il sole, eppure ci scalda. Non sempre lo vediamo, ma sappiamo che c'è e aspettiamo che presto torni a farsi vedere. Di notte sappiamo che lo rivedremo il mattino successivo. Anche se ci è stata tolta, Monique c'è”.

E sempre la metafora del sole, “quel sole che oggi brilla quasi a consolarci” dopo le lunghe giornate di pioggia, ha accompagnato l’omelia pronunciata da Don Tamagni durante i funerali di Anna Gianini: una donna generosa (“Davi te stessa senza aspettarti niente in cambio”) e positiva, che “quando sorrideva illuminava ogni cosa”, come l’ha ricordata la sua migliore amica nella commovente lettera letta durante le esequie. “Sapevi quanto bene ti volevo. Ricordo le giornate felici e le risate a crepapelle. Cercavi di risolvere i problemi altrui. Sei come la sorella che non ho mai avuto. Grazie Anna. Non ti dimenticherò mai e quando avrò bisogno di te arriverai con le tue ali".

E come per Monique, sempre al famedio di Lugano, tante erano le persone che si sono strette attorno a parenti ed amici di Anna, partecipando al suo ultimo saluto. Il sole oggi è finalmente tornato, ha detto Don Tamagni, e “ci è mancato troppo nei giorni scorsi. Oggi restano solo le lacrime. Ma chi crede in Dio avrà la vita eterna: Anna non è più con noi, teniamola stretta dentro di noi”.

AI funerale hanno preso parte anche il Municipio di Lugano in corpore e il presidente del Gran Consiglio Gianrico Corti, oltre al comandante della Polizia Matteo Cocchi e, ad affiancare Don Tamagni, vi era anche il cappellano della Protezione Civile di Lugano Città, don Emanuele di Marco, che era presente in quelle drammatiche ore che hanno seguito il crollo della frana. “Abbiamo fatto tutto il possibile, abbiamo lottato fino all'ultimo. Tante sono state le mani che hanno scavato”, ha detto ricordando la notte in cui Monique e Anna hanno perso la vita.

Un messaggio di vicinanza e cordoglio a parenti e amici delle vittime di questa tragedia, “che ha così duramente colpito le vostre famiglie e le vostre Comunità” è giunto anche dal Vescovo Valerio Lazzeri, che non ha potuto presenziare alle cerimonie. “So che in simili circostanze le parole rischiano facilmente di ridursi a fastidioso rumore. Oso ricorrere a esse solo per manifestarvi, con tutta la discrezione e la delicatezza possibili, la mia presenza – e quella di tutta la Chiesa che è a Lugano – al vostro dolore”.

È proprio in questi momenti, “in cui tutto vacilla e la nostra esistenza perde i suoi abituali punti di riferimento”, che bisogna mantener salda la fede. “Viviamo la sensazione dei discepoli che, impauriti sulla barca tra i flutti di un mare in tempesta, gridano tutto il loro sgomento al Signore. C'è spazio anche per questo nell'esperienza della fede: per il pianto, il gemito e il lamento. Niente cade nel vuoto. Tutto si raccoglie in un grembo invisibile ma reale di tenerezza e di compassione".

Il pensiero di monsignor Lazzeri è andato quindi “a tutte le persone che in un modo o nell'altro hanno cercato di offrire ospitalità e cura alle vostre profonde ferite”. L'onda “di dedizione e di solidarietà suscitata da questi terribili eventi è un bagliore di speranza che brilla nella nostra notte, un segno che ci rimanda a quella Sorgente misteriosa che continua anche oggi a custodire il meglio dell'umano nell'uomo".

È questo, ha concluso il vescovo, il punto da cui ricominciare. “Un punto umile ma vero da cui ripartire: i nostri volti, i nostri sguardi, i nostri abbracci. Un testimone antico, l'apostolo Paolo, parla di quello che resta, quando tutto crolla. "Tre cose: la fede, la speranza e la carità. Ma la più grande di tutte è la carità". Scenda questa tenerezza infinita sulle vostre piaghe aperte, scenda questo balsamo. Noi lo invochiamo con forza, perché giunga in abbondanza su tutti voi che ora piangete".

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