ImmigrazioneMassa
18.02.2014 - 15:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Immigrazione di massa, il Governo: “Le misure collaterali rimangono per ora l’unico strumento a disposizione”

In una nota il Consiglio di Stato prende atto della votazione del 9 febbraio e rilancia delle proposte per la tutela del mercato del lavoro, ma sempre all’interno dell’accordo di libera circolazione ancora in vigore

BELLINZONA - “Le misure collaterali alla libera circolazione delle persone rimangono per ora l’unico strumento a tutela del mercato del lavoro ticinese” si intitola così il comunicato del Consiglio di Stato, firmato dalla direttrice del DFE Laura Sadis, che commenta il recente risultato nella votazione sull’iniziativa UDC. Tutte le misure restrittive e a tutela del mercato del lavoro, comunica il Governo, per il momento devono però rientrare nell’ambito dell’accordo di libera circolazione delle persone (ALCP), che sono tutt’ora in vigore e probabilmente lo rimarranno almeno fino al 2016. 
 
Il comunicato
 
“A seguito del risultato della votazione federale riguardante l’iniziativa popolare «Contro l’immigrazione di massa», il Consiglio di Stato ha preso atto della volontà del Consiglio federale di elaborare uno schema d’attuazione delle nuove disposizioni costituzionali entro la fine di giugno e di proporre un progetto di legge entro la fine dell’anno. Quest’ultimo dovrà essere approvato dalle Camere federali e sottostarà ad un referendum facoltativo; pertanto, potrà difficilmente entrare in vigore prima del 2016. 

Il Consiglio di Stato attende con interesse l’evolversi dei colloqui esplorativi che il Consiglio federale avvierà a breve con l’Unione europea in vista dei negoziati sull’Accordo di libera circolazione delle persone (ALCP). Ricorda che, se quest’ultimo dovesse cadere, anche la base legale per le misure collaterali alla libera circolazione verrebbe a mancare (in base all’articolo 15 della Legge federale concernente le misure collaterali per i lavoratori distaccati e il controllo dei salari minimi previsti nei contratti normali di lavoro – LDist). 

Allo stato attuale l’ALCP rimane in vigore e quindi le misure collaterali mantengono tutta la loro importanza. In attesa di nuovi sviluppi, il DFE rinnova il suo impegno a tutela del mercato del lavoro ticinese. Da un lato, tramite la Commissione tripartita, esso continua il monitoraggio del mercato del lavoro, individuando gli abusi e adottando misure d’intervento mirate. Il Tribunale 
federale, con la propria sentenza del 20 novembre 2013 sui contratti normali di lavoro (CNL) nell’industria, ha confermato e avvalorato il modello di valutazione del dumping scelto dalla Commissione tripartita. 

D’altro canto, il DFE intende portare avanti con forza il suo impegno a livello federale, volto a colmare le lacune normative e a rafforzare le misure collaterali. Il Consiglio di Stato ha trasmesso da tempo le misure di competenza federale contenute nel rapporto «Lavoratori frontalieri, fornitori di prestazioni indipendenti esteri e lavoratori distaccati in Ticino» al Gruppo di lavoro per le misure collaterali, presieduto dalla Segretaria di Stato dell’economia Marie-Gabrielle 
Ineichen-Fleisch. 

Il Consiglio di Stato ha inviato oggi una lettera alla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) con due proposte aggiuntive. La prima chiede di estendere a tutti i settori il principio della responsabilità solidale nel contesto dei subappalti, mentre la seconda è volta alla creazione di una base legale che permetta di sanzionare il mancato rispetto dell’obbligo d’informazione e di 
consultazione dei documenti da parte delle Commissione tripartita (di cui all’art 360b, cpv. 5, CO). Il Consiglio di Stato auspica inoltre che il Consiglio federale sostenga la mozione Regazzi 13.4149 volta ad assicurare una più equa partecipazione della Confederazione ai costi della sorveglianza del mercato del lavoro e dei ripetuti interventi della mano pubblica tramite gli strumenti delle misure collaterali.”

red

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