ImmigrazioneMassa
02.03.2014 - 09:420
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Gobbi carica il bazooka del blocco dei ristorni: "Berna ci invita implicitamente a usare di nuovo la nostra arma"

Il ministro leghista a margine dell'incontro con Widmer Schlumpf: "L'approccio elvetico nelle trattative con l'Italia è inadeguato"

BELLINZONA - Il consigliere di Stato leghista Norman Gobbi interviene oggi sul Mattino delle domenica a margine dell'incontro ad Agno con la ministra Eveline Widmer Schlumpf. E spezza una lancia in favore del blocco dei ristorni delle imposte trattenute ai frontalieri.

"Sempre invocando gli interessi na­zionali - scrive Gobbi -, la delegazione giunta dalla Berna federale ha chiesto al Ticino di non bloccare i ristorni, poiché po­trebbero complicare le trattative tra Italia e Svizzera. Il rischio è però alto che - proprio a tutela di questi interessi nazionali - il Ticino paghi nuovamente la fattura, vista la di­chiarata non volontà di rescindere l’accordo sui frontalieri o di rive­derlo in maniera totale. Val la pena quindi tenere pronta “l’arma” sul ta­volo delle trattative, in difesa degli interessi cantonali ticinesi".

La Berna federale, però, prosegue il ministro, "dimentica come finora chi ha imbrogliato la matassa a scadenza regolare è stato l’inaffidabile partner italico, il quale ha continuamente cambiato gli attori o le carte in tavola; un ultimo esem­pio in tal senso è il decreto denomi­nato “voluntary disclosure” sui capitali detenuti illegalmente all’estero, il quale de facto ha bypas­sato le trattative in corso".

"Tutto questo - scrive ancora Gobbi - dimostra l’inadegua­tezza dell’approccio elvetico nel trattare con il nostro vicino. Un vi­cino non nuovo ai cambi di fronte opportunistici, ai ritardi tecnici e ai mutamenti politici; tutta la storia ita­liana degli ultimi 100 anni ne è una palese dimostrazione. Ahinoi, la Berna federale non sembra ancora aver capito che per trattare con l’Ita­lia necessitano strumenti non in dotazione a chi oggi si sta occu­pando di questi dossier. Il Ticino ha la sua “arma” pronta a colpire nuo­vamente, e l’esperienza del 2011 pare non aver insegnato nulla alla strategia di relazione con la vicina Repubblica. Allora, senza chiedercelo esplicita­mente, ci invitano nuovamente ad usare la nostra “arma”, il blocco dei ristorni, quale mezzo di pressione politica sull’Italia. Unico atto vero che ha posto la Svizzera in posizione di comando nelle relazioni bilaterali". 

red

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