ImmigrazioneMassa
02.03.2014 - 11:560
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Luca Albertoni: "Se il Governo bloccherà i ristorni dei frontalieri noi saremo al suo fianco"

Il direttore della Camera di Commercio si esprime sull’esito e sui temi trattati nell’incontro tra Widmer-Schlumpf e il Governo: dalla modifica della legge sull’Iva per i padroncini all’accordo sui frontalieri, dal blocco dei ristorni ai contingenti

LUGANO – Se a una cosa l’incontro di martedì fra Eveline Widmer-Schlumpf e il Consiglio di Stato ha portato, questa è certamente l’amaro in bocca rimasto a molti per la decisione della ministra delle finanze di negarsi al confronto con i media, nonché, e soprattutto, per i frutti che il meeting (non) ha dato.

Una mancanza di comunicazione è, in qualche modo, quello che lamenta anche il direttore della Camera di Commercio Luca Albertoni, a cui abbiamo chiesto un commento sull’esito dell’incontro avvenuto ad Agno e su quanto emerso sulle trattative in corso: “Devo dire sinceramente che non ho idea di a che punto siano le trattative, non siamo stati coinvolti nell’incontro o nella sua preparazione ed è perciò difficile commentarne lo stato. Al momento, la differenza rispetto a un paio di anni fa, quando eravamo informati sulla situazione dei negoziati, è che come Camera di Commercio non ne sappiamo nulla e diventa quindi difficile valutare. E non so, ora, in Ticino chi ne possa sapere di più se non forse, dopo l’incontro di martedì, il Consiglio di Stato”.

“Francamente – aggiunge – mi chiedo, senza intento polemico, a cosa serva questa apparizione per poi non dire nulla. Rimango molto rispettoso dell’autorità federale, e in realtà non è che mi aspettassi granché da questo incontro, perciò non posso dirmi deluso. Trovo solo che ‘due parole’ avrebbe potuto spenderle, anche solo per comunicare che data la situazione delicata, si preferisce mantenere il silenzio per non mettere in forse l’esito delle trattative. Sarebbe stato più corretto. Non capisco invece questa scelta di trincerarsi dietro al silenzio”.

Nonostante la scarsità di informazioni, commenta ancora Albertoni, “un punto dell’operato del Consiglio federale che trovo veramente deludente c’è, ed è l’intervento, o meglio, il mancato intervento per la modifica della legge sull’Iva, che adesso prevede al di sotto dei diecimila franchi l’esenzione per le prestazioni transfrontaliere. Questa è una cosa assolutamente svizzera, che non c’entra niente con i negoziati. La palla quindi è solamente nel nostro campo e trovo veramente deludente che non si siano ancora mossi con decisione. La mozione di Ignazio Cassis, che vuole portare finalmente ad ‘aggiustare il tiro’ in tal senso è stata approvata all’unanimità dal Parlamento. E allora non credo ci voglia un grande sforzo per proporre una modifica di legge, che raccoglierebbe certamente un consenso unanime. La mancata azione su questo punto è qualcosa che mi lascia molto perplesso, perché capisco le difficoltà al momento nei negoziati con l’Italia, ma una modifica della nostra legislazione esula da questo contesto e visto il parlamento così compatto e il clima politico che si respira attualmente, non sarebbe cosa poi così complicata. Su questo punto ho perciò grossi dubbi, sugli altri non posso che commentare con un grosso ‘boh’, dato che gli elementi per giudicare sono davvero pochi”.

La pochezza delle informazioni fornite si conferma il leitmotiv dei risultati dell’incontro tra la ministra Widmer-Schlumpf e il Governo cantonale, ma chiediamo comunque ad Albertoni un commento su alcuni dei temi e delle misure trattati e ora più che mai vivi nel dibattito politico ticinese, a cominciare dalla rinegoziazione dell’accordo sui frontalieri, aspetto su cui è giunta la ‘doccia fredda’ da parte della ministra.

“Premetto che come Camera di Commercio abbiamo dato già da tempo la nostra disponibilità a rivedere l’accordo, perché è ormai ovvio che abbia fatto il suo tempo. Benché per l’economia non sarà facile e ci saranno magari effetti negativi in seguito alla sua rinegoziazione, siamo concordi sul fatto che nella forma attuale l’accordo sui frontalieri non abbia più senso di essere. Qualche dubbio lo esprimiamo invece sulla tempistica: la messa in discussione di questo accordo tocca aspetti molto delicati e che bisogna quindi negoziare molto bene, prevedendo magari anche un periodo ponte di adattamento fra la vecchia soluzione e la nuova. Il fatto che l’accordo sui frontalieri venga visto come una moneta di scambio con l’Italia, non è una novità. Ciò nonostante sono ormai già due anni che se ne discute e non sapendo a che punto sono le trattative con l’Italia e che cosa si voglia ottenere veramente, per quanto il discorso delle autorità federali possa avere una sua logica, vien da chiedersi se sia davvero un elemento strategico nell’ambito di negoziati concreti come dicono o se sia diventato un alibi dietro cui nascondere una fase di stallo”.

Per quanto riguarda invece il blocco dei ristorni, la cui adozione è stata osteggiata dalla ministra delle finanze in quanto indebolirebbe a giugno la posizione della Svizzera nelle trattative, Albertoni si dice possibilista: “Se la politica cantonale lo ritiene utile, noi sosterremo la decisione. Già durante lo scorso blocco, noi ci siamo rimessi alla decisione del Governo affiancandola. In quel caso inoltre avevo più informazioni e sapevo che sarebbe stata una misura efficace. Ora invece, come spiegavo, non ci sono aggiornamenti sullo stato dei negoziati, personalmente non dispongo quindi di sufficienti elementi per dare una mia opinione in merito, spetta quindi alla sola politica valutare che margini di manovra ci sono e quali misure sono necessarie al fine di ottenere lo scopo”.

Infine, la Consigliera Federale ha garantito che a Berna si lavorerà per permettere una diminuzione del numero di frontalieri, e fra le ipotesi in tal senso potrebbe esserci la proposta di fissare dei contingenti minori per quei Cantoni che si sono espressi in modo più marcato a favore dell’iniziativa UDC, Ticino compreso quindi. Quale l’opinione su questo punto, chiediamo in conclusione al direttore della Camera di Commercio: “Vedremo come saranno e ci adatteremo, come farà ed ha sempre fatto l’economia. In fondo non c’è molta scelta in merito, la decisione scaturita dalle urne è stata molto chiara e va rispettata. Speriamo quindi che venga proposto un sistema che sia il più rispettoso possibile delle esigenze dell’economia ticinese e degli altri cantoni affini, nonché dei loro abitanti. Magari ci sarà un prezzo da pagare, ma fa parte del gioco e il popolo ha voluto così. Dal canto mio sono comunque fiducioso che si possa trovare una soluzione che accontenti la popolazione e che allo stesso tempo tenga conto anche delle esigenze dell’economia”. 

IB

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