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Via Sicura
09.01.2017 - 14:370
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Via Sicura: un trattamento da dittatura. Se commetti un’aggressione o una rapina, il giudice valuta le circostanze e calibra la pena. Se sei un'automobilista che infrange le regole della strada no"

Benjiamin Albertalli dell'Associazione "Stop agli abusi di Via Sicura" ci scrive: "Ognuno ha il diritto di dire la sua, ognuno ha diritto ad un processo, ognuno ha diritto ad una sanzione giusta e proporzionata alla gravità del reato che ha commesso. È una questione di principio!"

di Benjiamin Albertalli*
 
Ogni settimana la storia si ripete, con lo stesso insistente e incessante logorio. Storie di cittadini normali come voi, come vostro fratello, come vostro zio, come il vostro collega d’ufficio o il vostro vicino con cui vi soffermate a discutere della neve che quest’inverno non accenna ad arrivare. 
 
Persone che hanno perso la patente e per questo il lavoro, che hanno un anno di reclusione iscritto nel casellario giudiziale (sospeso con la condizionale, ma tant’è), che non essendo più giovani motivati e freschi di studi o dirigenti pluripremiati faticano a trovare un nuovo impiego. Del resto voi lo assumereste qualcuno che avrebbe dovuto andare in prigione per un anno? No di certo… 
 
Quindi arriva l’assistenza, un’intera famiglia sul lastrico con due figli ancora agli studi. Per non parlare della depressione e tutto ciò che ne consegue quando la vita di una persona normale, proprio come la vostra, viene sconvolta da un fulmine ciel sereno e in modi che nemmeno immaginavate. 
 
Davvero non conoscete nessuno in questa situazione? Anche se la risposta è no, potrebbe succedere presto. Anche a voi. A vostro fratello, a vostro zio, al vostro collega d’ufficio o al vostro vicino con cui la prossima primavera vi lamenterete delle incessanti piogge. Perché basta un attimo. Un Flash. E il ritiro della patente.
 
Succede proprio questo a coloro che, per aver commesso sostanziosi eccessi di velocità, si ritrovano tra le grinfie di Via Sicura. E pensare che se tu fossi andato ad un chilometro orario in meno (si: uno solo) tutto questo non sarebbe successo. Niente gogna mediatica, niente casellario giudiziale: solo un ritiro della patente forse un po’ lungo da sopportare ma tutto sommato gestibile, dal quale si avrebbe potuto imparare qualcosa e rialzarsi senza commettere di nuovo lo sbaglio. Invece, per un dannato chilometro orario in più, ci si ritrova nella rassegnazione più totale. L’inevitabile svantaggio (chiamiamolo così) di una schematizzazione della pena, contro cui si sono scagliati persino procuratori pubblici e non solo i legali dei malcapitati… 
 
Il perché è facilmente comprensibile se, a titolo di paragone, prendiamo in considerazione reati maggiormente compromettenti l’ordine pubblico. Pensiamo ad un’aggressione, ad un furto aggravato, ad una rapina. La pena minima in quel caso è di sei mesi; per le sanzioni (o meglio: punizioni) entrate in vigore con Via Sicura la pena minima è di un anno. Con una differenza sostanziale: se commetti un’aggressione, un furto aggravato o una rapina allora vengono tenute in considerazione le condizioni personali di chi commette il reato nonché le circostanze oggettive del reato stesso. E si esegue una discussione in aula, di modo che il giudice abbia gli strumenti per poter calibrare la pena in base alla sua effettiva gravità, pericolosità o rischio di recidiva. 
 
Ma con l’automobilista no: poco importa se la strada era deserta o stracolma di pendolari, se il cielo era limpido e la visibilità perfetta oppure se diluviava con la fitta nebbia autunnale, se l’automobile era in perfetto stato o con manutenzione carente, se ha commesso manovre azzardate compresi sorpassi da destra o se procedeva tranquillamente lungo la sua corsia rispettando le distanze di sicurezza.  
 
Un trattamento così ingiusto non può essere impunito. Lo dico io che lavoro nel settore automobilistico e che ho a che fare quotidianamente con la dinamica del veicolo e la sua sicurezza. Lo dicono i legali, addirittura i procuratori pubblici. Lo dice, seppur troppo timidamente, anche la stampa in qualche suo editoriale. Lo dicono i giuristi. Lo dicono gli stessi parlamentari che hanno a suo tempo votato questo pacchetto di norme? Lo dice chi ne è rimasto coinvolto o chi conosce qualcuno che lo è stato. Lo dice chi ha un minimo di buon senso: non perché sia uno che va forte in automobile, per carità, ma perché si tratta di un trattamento ingiusto da un punto di vista giuridico. 
 
Un trattamento da dittatura, che ti porta dritto alla sentenza rendendo inutile il processo, senza che tu possa dire la tua o senza che un giudice possa farsi un’idea di ciò che è realmente successo. 
 
E infatti un gruppo di cittadini, tra cui il sottoscritto, si sono attivati, si sono incontrati, hanno ascoltato, hanno discusso, creato un’associazione e infine depositato un’iniziativa popolare mirata a rivedere proprio questi aspetti di Via Sicura. 
 
La raccolta firme (qui si può stampare il formulario) è ancora in corso e siamo già stati in molte città Ticinesi. C’è chi sa benissimo di cosa parliamo, che non esita un secondo a darci il suo sostegno e chi addirittura ha sentito parlare di noi e ci viene a cercare. Poi c’è una bella fetta di popolazione che assolutamente ignora questo pacchetto di norme, che si autoesclude soltanto perché non si ritiene direttamente coinvolta. “Tanto io vado piano” ci dicono alcuni. Meglio così. 
 
Ma se a non andare piano fosse tuo fratello, tuo zio, il tuo collega d’ufficio o il tuo vicino di casa con cui ti meravigli del caldo che fa quest’estate? E ora dimmi: avresti la coscienza a posto a sapere che, anche per causa tua, sia stato vittima di un sistema sanzionatorio schematico e degno di una dittatura? 
 
Ognuno ha il diritto di dire la sua, ognuno ha diritto ad un processo, ognuno ha diritto ad una sanzione giusta e proporzionata alla gravità del reato che ha commesso. È una questione di principio! 
 
Abbiamo uno strumento democratico eccezionale e unico al mondo. Usiamolo, perdio! 
 
*Associazione "Stop agli abusi di Via Sicura" (visita il sito cliccando qui)
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