Arlind
10.04.2014 - 11:290
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Caso Arlind, il PS: “Caro Governo, non è questo il Paese che vogliamo. In piazza per un Ticino aperto e solidale”

Dopo una prima nota polemica rilasciata dai socialisti, arriva ora un nuovo comunicato, che rilancia le polemiche contro la decisione del Governo e se la prende con Gobbi per le sue dichiarazioni

BELLINZONA – “Il Governo ha deciso a maggioranza, con l’unica, importante opposizione del ministro socialista Manuele Bertoli, di negare ad Arlind Lokaj il diritto di continuare a vivere in Svizzera, dove è nato, dove risiede la sua famiglia, dove il giovane ha intessuto una rete di relazioni e di affetti e si è completamente integrato. Questo solo per un cavillo giuridico sul ricongiungimento familiare applicato in maniera brutale, dimenticando di avere a che fare con un essere umano, non con un oggetto o una merce. Arlind sarà quindi costretto a tornare in un Paese nel quale non ha più legami, un Paese che gli è del tutto estraneo.” Si apre con questa dura critica al Consiglio di Stato il nuovo comunicato del PS sul caso del giovane Arlind. 

Una decisione che non va proprio giù ai socialisti (e non solo a loro), che se la prendono in particolare con Gobbi, che ha commentato la questione affermando che con l’espulsione si è voluto anche dare seguito al segnale lanciato dai cittadini lo scorso 9 febbraio: “Non è questa la Svizzera che noi vogliamo e amiamo – si legge nel comunicato. Non è un Paese che sbatte fuori un minorenne nato qui, ormai integrato, amato e sostenuto dai suoi familiari e dai suoi amici. Se questo è il Paese che ci tocca accettare dopo il voto del 9 febbraio, come ha dichiarato il ministro Gobbi… no, non è questo il Paese che vogliamo per noi e per i nostri figli.”

“Noi desideriamo una società aperta – prosegue il comunicato –, inclusiva, solidale. Soprattutto una società nella quale le persone, con i loro sentimenti e i loro legami, vengano prima dell’applicazione ottusa delle leggi. La Svizzera che noi amiamo e nella quale vogliamo continuare a vivere è il Paese civile e solidale che 40 anni fa accolse i profughi cileni in fuga dalla dittatura di Pinochet. Una Svizzera che oggi, in questa decisione governativa ingiusta e disumana, non riconosciamo più. Ma che sappiamo ancora viva nella sensibilità delle persone.”

Arriva infine anche la chiamata alla piazza per manifestare tutta l’indignazione suscitata dalla decisione del Governo, manifestazione già annunciata e organizzata dagli amici del giovane Arlind: “Martedì 15 aprile alle 17.30, con partenza da Piazzale della Posta, si svolgerà a Bellinzona una manifestazione di protesta contro l’espulsione di Arlind, organizzata spontaneamente dai suoi amici: giovani che dimostrano la forza e il coraggio necessari a opporsi esponendosi in prima persona e investendo le proprie energie migliori. Invitiamo tutte le persone che hanno ancora a cuore i valori della solidarietà a partecipare, per far sentire che la civiltà non è morta. E che chi ha preso questa sciagurata decisione rappresenta una visione contraria alla nostra cultura, visione nella quale gli Svizzeri e le Svizzere migliori non si riconoscono” conclude il comunicato

red

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