LOCARNO - “Purtroppo ancora una volta gli ipotetici panni sporchi sono finiti in Piazza Grande per essere lavati davanti a tutti e questo prima ancora di aver determinato senza ombra di dubbio che questi fossero veramente sporchi”. Dura presa di posizione da parte della Commissione del personale di Locarno, in relazione ai recenti accertamenti del Ministero pubblico su un dipendente, sospettato di avere favorito una ditta nella concessione di un mandato da 15'000 franchi.
Le verifiche sono partite da una segnalazione del municipale Giuseppe Cotti, le cui modalità d’agire sono state appunto criticate venerdì dalla Commissione del personale, che ha poi scritto a Municipio e Consiglio comunale.
“Tutto questo è deplorevole – si legge nella lettera -, in quanto non solo è stato violato il segreto istruttorio, ma è stata messa pubblicamente in discussione l’integrità di un collaboratore, senza che coloro che sono chiamati ad appurare i fatti, abbiano realmente concluso le indagini. Conclusioni che in sostanza sono state anticipate dalla stampa e che porteranno alla chiusura del caso e a un decreto di non luogo a procedere, in quanto il funzionario ha agito in modo corretto e negli interessi del Comune e del cittadino”.
La Commissione critica poi “il fatto che un membro dell’esecutivo abbia violato la collegialità che dovrebbe essere propria dell’esecutivo stesso, segnalando in modo autonomo e senza verificare i fatti una situazione che a suo giudizio generava dei sospetti. Nell’agire etico questa segnalazione doveva essere indirizzata ai colleghi dell’esecutivo, che avrebbero appurato internamente se vi fossero o meno gli estremi per una segnalazione al Ministero pubblico. Nel caso specifico, con le dovute verifiche, si sarebbe appurato che non vi era nulla di illegale e si sarebbe evitato di dare ancora una volta un’immagine negativa dell’amministrazione e dei suoi funzionari”.
Secondo la Commissione “questo clima di terrore e queste modalità inquisitorie non giovano in nessun modo all’ambiente lavorativo, il collaboratore non deve lavorare con il terrore di essere inquisito per ogni minimo evento che possa soggettivamente essere giudicato un errore o una dimenticanza, il collaboratore deve poter lavorare in modo sereno, in un ambiente lavorativo positivo, senza paure e privo di atteggiamenti discutibili e riconducibili al mobbing e al bossing”.
La replica di Giuseppe Cotti
Giuseppe Cotti respinge le accuse. “Non credo – dice in una presa di posizione - che questo approccio possa essere d’aiuto, nell’affrontare i problemi della città; prima di eventualmente esprimersi in questi termini, la Commissione dovrebbe conoscere bene i fatti”.
“Nel caso specifico – prosegue – ho agito come la Loc prescrive di fare, quando un municipale riceve una segnalazione riguardo a fatti potenzialmente gravi. Come cittadino, la richiesta di ‘lavare i panni sporchi in casa’ – senza coinvolgere nessuno al di fuori del Comune – mi sembra paradossale e pericolosa, perché rimanda a pratiche disinvolte che vorremmo lasciarci alle spalle. La nostra attenzione deve tornare al più presto sui veri problemi dell’amministrazione, che sono ben altri – e di ben altra natura, più profonda – rispetto alle mie personali valutazioni e decisioni in questa situazione. La Commissione conosce benissimo questi problemi, perciò non dovrebbe venire meno al suo ruolo denunciando chi finora ha tentato di risolverli. Se oggi la situazione è tesa – una realtà che nessuno nega – è perché per anni, con la responsabilità politica di tutti, è stato accettato un sistema clientelare, che tra le proprie malsane abitudini annoverava proprio quella di lavare i panni sporchi in casa. Senza tacere poi il fatto che chi doveva fare il bucato, ossia il Municipio, non l’ha in passato mai fatto”.
RED