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Cronaca
17.10.2016 - 13:270
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Dopo il "mostro" filmato nel Ceresio, tutto quello che avreste voluto sapere sul Siluro ma che non avete mai osato chiedere... Nel Verbano si moltiplicano le catture e ora spuntano gli avvannotti! Un pesce preistorico che è una perfetta macchina da guerra

Storia, diffusione e caratteristiche del mostro d'acqua dolce. Che quattro anni fa venne filmato sott'acqua nel Gambarogno. VIDEO

di Marco Bazzi

LUGANO - Il fotografo subacqueo Stefano Coratelli ha filmato nei giorni scorsi un enorme pesce siluro durante un’immersione a Figino. Il “mostro” si trovava nella sua tana, a una profondità di circa 2 metri, sotto le radici del canneto. Il fotografo ha stimato che fosse lungo circa un metro e 80, e che pesasse 65-70 chili. Secondo Coratelli quel siluro sarebbe responsabile della recente sparizione di numerosi animali dalla zona, germani reali e folaghe, ma anche grossi pesci, come lucciperca e lucci. Si è anche ipotizzato che il siluro si sia mangiato addirittura un barboncino, scomparso in quella zona. Dopo l’avvistamento la polizia lacuale ha perlustrato la zona, ma del siluro non c’era più traccia.
Non sappiamo dunque con certezza quali dimensioni avesse quel pesce. Sappiamo invece che il più grande siluro registrato è stato pescato nel delta del Po ed era lungo 2 metri e 78 per un peso di 144 chili. Il 19 febbraio 2015, in provincia di Mantova, sempre nel Po è stato catturato un esemplare lungo 2 metri e 67 m e pesante 127 chili. Ci sono avvistamenti di siluri di 5 m ma probabilmente sono leggende urbane. Il filmato che segue mostra un siluro di 2 metri e mezzo pescato (e rilasciato) nel Po.



Di sicuro i siluri stanno proliferando anche nei nostri laghi. Se la loro presenza era abbondantemente confermata nel Verbano, ora è anche provata nel Ceresio, dove l’esemplare filmato a Figino è giunto forse qualche anno fa risalendo la Tresa grazie alla scala di monta.
Nel lago Maggiore sono sempre più frequenti le catture. L’esemplare più grosso è stato pescato con il “cane” (attrezzo per la pesca a traina) nella zona delle bolle di Magadino: pesava 20 chili. E quattro anni fa un fotografo subacqueo ha ripreso un bestione nelle acque del Gambarogno, come mostra questo video.



I siluri prediligono le acque basse e ricche di canneti, e infatti una delle zone dove nidificano si trova nei pressi della foce della Verzasca. Ma diversi siluri sono finiti anche nelle reti volanti (usate principalmente per la pesca del coregone) nella zona tra Brissago e Porto Ronco. Segno che questi pesci sono molto mobili. Proprio in quell’area, per la precisione davanti alla centrale idroelettrica di Porto Ronco, un pescatore assicura di aver visto un grosso siluro schizzar fuori dall’acqua per tentare di azzannare un’anatra.
Leggenda urbana? Potrebbe anche non esserlo, guardando il seguente filmato, che mostra un siluro, o catfish, che attacca dei piccioni sulla riva di un fiume. E di immagini simili ce ne sono parecchie sul web.



Alcuni pescatori dilettanti del Verbano lo ritengono una preda ambita, e qualcuno ritiene che sia anche buono da mangiare. In prospettiva però la presenza di questo pesce creerà problemi all’ecosistema dei nostri laghi, trattandosi di un predatore voracissimo e con grandi potenzialità di crescita.

Molto preoccupante è il ritrovamento di alcuni avannotti in mezzo al lago, quelli nella foto di copertina. Giovanni Palmieri li ha trovati a inizio settembre in un secchio d’acqua raccolto mentre recuperava le reti. Purtroppo quegli avannotti sono andati perduti e non è stato possibile analizzarli, ma all’Ufficio caccia e pesca ritengono che potessero essere proprio piccoli di siluro in cerca di plancton, non solo per la conformazione, ma anche perché in quel periodo non ci sono schiuse di uova di pesci autoctoni.

Sul sito del Gruppo italiano siluro si trovano molte informazioni scientifiche su questo pesce, dalle caratteristiche all’habitat. Ecco le principali.

Il siluro presenta una pelle nuda, capace di notevoli mutamenti di colore per aiutare il mimetismo nei diversi tipi di fondale, ricoperta di una sostanza viscida e gelatinosa, che oltre a proteggerlo dalle malattie, gli permette di scivolare indenne tra massi e ostacoli del fondale.

Ecco come caccia le prede: una perfetta macchina da guerra

Ha numerosi denti disposti su due grosse placche mandibolari, piccoli ma taglienti come rasoi. Nella parte interna delle branchie, dispone di una vera e propria rastrelliera appuntita, che non permette ad eventuali prede inghiottite, di fuggire attraverso i suoi enormi opercoli branchiali.

Il siluro ha occhi piccoli, per cui ci vede pochissimo, ma un ottimo olfatto coadiuvato da sei lunghi barbigli, che gli permettono di localizzare con esattezza la provenienza di qualsiasi vibrazione emessa in acqua, arrivando così sulle prede, anche in condizioni di scarsa visibilità.

Molti autori sottolineano che il siluro è un pesce di fondo, avente un’attività essenzialmente notturna, e lo descrivono come un predatore, che vive nelle acque tranquille e profonde degli avvallamenti del fondale.

Le specie predatrici come il siluro reagiscono ad una vasta gamma di prodotti chimici che vengono emessi dalla potenziale preda, la maggior parte di essi è composta di amminoacidi e l’altro materiale organico, quale betanina, nucleotidi e nucleosidi.

L’acqua entra dentro la narice del pesce e passa sopra l’epitelio olfattivo che individua gli stimoli chimici e comunica le informazioni attraverso il nervo olfattivo al cervello, in cui le informazioni “sono analizzate, ed elaborate”, associando il prodotto chimico percepito con un ben determinato alimento; in questo caso il siluro seguirà la traccia olfattiva fino alla fonte del prodotto chimico.

l siluro può anche rilevare la preda dal suo movimento, captando lo spostamento delle particelle d’acqua causato dal nuoto irregolare di pesci feriti o malati. Lo spostamento delle particelle d’acqua è captato dalla linea laterale del pesce, costituita da micro-pori, che collegano l’ambiente esterno ad un canale sottocutaneo, situato proprio sotto questa linea di pori.

Biogeografia del siluro, un pesce preistorico

La ripartizione del Silurus glanis è considerata un esempio molto interessante di biogeografia.  L’area di ripartizione del siluro ha una tendenza d’espansione verso l’Ovest, e sono preferibilmente colonizzati i grossi bacini fluviali: in Italia il bacino del Po, in Francia il bacino del Rodano, della Loira, della Senna e della Garonna; in Spagna quello del Rio Ebro.

I ritrovamenti paleontologici finora ufficialmente riconosciuti di Serat, Vaquer e Perpignan, confermano che il siluro era presente in Francia già nel Pliocene (da 2 a 5 milioni d’anni).

La regressione della ripartizione è probabilmente dovuta alle grandi glaciazioni del Pleistocene (da 10 mila a 2 milioni d’anni), che provocò l’avanzamento dei ghiacci dal nord dell’Europa fino alle Alpi, in un asse Nord-Est/Sud-Ovest, sconvolgendo la geografia e il clima. La presenza fisica dei ghiacci associata ad un abbassamento generale della temperatura, ha spinto l’insieme delle specie ittiche verso il sud. Per quello che concerne le popolazioni di siluri dell’Europa centrale, esse hanno trovato rifugio a valle del bacino del Danubio.

Il genere Silurus comprende 17 specie ed ha probabilmente un’origine monofiletica. Si ritiene cioè che tutte le specie di questo genere abbiano avuto origine da un unico antenato.

Secondo gli studiosi, quando si è innalzata la catena montuosa dell’Himalaya e dell’Altopiano Mongolico il genere Silurus è stato diviso tra l’Europa e l’Asia. Nell’Asia orientale si trova la maggior parte delle specie di questo genere. Gli unici due rappresentanti del genere Silurus presenti in Europa sono il Silurus glanis e il Silurus aristotelis.

Il Silurus aristotelis è endemico del fiume Aspropotamo e delle regioni balcaniche che si affacciano sul mar Ionio. Si distingue dal Silurus glanis per le minori dimensioni che può raggiungere e per la presenza di quattro barbigli, anziché sei. Aristotele ne descrisse le abitudini e l’habitat.

L’Europa Orientale è invece il bacino d’origine del Silurus glanis, da moltissimi secoli. La sua area d’espansione naturale a Ovest non valica il limite della ex Jugoslavia, dell’Austria, della Svizzera, della Germania e dei Paesi Bassi. È presente negli immissari del mar Nero (Danubio e Dnepr), del mar d’Azov (Don) e del lago Mal.

Il siluro nell’Europa occidentale

Da una trentina d’anni a questa parte i siluri si sono poi imposti in Francia, in Italia e in Spagna, dove furono immessi da pescatori tedeschi nel 1974 nelle acque del lago Embalse de Riba-Roja, un grande bacino del fiume Ebro. In Francia le immissioni di esemplari provenienti dalla Romania datano al ‘77 nel bacino della Saona e del Rodano.

Nell’Europa del Nord, si registra qualche presenza isolata: in Belgio nella Mosa; nei Paesi Bassi, nel Westeinderplas in prossimità di Schipol, esiste una vecchissima popolazione di siluri, ed in questo paese la specie è protetta. In Germania, la situazione è sempre stata migliore, grazie alle acque del Danubio e la crescita dei siluri è migliore che nei Paesi bassi o in Inghilterra, anche se in tutto il paese sono poche le catture di esemplari superiori ai ai 20 chili. Nel 1997, è il Reno che ha ottenuto il miglior risultato, con numerose catture di oltre 50 chili.

In Svizzera il siluro è presente nelle acque lacustri di Neuchatel, Bienne e Morat; qualche sporadica presenza è provata anche nel lago di Costanza. Negli ultimi anni si sono poi moltiplicate le catture nel Verbano, dove probabilmente i siluri sono giunti risalendo il Ticino negli anni delle grandi piene, o magari sono stati immessi da qualche pescatore.

Un pesce spazzino?

È importante sfatare il mito del siluro “spazzino” che mangia qualsiasi tipo di esca “…basta che puzzi”; il siluro è infatti un predatore estremamente attento e selettivo, sensibilissimo a rumori e vibrazioni sospette e capace di individuare un amo o un’ancoretta e di mordere l’esca evitandoli.

È vero che nei laghi o nelle cave arriva a mangiare esche “alternative”, portando i pescatori ad innescare le cose più disparate, ma si tratta di comportamenti devianti, imposti dalla cattività e dalla assenza o scarsa reperibilità di pesce foraggio o di alimenti tipici della sua dieta. Per la pesca si prediligono grosse piotte o gardon, ma anche calamari, che emanano un odore intenso.

Il business sul Po

L’enorme presenza di siluri nel Po ha dato vita a una pesca illegale che genera un grande giro d’affari. Anni fa alcuni tour operator austriaci e tedeschi hanno investito in piccoli campeggi lungo il fiume, riservati a clienti reclutati nei loro Paesi (solitamente un "pacchetto" completo è di una settimana) ai quali vengono affittate sia le barche che l'attrezzatura per pescare. Oltre al costo del campeggio (20 euro a notte a persona) il ricavo di una barca è di 100 euro al giorno per pescatore. La stagione di pesca dura da aprile a ottobre. Si stima che oggi siano operative un centinaio di barche e una quindicina di campeggi dotati di tende con tutte le comodità, compresi i frigoriferi. Il tema è stato anche oggetto in Italia di un’interrogazione parlamentare.
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