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24.11.2016 - 09:150
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Edo Bobbià: "L'iniziativa che chiede l'abbandono immediato del nucleare è allettante ma esagerata. Se passasse sarebbe il caos energetico"

L'ex direttore di Metanord: "La qualità e attrattività di un paese la si calcola anche dal sicuro e sufficiente apporto energetico, necessario per consolidare il benessere e gli obiettivi economici"

di Edo Bobbià *

Nell'ultimo numero della "Gewerbezeitung", giornale delle piccole e medie imprese svizzere, si va giù pesanti in merito alla votazione del 26 novembre. Senza mezzi termini e con dati puntuali si ipotizza, qualora passasse il si, un vero e proprio caos energetico, con una seria preoccupazione per l'immediato forte aumento del prezzo dell'energia.

In un quadro economico già difficile, secondo gli esperti d'oltralpe, ciò potrebbe significare un colpo durissimo per le PMI. Anche lo stesso ministro Doris Leuthard ha reso attenta la popolazione con un perentorio "l'iniziativa risveglia false speranze e provocherebbe enormi problemi".

Sta di fatto che già nel 2017, se il popolo dovesse dire si, verrebbero chiuse 3 centrali nucleari. Si deve riflettere sul fatto che l'energia nucleare in Svizzera garantisce senza rischi particolari il 40% di tutta la produzione nazionale.

Per quanto allettante, l'iniziativa è invece esagerata, tanto più che con le energie alternative chiaramente non si potrà coprire il reale fabbisogno per almeno 20 anni. Cosa si farebbe? Semplice, maggiore ricorso alle centrali nucleari estere, anche se sul confine e maggiore consumo, è matematico, delle energie di origine fossile.

Se solo si pone mente al fatto che quasi i 3/4 dei riscaldamenti funzionano a olio combustibile con un elevato tasso di inquinamento, sarebbe giudizioso ricorrere al gas naturale, che, pur fossile, inquina il 30% in meno. Si potrebbe così superare senza problemi il periodo di transizione con la diminuzione progressiva del nucleare e con l'aumento lento ma costante delle rinnovabili. E questo lo sanno bene anche gli iniziativisti, anche se non lo dicono.

Non è neppure corretto sottacere l'aumento dei costi energetici, per i quali si parla di sicura esplosione. E ciò varrà per l'industria, per i commerci e per il singolo cittadino, al quale si cerca di vendere un'illusione, senza pensare ai maggiori disservizi. La qualità e attrattività di un paese la si calcola anche dal sicuro e sufficiente apporto energetico, necessario per consolidare il benessere e gli obiettivi economici. Se questa sicurezza energetica viene a mancare, ecco che ad essere compromesso sarà il valore del paese, di cui l'energia, come detto, è un indicatore primario.

Leggo di una provvidenziale correzione, nelle ultime 3 settimane, delle previsioni di voto a favore del no. Una buona notizia, che spero vivamente sarà confermata dalle urne domenica prossima.

* ex direttore Metanord
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