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Cronaca
21.12.2016 - 09:160
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La tragica storia di Ignazio, morto a quarant'anni nel rogo di Massagno. La fuga da Torre Annunziata alla ricerca di una vita migliore. Pizzaiolo di mestiere e musicista per passione. Il suo amore per Lugano, dove pensava di aver trovato un approdo... Poi

Originario del Napoletano, Ignazio era separato e padre di due bambini. Chi lo conosceva lo descrive come una persona solare, allegra, amante della vita, uno a cui piaceva stare tra la gente...

LUGANO - È una storia triste, finita nel modo più tragico che si potesse immaginare, a pochi giorni dal Natale, quella di Ignazio Cirillo. La racconta oggi LaRgione partendo dal profilo Facebook del 40enne che sabato scorso ha perso la vita nell’incendio di via Martignoni a Massagno. Negli scantinati del condominio aveva cercato riparo per la notte. Originario di Torre Annunziata, in provincia di Napoli, Ignazio faceva di mestiere il pizzaiolo, ma la sua vera passione era la musica.

Il suo profilo Facebook è pieno di video nei quali l’uomo canta suonando un piano elettrico. Tante foto, tanti selfie scattati a Lugano, dove probabilmente pensava di aver trovato un approdo sicuro, al riparo delle burrasche della vita.

Originario del Napoletano, Ignazio era separato e padre di due bambini. Chi lo conosceva lo descrive come una persona solare, allegra, amante della vita, uno a cui piaceva stare tra la gente.

“Lo conosco dalle elementari – ha raccontato a LaRegione un amico d’infanzia, cresciuto come lui a Torre Annunziata –. Avevamo molto in comune, l’ultima volta che l’ho visto è stato in agosto qui a Torre, poi sono partito per Firenze per lavoro”.

A Napoli non c’è lavoro, così Ignazio ha cercato fortuna nel Nord Italia, in Germania, in Svizzera. Nel Luganese ha vissuto e lavorato a più riprese, da qualche anno. “Cantava e suonava, allietava le serate con la musica napoletana, era amante dei piaceri della vita”. Lo ha ricordato con queste parole un collega che lavora in un ristorante di Bissone. Poi il buio e il freddo di quello scantinato nel palazzaccio di via Martignoni. E il fuoco, e il fumo che l’ha asfissiato.

Recentemente Ignazio aveva cercato aiuto rivolgendosi a Casa Astra. “Si pensa che sia sempre tutto legato a questioni materiali ma non è così, la vita può cambiare indirizzo per mille motivi”, ha detto, sempre a LaRegione, Donato Di Blasi, responsabile del centro di accoglienza.

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