Secondo Me
26.02.2017 - 13:300
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41
Un lettore ci scrive: "Questo non è un paese per gli orsi... Ma nemmeno per i lupi. Oggi vi racconto una storia che inizia come le fiabe, con 'c'era una volta'. In memoria di M13, abbattuto quattro anni fa senza appello..."
"Riposa in pace M13 e che tu possa veramente essere l’ultimo orso assassinato entro i nostri confini, perché il giorno della tua morte siamo stati in tanti a vergognarci di essere umani..."
di Miro Monti
Non è un paese per gli orsi: se non fermiamo il Germano seduto in Gran consiglio accadrà anche per il Lupo... Così, a quattro anni dall’abbattimento dell’orso M13 a Poschiavo, ho pensato di scrivere questa storia per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che continua a far discutere: la presenza del lupo, e in genere dei grandi predatori, sperando che si trovino forme di convivenza tra l’uomo, le sue attività, e questi animali. Una storia che, come le fiabe, inizia con ‘c’era una volta’.
C’era una volta un paese piccolo, piccolo, come del resto piccola e gretta era la mentalità di alcuni suoi politici. In quel paese tutto doveva essere ordinato e al suo posto: la neve sulle montagne, l’acqua nei fiumi, i cani al guinzaglio e gli orsi… nella fossa di Berna.
L’essere umano era l’unico e indiscusso signore e padrone. Solo lui aveva il diritto di invadere le case e i giardini degli altri animali. Se un cervo osava mangiare una foglia di vite, un cinghiale addentrarsi in un parco pubblico, un capriolo brucare innocentemente i fiori del cimitero venivano condannati a morte senza processo.
Figuriamoci poi un lupo, una lince, un orso… che per sopravvivere a volte scambiavano gli animali-schiavi, di proprietà dei signori umani, per comuni prede!
Questa è la storia di un orsetto che ha avuto la sfrontatezza di oltrepassare i nostri confini. Sua mamma gli diceva sin da piccolo: “Quello non è un paese per orsi. Tuo cugino maggiore ha osato entrarci ed è stato brutalmente messo a morte”.
Ma si sa, i ragazzi vogliono fare e sbagliare di testa loro, e così l’orsetto ha messo piede dove non avrebbe mai dovuto. Come tutti gli adolescenti di questo mondo era intrepido e ficcanaso e questa sua innata curiosità gli è costata molto cara.
I governanti del paese piccolo, piccolo hanno iniziato ad etichettarlo come problematico, non aggressivo ma potenzialmente pericoloso. Non aveva fatto nulla di male: le sue uniche colpe erano quella di avere un corpo da adulto (che incuteva paura) ma il cervello di un adolescente spericolato e avido di esperienze, nonché quella di comportarsi… da orso.
E mentre i giornali davano notizia che il plantigrado non sarebbe stato ucciso ma spostato in zone meno abitate, il poveretto era già stato vigliaccamente assassinato, lontano dagli sguardi e dall’ indignazione dell’opinione pubblica, che si è trovata di fronte al fatto compiuto.
Si è tentato di giustificare l’infame uccisione invocando una presunta potenziale pericolosità dell’animale. In molti stati europei (Italia, Francia, Spagna, paesi dell’Est, ecc) l’orso è presente da sempre e non si sono mai sentiti casi di ferimenti o uccisione di persone. Per contro, il traffico stradale fa centinaia di vittime all’anno e nessuno ha mai ventilato l’ipotesi di abolire le automobili e fucilare gli automobilisti.
Ah, dimenticavo…. gli automobilisti fanno parte della specie dominante e le macchine sono pur sempre nostre invenzioni, quindi intoccabili.
Riposa in pace M13 e che tu possa veramente essere l’ultimo orso assassinato entro i nostri confini, perché il giorno della tua morte siamo stati in tanti, anzi moltissimi a vergognarci di essere umani...