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19.03.2017 - 20:030

Tramezzani e Renzetti ma che fate? A Lugano in corso uno psicodramma frutto dello smarrimento dei fondamentali della grammatica calcistica

L'ANALISI - Prima le manganellate mediatiche dell'allenatore contro la squadra e la gita in fabbrica. Oggi il presidente che demolisce il coach per la gestione dell'ultima settimana. E si parla di una possibile rottura imminente. C'è da augurarsi per la squadra e i suoi tifosi che la notte porti consiglio ai protagonisti

di Andrea Leoni

Sembra che a Lugano si siano smarriti i fondamentali della grammatica calcistica. Una settimana fa l'allenatore - apprendista della panchina a cui auguriamo ogni successo - espone i suoi calciatori alla pubblica gogna dopo una brutta sconfitta. Rimprovera loro scarsa attitudine e scarso impegno: si sono montati la testa, dice a brutto muso.
 
Paolo Tramezzani sceglie il manganello mediatico per la sua esibizione post partita, evidentemente dimenticando per di aver cambiato mestiere. E attraverso lo spettacolo che mette in scena davanti alle telecamere - con una rabbia che in realtà sembra celare un immotivato eccesso di vanità - sembra volersi iscrivere al partito degli allenatori che si riconoscono nel motto "ho vinto, abbiamo pareggiato, hanno perso". E questo nonostante non abbia neppure qualche timido spunto di curriculum per tentare un simile azzardo sul palcoscenico. Il primo ad essersi montato la testa, anzi forse ad averla smarrita per qualche istante, sembra insomma essere stato proprio lui, più che i suoi calciatori.  
 
Inutile aggiungere, infatti, che se una squadra non mette in campo neppure l'atteggiamento basilare per giocare la partita, il primo (e forse unico) responsabile è l'allenatore, che è pagato proprio perché questo non si verifichi mai. Così funziona da quando il calcio esiste. Tramezzani, dunque, avrebbe semmai dovuto prendere a manganellate se stesso. Stiamo parlando,è ovvio, della dimensione pubblica. Che poi nel chiuso dello spogliatoio è tutta un'altra storia…
 
Si dice che la notte porti consiglio, evidentemente la saggezza del proverbio popolare non è andata in soccorso di Tramezani. La mattina dopo la sconfitta, infatti, il mister modella la sua incazzatura mediatica in un atto di retorica con accenti macchiettistici, che in politica si sarebbe definito populista. Di un populismo fiacco, però, perché in assenza di leader. Così l'allenatore porta i giocatori all'alba in una fabbrica di pittura: la traduzione sgangherata del coro "andate a lavorare" noto in tutti gli stadi del mondo.
 
Si arriva ad oggi e la squadra perde di nuovo. Questa volta a scrivere "a" senza "h" ed "e" senza accento, in regime di tempi verbali, è il presidente Angelo Renzetti. Il numero uno bianconero, al termine della gara, sbotta contro l'allenatore giudicando "molto grave" la gestione di Tramezzani nell'ultima settimana. Nell'elenco dei rimproveri - con cui demolisce l'allenatore e si schiera con i calciatori, "bravi ragazzi" - afferma tra l'altro che lui della gita in pittureria non ne sapeva nulla. In buona sostanza ammette di non aver esercitato il suo ruolo - di persona o attraverso i suoi dirigenti - lasciando la squadra in balia delle parole e delle scelte di un allenatore esordiente, a cui peraltro ha fatto firmare un contratto di due anni e mezzo (per carità, ognuno con i suoi soldi ci fa quel che gli pare, però…). Roba da non crederci in una squadra di professionisti che gioca nel massimo campionato svizzero.
 
A fronte di questo pasticcio si parla già di rottura. Ne scrive ad esempio il sempre ben informato Luca Sciarini su Ticinonews, e c'è da credergli. Ma licenziare adesso Paolo Tramezzani sarebbe soltanto l'ultimo grano del rosario dei "colpi di testa" di questa folle settimana calcistica luganese. C'è da augurarsi per la squadra e i suoi tifosi che la notte a venire questa volta non dia "buca" ai protagonisti. In fondo, c'è una sosta per azzerare questo psicodramma e ricominciare daccapo. Magari focalizzandosi su alcuni punti essenziali: una classifica che non è affatto brutta, il buon lavoro svolto da Tramezzani nelle prime partite, e un ripassino dal capitolo 1 del libro della grammatica calcistica.  
 
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