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Analisi
13.04.2017 - 14:520

Questa UEFA è una vergogna! Borussia-Monaco non si doveva giocare. Partita e Champions irrimediabilmente falsate. Ci voleva il morto o un Messi ferito per fare l'unica scelta di buon senso possibile

L'ANALISI - Come non sottoscrivere parola per parola le dichiarazioni dell'allenatore del Dortmund Thomas Tuchel, ieri sera, a fine partita: "Situazione assurda, nessuno ha chiesto il nostro parere, hanno deciso dalla Svizzera, come se ci avessero tirato contro una lattina di birra. La squadra avrebbe avuto bisogno di più giorni per riprendersi. Ci siamo sentiti obbligati. Oggi toccava a noi e basta"

di Andrea Leoni
 
Una partita falsata. E questa volta non per un errore arbitrale. Peggio, per colpa di chi ha organizzato il match: l'UEFA. 
 
Borussia Dortmund-Monaco non si doveva giocare. Non a 24 ore dal misterioso attentato terroristico contro la squadra tedesca. Fosse morto qualcuno sul pullman dei gialloverdi - e c'è mancato davvero tanto così - la partita sarebbe stata rinviata con tante lacrime e senza discussioni. Ma probabilmente la gara sarebbe slittata anche se il titolare ferito, e indisponibile per il match causa attentato, fosse stato un Leo Messi o un Cristiano Ronaldo, invece del malcapitato Marc Bartra.
 
E invece, siccome nel bilancio si conta solo il difensore ferito di un club non così potente nell'Olimpo calcistico, the show must go on. E alla svelta e senza tante chiacchiere. Prima ancora di avere almeno qualche indizio concreto su ciò che è accaduto. Prima ancora di svuotare gli occhi e la mente. Prima ancora di riprendere fiato. 
 
Credere che la squadra gialloverde fosse in grado di disputare la partita con la necessaria concentrazione e con la dovuta attitudine, è pura follia. Assorbire nel giro di una notte uno shock come quello che ha travolto il Dortmund, è impossibile. 
 
C'è chi obietta che centinaia di tifosi monegaschi erano già in terra di Vestfalia: complicato rimandarli a casa e farli tornare la settimana prossima. Quante balle: se questa è la scusa sarebbe la prima volta nella storia del calcio che l'UEFA si preoccupa dei tifosi che vanno allo stadio e dei loro disagi. 
 
C'è chi poi racconta che il modo migliore per reagire a un attentato è quello di proseguire la propria vita come se nulla fosse. Sarà: ma qui il tema non è la vita del singolo ma una partita di calcio, per di più "da dentro o fuori", cioè un impegno agonistico che richiede un'energia psicofisica che il Dortmund, semplicemente, non poteva mettere in campo. "Ho dormito poco, come tanti altri. Ho cercato di distrarmi, ma non è facile", ha confermato il centrocampista Julian Weigl. Aggiungiamo: quante persone direttamente coinvolte in un attentato il giorno dopo si recherebbero al lavoro? Dai su… 
 
La verità è che non c'era tempo. Il calendario forsennato dei club, intrecciato con i diritti televisivi e le relative collocazioni delle partite per garantire massima visibilità ad ogni incontro, impedivano il rinvio della partita. Doveva esserci almeno un morto o un top club coinvolto per far prevalere il buon senso e garantire la regolarità della partita e della competizione. Non c'è stato e l'UEFA ha obbligato (obbligato!) il Dortmund a scendere in campo.
 
Non bisogna essere ipocriti: questo business  che non conosce pause e non contempla la comprensione, neppure la più elementare, macina miliardi. Soldi che poi consentono a noi tifosi di gioire dell'acquisto di questo o quel campione. Siamo dunque completamente complici del sistema.  
 
Ma come non sottoscrivere parola per parola le dichiarazioni dell'allenatore del Dortmund Thomas Tuchel, ieri sera, a fine partita: "Situazione assurda, nessuno ha chiesto il nostro parere, hanno deciso dalla Svizzera, come se ci avessero tirato contro una lattina di birra. C’è voluto coraggio oggi per giocare. La squadra avrebbe avuto bisogno di più giorni per riprendersi. Ci siamo sentiti obbligati. Oggi toccava a noi e basta".
 
La conseguenza del discorso è semplice: partita falsata e competizione falsata, trattandosi di un quarto di finale di Champions League. Irrimediabilmente. Al di là del risultato di ieri e di quello della gara di ritorno.  
 
Parafrasando Pino Daniele: questa Uefa è una vergogna!
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