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Cronaca
05.09.2017 - 10:440
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Cosa è successo in Città? Le domande che tutti si fanno dopo il maxi blitz della polizia alla discoteca Choco-Late di Lugano. Domande che meritano una risposta

Perché è stato “scelto” proprio il Choco-Late? C’erano indizi o si è pescato dal mazzo? Si è trattato di un intervento d’avviso ai naviganti? È vera la testimonianza del ragazzo che afferma di aver subito una perquisizione completamente nudo? Rispondere a queste domande può contribuire a una discussione serena sui fatti, epurata da speculazioni e fantasie

di Andrea Leoni


Cosa è successo in Città? È la domanda tambureggiante che tutti si fanno da sabato mattina. Da quando cioè si appreso del maxi blitz della polizia alla discoteca Choco-Late di Lugano, avvenuto nella ore precedenti.

 

Un intervento in grande stile, che così non se ne vedevano da un po’, durato dalle 2.00 alle 5.00 e con un dispiegamento di uomini imponente tra polizia cantonale, comunale e guardie di confine. Piazza Dante blindata e controlli a tappeto all’interno del locale e sui 270 avventori.

 

Cosa è successo in Città? Il quesito si stampa di bocca in bocca per le vie cittadine, nel resto del Cantone e sui social. E come sempre accade in questi casi i racconti e le ricostruzioni si gonfiano e si sgonfiano con la bombola che trasforma i fatti, le ipotesi e i singoli episodi, in piccole leggende metropolitane. La realtà e la misura, inevitabilmente, vanno a farsi benedire.

 

Ciò che è sicuro, per ora, sono i numeri forniti dalla polizia in un comunicato assai stringato. Al termine dei controlli sono stati trovati tre minorenni (pochissimi, il filtro funziona), sei persone sono state denunciate per infrazione alla legge sugli stupefacenti (poche, trattandosi di un locale notturno), e all’interno della discoteca sono stati contati 270 clienti anziché i 200 per i quali l’esercizio pubblico è autorizzato (quasi un terzo in più, è significativo).

 

Il portavoce della polizia Renato Pizzoli, interpellato dal Quotidiano, ha detto che si è trattato di un intervento programmato e che in futuro potrebbero essercene altri. Sul numero di uomini impiegati ha spiegato che erano proporzionati alle persone da controllare. E sul comportamento tenuto dagli agenti durante l'operazione, ha aggiunto che si tratta di percezioni individuali che andranno valutate nelle sedi opportune.

 

Quest’ultimo è un punto decisivo della vicenda. Un ragazzo ha raccontato di essersi dovuto spogliare completamente in un furgone e di essere stato aggredito verbalmente da due poliziotti: medita una denuncia (leggi articolo correlato). Il direttore artistico del Chocho-Late, Giuseppe Loi, intervistato da Teleticino, dice che anche una ragazza ha dovuto sottoporsi a una perquisizione denudandosi, naturalmente con agenti donne. Loi ha altresì spiegato che a lui il blitz è parsa “una prova di potere” da parte dell’autorità, pur non volendola giudicare nel merito.

 

Vero? Non vero? Parzialmente vero? Boh, vai a sapere. Resta il fatto che queste testimonianze sono piuttosto rilevanti e, al di là delle sedi opportune, ci mancherebbe, meriterebbero un chiarimento pubblico da parte della polizia. Così come, per disinnescare le inevitabili polemiche che sono divampate in queste ore, le autorità dovrebbe spiegare i motivi, o la strategia, all’origine del blitz.

 

Le domande , alla fine, sono semplici e sono quelle che da sabato mattina tutti si fanno: perché è stato “scelto” proprio il Choco-Late? C’erano indizi o si è pescato dal mazzo? Si è trattato, come sembra suggerire Pizzoli, di un intervento d’avviso ai naviganti, quindi dissuasivo, oppure no? C’è stato un episodio, magari quanto avvenuto tragicamente nella discoteca di Gordola, ad aver spinto la polizia a voler piantare un paletto? È stato proporzionato, rispetto all’obbiettivo che si intendeva raggiungere (e qual era questo obbiettivo?), guastare il venerdì notte a oltre 200 persone, tenendole per tre ore chiuse in un locale?

 

Crediamo che rispondere a queste domande possa contribuire a una discussione serena sui fatti, epurata da speculazioni e fantasie. Oltre ad informare correttamente e apertamente la cittadinanza sulla strategia di controllo e sicurezza che l’autorità cantonale intende adottare e perseguire in materia.

 

È curioso notare, infine, come in un Cantone dove si interroga il Governo anche sul sesso dei pesci rossi, nessuno abbia ancora chiesto chiarimenti attraverso gli strumenti a disposizione dei parlamentari. Un atto che, tra l’altro, toglierebbe da ogni imbarazzo la polizia, vincolata a un codice di riserbo e confidenzialità sulle operazioni, lasciando al Dipartimento delle Istituzioni il compito di spiegare la faccenda.

 

Insomma: ci dite cosa è successo in Città?

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