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Cronaca
06.09.2017 - 12:120
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La brutale violenza del branco. L'agghiacciante verbale della ragazza aggredita sulla spiaggia di Rimini: "Violentata a turno, poi buttata in mare e poi di nuovo stuprata in coppia dagli aggressori"

Si resta senza fiato e senza parole nel leggere il verbale della ragazza stuprata a Rimini da un branco di quattro stranieri. Non meno agghiacciante la testimonianza dell'amico che era con lei: "Mentre ero immobilizzato a terra, tenuto da due persone con il viso sulla sabbia, venivo perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con una bottiglia di vetro"

RIMINI - Si resta senza fiato e senza parole nel leggere il verbale della ragazza stuprata a Rimini da un branco di quattro stranieri. Un verbale a convalida degli arresti dei tre minorenni - due fratelli marocchini di 15 e 17 anni e un nigeriano di 16 - che insieme a un congolese di 20 anni hanno compiuto l’aggressione in spiaggia contro la giovane e un suo amico. Entrambi polacchi.

 

Nelle sette pagine dell’ordinanza con cui i giudici hanno confermato i fermi, la turista di 26 anni riferisce con precisione i particolari della brutale violenta subita.

 

L’orrore comincia mentre i due si trovavano sulla spiaggia seduti su un telo: “A quel punto - racconta la donna - si materializzava in maniera fulminea davanti a noi un ragazzo che in lingua inglese, non troppo corretta, ci chiedeva "Where are you from?”. Dopo che il mio amico rispondeva "From Poland", l' uomo, sempre in inglese, ci ordinava testualmente "Dateci i portafogli e i telefoni"... repentinamente venivamo aggrediti dall' uomo che avevamo di fronte, che subito colpiva il mio amico al volto, facendolo cadere a terra mentre dall' oscurità si materializzavano davanti a me prima due persone, poi un terzo, che mi immobilizzavano, buttandomi a terra, poggiandomi di schiena sulla sabbia e colpendomi con più colpi al volto, alla testa e sul corpo... mentre potevo accorgermi che il mio amico era immobilizzato pure lui sulla sabbia con una persona sopra, i tre, tenendomi anche per la gola quasi a strozzarmi, facendomi rimanere senza respiro, mi calavano i pantaloni e poi gli slip”.

 

“Mentre i due mi tenevano ferma con le gambe aperte - afferma ancora la donna - il terzo abusava sessualmente di me, dandosi poi il cambio agli altri due... durante questa interminabile azione, durata secondo me più di venti minuti, e mentre i miei aggressori mi dicevano in inglese "I kill you", sentivo che il mio amico veniva picchiato brutalmente. Senza che io potessi in nessun modo reagire, neppure urlando visto che ero stremata, senza forze e impaurita, nonostante fossi cosciente, venivo trascinata dai tre fino in acqua, sulla riva, dove mi gettavano addosso l' acqua come per lavarmi o per farmi riprendere, probabilmente perché risultavo paralizzata senza di fatto cenni di vita”.

 

“Dopo essermi agli occhi degli aggressori di fatto ripresa - si legge sempre nel verbale - venivo nuovamente trascinata da questi per circa due-tre metri verso la spiaggia, ad almeno 15 metri dal mio amico, che sentivo ancora lamentarsi. Ancora immobilizzata da almeno due di questi, ancora di schiena sulla sabbia, venivo girata su un fianco e penetrata contemporaneamente da due di questi criminali”. Su questo particolare il gip precisa che, dagli interrogatori del nigeriano di 16 anni e del marocchino di 15, emerge che la ragazza era stata trascinata in acqua “perché le sue parti intime erano piene di sabbia e ciò rendeva difficoltosa la penetrazione; infatti, dopo il lavaggio nel mare, gli aggressori hanno ripreso a violentarla più volte”.

 

Altrettanto agghiaccianti le dichiarazioni rese dall’amico polacco della ragazza: “Sentivo la mia amica chiedere aiuto, dicendo che la stavano uccidendo, e mi rendevo conto che stavano abusando di lei a turno. Tre o quattro che si intercambiavano tra loro nell' abusare di lei e nell' immobilizzare lei. Mentre ero immobilizzato a terra, tenuto da due persone con il viso sulla sabbia, venivo perquisito alla ricerca di telefono e portafogli, e colpito ripetutamente con calci in tutte le parti del corpo e pure al capo con una bottiglia di vetro. E quando ho detto loro che soffro d' asma, manifestando sofferenza respiratoria e vomitavo, mi hanno detto che potevo bere solo l' acqua di mare”.

 

Terribile anche la ricostruzione della transessuale peruviana: «Uno dei ragazzi neri mi ha preso per i capelli, trascinandomi con forza oltre via Flaminia, dove vi erano cespugli rigogliosi. Io cercavo di oppormi (...) uno mi colpiva alla testa con una bottigliata, mentre il secondo mi sferrava un pugno allo zigomo».

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