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11.10.2017 - 15:450
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Volano i piattini... Max Robbiani attacca la Rassegna gastronomica del Mendrisiotto per l'omaggio 'Made in Italy'. Ma il tema è un altro: è che sono stati acquistati oltre confine. Il che lascia un po' di amaro in bocca. Riflessioni a futura memoria senza

Il presidente della Rassegna, Antonio Florini spiega che prodotti di quella marca vengono venduti anche in Ticino, ma non del tipo scelto dagli organizzatori. E che, comunque, i piattini in omaggio sono una goccia nel mare di una manifestazione che genera un indotto di 1 milione e mezzo di franchi. E che per il settore rappresenta una boccata d’ossigeno. Tutto giusto e tutto vero. Ma…

di Marco Bazzi

Il deputato leghista Massimiliano Robbiani se la prende con i piattini ‘made in Italy’ regalati dai ristoranti della Rassegna gastronomica del Mendrisiotto: “È giusto e doveroso andare a cena nei nostri Grotti e Ristoranti del Ticino – scrive su Facebook -. Ma quando ti danno in omaggio un piattino, e si legge sull'imballaggio MADE IN ITALY, fa un tantino male. Vogliamo aiutare la nostra ristorazione, ma la stessa ristorazione non è interessata ad aiutare l'economia ticinese. Complimenti”.

Il problema, però, non sta nel ‘Made in Italy’, perché allora dovremmo porcelo anche quando acquistiamo una Fiat o un pacchetto di pasta Barilla… Il problema sta, semmai, nel fatto che quei piattini, regalati ai clienti che scelgono almeno una pietanza del menu della rassegna, sono stati comprati in Italia. E poi regolarmente importati, sdoganati e stoccati.

Antonio Florini, patron del Grotto Loverciano a Castel San Pietro e presidente della Rassegna del Mendrisiotto, spiega che quel tipo di piattini, in ceramica, non vengono fabbricati da nessuna azienda in Ticino. Da qui la scelta di rivolgersi oltre confine.

Florini aggiunge che prodotti di quella marca vengono venduti anche in alcuni negozi ticinesi, ma non del tipo scelto dagli organizzatori. E che, comunque, i piattini in omaggio sono una goccia nel mare di una manifestazione – senza scopo di lucro, precisa - che coinvolge oltre 40 ristoranti tra Mendrisiotto e Basso Ceresio, generando nell’arco di un mese un indotto di circa 1 milione e mezzo di franchi. Una manifestazione che per il settore rappresenta una boccata d’ossigeno nella prima parte dell’autunno.

Tutto giusto e tutto vero, sicuramente. Ma…

Tornando al post di Robbiani, che contesta non tanto la scelta di acquisto ma il marchio di fabbricazione (il ‘Made in Italy’), mi ha trasmesso un eccessivo senso di intolleranza nei confronti di tutto ciò che non è ticinese, un’intolleranza che spesso supera il confine della ragionevolezza, e sfocia in una sorta di esterofobia fine a se stessa. In un ‘primanostrismo’ estremo, insomma.

È giusto sensibilizzare la gente sull’importanza di consumare in Ticino, di fare la spesa nei nostri negozi, di far capo a ditte locali, di prediligere i nostri ristoranti… Com’è giusto raccomandare alle aziende di assumere prioritariamente lavoratori locali, o almeno residenti. Com’è giusto pretendere che gli enti pubblici (o finanziati con denaro pubblico) applichino rigorosamente una politica di sostegno all’economia locale. Ma non dobbiamo arrivare al punto di trasformare questi principi di responsabilità sociale in tabù o di cadere in illusioni di autarchia economica…

Sia come sia, ormai la polemica è lanciata, ed è una polemica che rischia di alimentare quel sentimento anti-italiano, da tifo da stadio, già abbastanza diffuso in Ticino.
Fatta questa premessa, va comunque detto che quei piattini omaggio lasciano un po’ di amaro in bocca, un retrogusto che si poteva evitare. Non tanto perché sono fabbricati in Italia, ma perché sono stati acquistati direttamente all’estero (poco importa dove) nell’ambito di una manifestazione che vuole promuovere la gastronomia e i prodotti del territorio. Il che stride come un granello di sabbia sul vetro…
Certo, mi è chiarissimo che acquistarli in loco, facendoli importare da un negoziante, sarebbe costato di più. Difficile dire quanto. Però, immaginando la quantità di pezzi, forse meno di quanto possiamo pensare…
Ormai è andata così ed è inutile piangere sul latte versato o montare una polemica che vada oltre il caso concreto. Ma queste riflessioni potranno forse servire a futura memoria agli organizzatori della Rassegna, e di altre iniziative simili. Se si vuol fare un omaggio gradito agli ospiti di un ristorante nel quadro della promozione del Ticino è bene tener conto anche della sensibilità generale, offrendo magari qualcosa di meno costoso ma che sia stato acquistato da fornitori o negozianti locali. Se no, poi, non ci può troppo lamentare se la gente, per risparmiare, va a cena a Como o a Varese…




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