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Quarto Potere
02.01.2018 - 14:280
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

'No Billag', Fonio: "Vogliamo ridiscutere il ruolo della SSR? Proporre nuovi modi di finanziamento? Stabilire degli spazi per i privati? Facciamolo, ma non questa iniziativa che aumenterebbe i disoccupati del 25%"

Il sindacalista e deputato PPD: "Anche da un punto di vista sindacale la stessa RSI non è esente da difetti, a partire dai numerosi posti a tempo parziale e/o determinato che sfiorano il precariato. Certamente la gestione aziendale può essere ulteriormente migliorata. Ma questa iniziativa vuole aumentare del 25% i disoccupati in Ticino"

di Giorgio Fonio *

Siamo sicuri che il servizio pubblico sia poi così inutile? La domanda da farsi in merito all’iniziativa per l’abolizione del canone radiotelevisivo (No Billag) è fondamentalmente questa. L’iniziativa, in due parole, vuole eliminare il canone e vietare alla Confederazione qualsiasi sovvenzione a enti radiotelevisivi. Il che significa: solo radio e tv private estere e addio alla SSR.

SSR appartiene alla storia della Svizzera. È stata voluta per dare pari opportunità di informazione a tutte le componenti linguistiche sella Confederazione. Un ruolo che è stato svolto spesso molto bene, qualche volta un po’ meno.
Certamente qualsiasi radio/telespettatore ha le proprie idee sui programmi, sulla qualità dell’informazione, sui costi. Anche da un punto di vista sindacale la stessa RSI non è esente da difetti, a partire dai numerosi posti a tempo parziale e/o determinato che sfiorano il precariato. Certamente la gestione aziendale può essere ulteriormente migliorata. Questi temi finora sono però stati poco presenti nel dibattito. Si leggono soprattutto critiche al costo del canone e le solite accuse alla “casta”, parola che ormai a me pare essere diventato un luogo comune svuotato di ogni significato. Alla RSI lavorano oltre 1100 persone: dagli operai, al giardiniere, alle truccatrici, ai cameraman, ai giornalisti, presentatori, tecnici, segretarie, centraliniste; certo ci sono anche i quadri dirigenti, alcuni con stipendi importanti. Ma la gran parte dei dipendenti RSI fa lavori normali con paghe niente più che dignitose, di sicuro non appartengono ad una casta e di sicuro uno stipendio dignitoso non va attaccato ma difeso.

Approvare No Billag significa lasciare tutte queste 1100 persone senza un lavoro da un giorno all’altro. Il che, considerando che attualmente le persone in cerca di lavoro sono circa 5000, significherebbe che dal 1.1.2019 il numero dei disoccupati ticinesi crescerebbe del 25% circa. Al di là delle persone (che non vanno comunque dimenticate) per il cantone sarebbe un colpo durissimo.

E questo senza contare l’indotto (180 milioni che finanziano centinaia di posti di lavoro esterni a RSI) e soprattutto il fatto che alla Svizzera italiana mancherebbero da un giorno all’altro altri circa 180 milioni all’anno che attualmente ci arrivano dalla Svizzera interna grazie alla chiave di ripartizione del canone e che vengono spesi qui. In parole povere l’economia cantonale si troverebbe con 1100 disoccupati in più e 180 milioni in meno.

Ma l’economia non è tutto: avremmo anche due canali tv e tre canali radio in meno, un’orchestra ed un coro in meno, meno soldi e visibilità per tutte le altre manifestazioni cantonali.  In generale si verificherebbe un enorme buco a livello culturale ed informativo.
Ora tutto questo potrebbe anche essere giustificato se si ritenesse che in Svizzera, e soprattutto in Ticino, un servizio pubblico radiotelevisivo sia superfluo o addirittura inutile.

Spesso i favorevoli al sì, si concentrano sul fatto che film e serie tv si trovano anche sui canali italiani e che lo sport può essere fruito in pay per view (ma forse sarebbe il caso di farsi due conti sui costi annuali). Non parlano però mai di informazione, cultura e identità nazionale. Senza RSI in Ticino non ci saranno più telegiornali e radiogiornali svizzeri in lingua italiana. Nessuno parlerà più in tv ed alla radio dei lavori parlamentari a Berna, delle decisioni del Consiglio Federale, delle votazioni federali. I soli TG in italiano saranno quelli di Rai e Mediaset, col rischio che nel giro di qualche anno i ticinesi conosceranno meglio i nomi dei ministri italiani che quelli dei consiglieri federali svizzeri. Questa è una prospettiva che può e deve spaventare.

Vogliamo ridiscutere il ruolo della SSR? Proporre nuovi modi di finanziamento? Stabilire degli spazi e dei compiti per i privati? Facciamolo, ma prendiamoci il tempo. E facciamolo nella sede opportuna, in Parlamento, con la discussione sulla nuova Concessione e sui compiti del servizio pubblico. No Billag non permette discussioni, con No Billag si chiude, si azzera. Di discussioni non ce ne sarebbero più.

* deputato e sindacalista OCST
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