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12.01.2018 - 13:390
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

No Billag, Tito Tettamanti la tocca piano: "La SSR è bulimica, obesa e usa impropriamente il concetto di oggettività. Ho discusso con la dirigenza della RSI di garantire spazi autonomi alla società civile. Inutilmente..."

Il finanziere torna a cannoneggiare contro la radiotelevisione pubblica: "Per la nomina del consigliere federale Cassis sono stati impiegati 235 dipendenti della SSR. Dato che non siamo nella Corea del Nord qualche camera da presa in meno non avrebbe offeso Cassis né svilito la qualità delle riprese"

COMANO - “Bulimia, obesità, uso improprio del concetto di oggettività”. Tito Tettamanti torna a cannoneggiare contro la SSR dalle colonne del Corriere del Ticino. Il finanziere riscende nell’arena del dibattito pubblico sulla No Billag, puntando il dito contro quelli che, a suo avviso, sono i mali che attanagliano la radiotelevisione pubblica.

 

Prima critica: “Bulimia: 7 canali televisivi, 17 stazioni radio, dozzine di siti web, 42 canali YouTube, 108 account di Facebook, 54 di Twitter e 32 di Instagram. Che al giorno d’oggi il 65% delle trasmissioni radio siano di SSR non ci pare giustificabile in un rapporto equilibrato tra pubblico e privato. (…) A suo tempo alla SSR competevano TV e radio, agli editori di carta stampata, la pubblicità e le rotative. Lo scontro frontale è conseguenza dell’avvento dell’Internet. La SSR da brava monopolista vuol dominare anche questo campo e si è ad esempio costruita la più vasta redazione online della Svizzera (srf.ch) offrendo gratuitamente (grazie alle nostre tasse) un servizio in diretta concorrenza con gli altri editori. In Germania e Francia la TV di Stato rinuncia alla pubblicità dopo le 20, in Svizzera per contro la SSR si è alleata con Swisscom e Ringier in una struttura (Admeira) per dominare l’offerta della pubblicità televisiva. Atteggiamenti bulimici che non tollerano concorrenza. Questo non è servizio pubblico”.

 

E veniamo alla seconda critica: “Obesità: 6.000 dipendenti possono essere tanti o pochi. Che siano tanti ci si convince quando si viene a sapere che per la nomina del consigliere federale Cassis sono stati impiegati 235 dipendenti della SSR. Dato che non siamo nella Corea del Nord qualche camera da presa in meno non avrebbe offeso Cassis né svilito la qualità delle riprese. Sono 103 gli inviati al Festival di Locarno, pluricentinaia per le Olimpiadi di Sochi: abitudini note. L’obesità porta poi a incrostazioni e quindi allo sviluppo della parte burocratica rispetto a quella creativa e produttiva e al fiorire di livelli gerarchici che appesantiscono la struttura e vanno a detrimento della celerità decisionale”.

 

Infine, ecco la terza staffilata di Tettamanti: “Uso improprio del concetto di oggettività: un recente studio ha confermato quanto tutti sapevamo. Una buona fetta dei giornalisti SSR si colloca fra la sinistra e l’estrema sinistra. Nell’elezione del Consiglio nazionale del 2015 i risultati hanno dato ai partiti della sinistra compresi i Verdi e le piccole frange meno del 30% dei voti. La sproporzione tra l’orientamento ideologico dei cittadini svizzeri e quello dei giornalisti SSR non può non dar adito a perplessità. Ipotizzabile che in un simile ambiente venga favorita l’assunzione di chi esprime uguale indirizzo ideologico. (…). La realtà è prismatica, ognuno di noi a seconda della propria posizione ne vede certi lati, nessuno di noi è in grado di vederli tutti. Questo vale anche per i moderatori, per gli inviti a dibattiti, la formulazione di domande e temi. Ci dobbiamo di conseguenza sorbire una visione tendenzialmente unilaterale della realtà. In considerazione dello squilibrio detto sopra, l’unica parziale soluzione è che il monopolista conceda spazi autonomi alle disparate voci della società civile, partiti, rappresentanti del lavoro e dell’economia, associazioni. Paghiamo tutti la tassa ed è giusto che tutte le componenti nel limite del possibile abbiano il proprio spazio. Richieste da me discusse inutilmente e senza esito con la dirigenza RSI”.

 

Tettamanti, in chiusura dell’articolo pubblicato dal CdT, promette un nuovo pezzo in cui parlerà dei difetti dell’iniziativa No Billag.

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