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16.01.2018 - 16:330
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Boris Bignasca: "Difesa della razza bianca? Uno scivolone. Ma il candidato leghista alla Regione Lombardia Fontana è una persona umile, pragmatica e laboriosa. Ed è stato un ottimo sindaco di Varese"

Il deputato leghista dice la sua sulle polemiche che hanno coinvolto il sindaco di Varese, candidato alle elezioni per succedere a Roberto Maroni: "Conosco personalmente Fontana ed è davvero un moderato. Certa questa uscita infelice può costargli qualche voto al centro...."

LUGANO - “Quella frase sulla razza bianca uno scivolone, ma Attilio Fontana è una persona umile, pragmatica e laboriosa”.

 

Boris Bignasca conosce personalmente il candidato leghista alla Regione Lombardia per il centrodestra (“l’ho anche incontrato recentemente a un pranzo…”), da un paio di giorni protagonista di feroci polemiche dopo un’intervista in cui si è soffermato sul tema dell’immigrazione.

 

In particolare, a incendiare il dibattito in Italia è stata questa frase: "Non possiamo accogliere tutti i migranti perché tutti non ci stiamo, quindi dobbiamo fare delle scelte. Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata".

 

Una dichiarazione shock che ha suscitato grande indignazione. Non solo in Italia ma anche in Europa. Oggi il Commissario agli affari economici Pierre Moscovici ha parlato di “parole scandalose”. Fontana, dal canto suo, ha fatto una retromarcia formale - definendo inopportuna l’espressione “razza bianca” - ma non ha fatto invece nessun passo indietro sul piano sostanziale: “Il problema deve essere affrontato. Anche perché altrimenti bisognerebbe cambiare la Costituzione perché è a prima a dire che esistono le razze”.

 

Ma torniamo a Boris Bignasca. Il deputato leghista, da anni, è uno degli ufficiali di collegamento tra la Lega Nord e la Lega dei ticinesi. Conosce quindi molto bene l’universo del Carroccio e molti dei suoi principali esponenti. Tra i quali, per l’appunto, Attilio Fontana: “Ha iniziato la campagna per la presidenza della Regione Lombardia facendo questo scivolone che rischia di fargli perdere un po’ di voti al centro. Però lui è davvero una persona molto moderata e se l’elettorato di centrodestra lo percepirà come tale, dovrebbe farcela a vincere. Non dimentichiamo che Attilio è stato un ottimo sindaco per Varese. Ha tenuto la barra dritta riguardo alla sicurezza e al decoro urbano, che sono tra i compiti più importanti per chi guida una città a livello di gestione ordinaria. Ha accettato questa sfida con coraggio, anche perché l’avversario, Giorgio Gori, è abbastanza temibile sotto vari punti di vista. Non da ultimo quello della comunicazione, considerati i suoi trascorsi professionali da produttore televisivo”.

 

Bignasca si dice “molto sorpreso” che la scelta del centrodestra sia caduta su Fontana per difendere la presidenza della Regione Lombardia, dopo la decisione di Roberto Maroni di non ricandidarsi: “Attilio sembrava fuori dai giochi…e poi non è un candidato che garantisce una vittoria sicura. Però è una persona umile, pragmatica e laboriosa. È un gran lavoratore. Su queste caratteristiche può fare la differenza”.

 

Ma conoscendolo come un moderato, si è stupito quando ha ascoltato l’espressione “razza bianca” uscire dalla sua bocca? “Ho ascoltato l’intervista a Radio Padania e quella frase infelice è stata estrapolata dal contesto. Il discorso verteva chiaramente su una difesa dei valori occidentali e cristiani che oggi sono messi in discussione, non tanto dall’immigrazione islamica, quanto dal buonismo laicista che vorrebbe imporci di rinunciare ad alcune delle nostre tradizioni. E su questo punto sono perfettamente d’accordo con lui quando dice che è un fenomeno che va arginato”.

 

Infine a Bignasca chiediamo una battuta sulla rottura tra Matteo Salvini e Roberto Maroni, a seguito della rinuncia da parte del governatore a ricandidarsi. “A livello di analisi politica posso dire che all’interno del gruppo dirigenziale della Lega Nord, dopo le dimissioni di Bossi, e la breve segreteria di Maroni, negli ultimi quattro anni la leadership di Salvini si è abbastanza consolidata. Dopodiché per la Lega è un periodo abbastanza delicato, perché c’è una nuova strategia che mira a nuovi obbiettivi: non più la secessione ma la difesa degli italiani, anche attraverso il cambio del nome del movimento (“Lega” e basta, senza più Nord, ndr.). Penso, tuttavia, che la nuova Lega di Salvini non debba rinunciare in futuro a un asset come Roberto Maroni, che ha dimostrato nel corso della sua carriera di saper vincere e governare”.

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