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05.03.2018 - 15:580
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Boris Bignasca a tutto campo: "Matteo Salvini? Ecco come ha vinto. La No Billag? Per chi ha perso è obbligatorio fare una riflessione. Il Cardiocentro? No a una statalizzazione. E non sono più l'editore del Mattino"

Intervista al deputato leghista che rivela anche importanti novità a livello personale e professionale: "Lasciare il giornale fondato da mio papà non è stato semplice. Ma ora sono contento di rilanciare il Mattinonline. Il ricordo del Nano a cinque anni dalla sua scomparsa è ancora molto vivo"

LUGANO - Dalla sconfitta dell’iniziativa No Billag, alla vittoria di Matteo Salvini alle elezioni italiane. Dall’anniversario dei cinque anni della morte del padre Giualiano Bignasca, all’uscita dalla società editrice del Mattino. Fino al nuovo impegno all’interno della Fondazione Cardiocentro.

 

È un Boris Bignasca a tutto campo quello che, ai microfoni di Liberatv, dice la sua sull’attualità politica e svela alcune novità importanti che lo riguardano a livello personale e professionale.

 

Con il deputato leghista cominciamo la conversazione partendo dal successo della Lega di Salvini. Bignasca conosce personalmente il nuovo leader del centrodestra italiano ed è uno dei principali ufficiali di collegamento tra il Carroccio e la Lega dei ticinesi.

 

“Matteo Salvini - afferma il Gran Consigliere - nel 2013 ha preso un partito al 4% e consumato dalle note vicende del Cerchio Magico. Con grande entusiasmo, una linea nuova e dando molta fiducia e spazio ai giovani padani, è riuscito a portare la Lega al 18%, superando addirittura Forza Italia e arrivando ad un’incollatura dal PD. È un risultato straordinario, storico, che neppure nell’epoca di maggior successo di Umberto Bossi si poteva solo immaginare”

 

Salvini, come notano diversi osservatori, ha vinto la scommessa di allargare il suo movimento al resto dell’Italia. “Sicuramente l’ha vinta fino a Roma”, osserva Bignasca. “In tutte le regioni del Nord la Lega domina e ha ottenuto ottimi risultati anche in quelle del centro. Mentre più a sud assistiamo a un boom dei Cinque Stelle. Secondo me, oltre che per via della nuova linea politica, Matteo ci è riuscito grazie alle persone. Penso alla sindaca di Cascina Ceccardi, a Fabbri in Emilia, che ho conosciuto in occasione del terremoto, o all’economista Claudio Borghi, che è stato ospite anche di una nostra festa in Ticino. Ha trasformato la Lega da partito secessionista a partito federalista, con un grande focus su tutte le autonomie locali, che sono per finire la vera ricchezza di un Paese”

 

A lui che lo conosce, chiediamo quale sia il tratto della personalità di Salvini che, a suo avviso, lo ha portato alla vittoria: “Sicuramente il contatto con la gente. Una caratteristica che ha allenato facendo 10 anni di palestra a Radio Padania. Questo gli ha permesso di capire come instaurare un filo diretto con il Paese”. E il leader leghista cosa pensa del Ticino? “Beh, è l’unico politico italiano di livello nazionale che, in occasione del 9 febbraio, così come quando Gobbi implementò la misura sul casellario, si è schierato con il Ticino e la Svizzera e, in particolare, a favore del nostro diritto di difendere i confini”.

 

L’Italia è l’unica nazione in Europa in cui la somma dei partiti euroscettici o anti sistema - Lega, Movimento Cinque Stelle e Fratelli d’Italia - supera il 50% dei voti. Come se lo spiega? “È una conseguenza del fatto che le politiche dell’Unione Europea, innestate su un paese fragile come l’Italia, non hanno portato l’economia a recuperare il livello che c’era prima della crisi. Il PIL, infatti, è inferiore a quello del 2007, mentre tutti gli altri paesi sono tornati a livello di galleggiamento. Questo fattore produce disoccupazione, crisi del tessuto sociale, voglia di cambiamento. Ed è quello che è avvenuto”. Lo vedrebbe bene un Governo tra Lega e Movimento Cinque stelle? “Salvini dice che non è disponibile a percorrere questa ipotesi”.

 

Ma se la domenica elettorale ha portato soddisfazione dall’Italia, non si può dire altrettanto per il risultato in Svizzera e in Ticino dell’iniziativa No Billag, che Bignasca ha sostenuto: “Quando c’è un consenso così largo a favore di una tassa, è obbligatorio fare delle riflessioni per chi ha perso. Probabilmente sul largo consenso del NO hanno giocato diversi fattori: dalla difesa dei posti di lavoro all’identità regionale, passando per le abitudini della popolazione a seguire programmi come il Quotidiano o lo sport. A fronte di questo risultato credo sia saggio accantonare il tema per un po’, verificando però che la RSI mantenga le promesse fatte durante la campagna. Riassumendo, un maggior pluralismo e meno sprechi”.

 

A fronte del risultato, cosa ritiene che abbiate sbagliato voi del SI? “Non porrei la questione in questi termini. Personalmente ritengo che mettere in votazione per la prima volta questa tassa sia stato un esercizio democratico utile e necessario. Anzi, per quanto mi riguarda, renderei obbligatoria una verifica popolare per tutte le imposizioni fiscali sui cittadini. Poi, una volta fatto l’esercizio, si traggono le conseguenze. E il risultato delle urne su No Billag ci dice che c’è un certo dissenso nei confronti del canone, ma questo malumore è ben al di sotto del 50%. Bisogna prenderne atto”.

 

Il Mattino, come sappiamo, è stato l’unico organo di stampa in Ticino a sostenere l’iniziativa per l’abolizione del canone. E, a questo proposito, Bignasca rivela un importante novità sull’assetto azionario del giornale leghista. Il deputato, infatti, nelle scorse settimane è uscito dalla società editrice e quindi non è più editore del domenicale. “Ho fatto una scelta e ho deciso di concentrare le mie energie rimanendo editore e responsabile del Mattinonline. Di conseguenza con il Mattino non ho più a che fare come azionista, ma resto interessato al giornale sia come leghista che come lettore”.

 

È stato difficile lasciare la proprietà del giornale? “Sì, lasciare questo media a cui mio papà teneva tantissimo non è stato semplice. La scelta è maturata dopo diversi mesi di riflessione. Ma oggi sono contento di potermi concentrare sul rilancio del Mattinonline”.

 

A proposito di Giuliano Bignasca, il 7 di marzo, ricorrono i cinque anni dalla scomparsa del Nano. Domenica il fondatore della Lega e del Mattino sarà ricordato con un pranzo al capannone di Pregassona. Ma cosa resta, dopo un lustro dalla morte, dell’eredità di Bignasca? “È un ricordo che è ancora molto vivo. Domenica, più che una commemorazione politica, ci sarà un pranzo organizzato dalla Fondazione creata in sua memoria, per ricordare il suo impegno sociale. Per fare un’analisi politica, invece, di cosa resta dell’impronta di Giuliano Bignasca nella Lega e nel Mattino di oggi, servirebbero settimane. Le organizzazioni fondate su un leader carismatico, inevitabilmente cambiano quando questo leader viene a mancare. E questo produce sia effetti positivi che negativi.”

 

Ma il cambio di proprietà del Mattino, non è l’unica novità del 2018 per Boris Bignasca. Il capogruppo in Consiglio comunale della Lega a Lugano è infatti entrato da poco nel Consiglio di Fondazione del Cardiocentro. Un nuovo impegno in una fase turbolenta per l’ospedale del cuore. “Il presidente della Fondazione Giorgio Giudici e il professor Tiziano Moccetti - racconta Bignasca - mi hanno fatto questo onore di chiedermi di entrare a far parte del Consiglio. Ho deciso di accettare in quanto si tratta di un’organizzazione fondamentale per la Città, un ente a cui mio papà era molto affezionato e che rappresenta un’eccellenza per tutto il Cantone e, soprattutto, per i pazienti ticinesi. Come è noto sappiamo che l’ospedale del cuore sta attraversando un momento di difficoltà, perché ci sono degli accordi firmati 25 anni fa che prevedono lo scioglimento di questo modello di successo. Io vorrei, con l’aiuto di tutte le forze in campo, dare il mio contributo affinché questo non accada. L’obbiettivo è che il Cardiocentro continui ad operare così come lo conosciamo oggi e, di conseguenza, a fare il massimo per curare i pazienti nel miglior modo possibile, come ha dimostrato di saper fare sin dall’inizio”.

 

Bignasca non entra nel merito dei difficili rapporti tra Cardiocentro ed EOC. “A livello generale e senza entrare nello specifico - afferma - mi limito a dire che non condivido la statalizzazione di organizzazioni no profit che funzionano. Questo discorso, lo sottolineo, vale per qualsiasi organizzazione. Per me, infatti, deve prevalere il principio della sussidarietà, a cui tengo tantissimo”.


AELLE

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