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Cronaca
20.03.2018 - 12:070
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Ma sono banditi o rivoluzionari (o tutti e due)? Una rapina alla zecca di Stato spagnola (cantando Bella Ciao) si trasforma (anche) in un colpo politico. La casa di carta: una serie tv da non lasciarsi sfuggire

“La casa de papel”, titolo originale dell’opera, innesta sui meccanismi narrativi classici del filone storico “grande rapina”, una serie di elementi politici strettamente legati alle cronache di questi anni: dalla ricerca del consenso allo stampare moneta

“La casa di carta” è senza dubbio una delle serie tv più intriganti, e intelligenti, del momento. Da non perdersela, assolutamente.

 

Si tratta di una produzione spagnola, già trasmessa integralmente in terra iberica. Netflix, invece, ha reso fruibili circa la metà delle puntate, dopo un sapiente e furbastro taglia e cuci, che ha permesso alla piattaforma di ricavarne una “seconda stagione" (sarà online dal 9 aprile).

 

La trama si riassume in una frase: siamo a Madrid e una banda di ladri tenta di rapinare la zecca di Stato. Il colpo perfetto, studiato nei minimi dettagli - comprese le mosse da indurre e anticipare da parte della polizia, come negli scacchi - e preparato dopo una lunga clausura in una villa di campagna. A capo dell’operazione c’è il Professore, l’ideologo del piano, che recluta e addestra i suoi ragazzi.

 

Niente di nuovo fin qui, vero? Vero. Potrebbe essere semplicemente una rivisitazione europea della trilogia di Ocean’s (11,12 e 13…. ed è in arrivo uno spin off). Invece “La casa de papel”, titolo originale dell’opera, innesta sui meccanismi narrativi classici del filone storico “grande rapina”, una serie di elementi politici strettamente legati alle cronache di questi anni.

 

Innanzitutto c’è il discorso sul consenso politico e sulla sua ricerca. Senza spargimenti di sangue - spiega il Professore ai suoi - il popolo ci sosterrà, perché quei soldi non li stiamo rubando a nessuno, trattandosi della zecca.

 

Il colpo si basa infatti sull’idea di stampare moneta, ed è un ulteriore elemento di narrazione provocatoria nell’epoca della crisi del debito e della speculazione finanziaria. Un adagio anti-crisi - stampare moneta - che ci accompagna fin dal lontano 2008.

 

Vi è poi un riferimento diretto all’occupazione di Puerta del Sol a Madrid nel 2011, quando migliaia e migliaia di giovani protestarono, accampandosi nella piazza, contro gli effetti della crisi economia e delle politiche di austerità.

 

In quelle ore, chiede il leader ai componenti della sua banda, chi avrebbe scommesso che quei giovani sarebbero rimasti lì per giorni senza essere sgomberati dalla polizia? Nessuno. Ma lo Stato non intervenne, proprio perché tutta la Spagna era dalla parte di quei ragazzi. E così sarà per noi.

 

Insomma l’indignazione sociale contro un simbolo dell’establishment, la zecca di Stato, per costruire consenso sulla rapina. Quasi rivoluzionari, più che banditi. Tanto è vero che l’inno del gruppo è “Bella ciao”, cantato in un paio di puntate (brillante, peraltro, tutta la colonna sonora).

 

Ora, non volendo fare spoiler, ci fermiamo qui. Oltre al fatto che non abbiamo ancora visto come andrà a finire la vicenda (la seconda parte dal 9 aprile, si diceva.) Un’ultima annotazione, però, è obbligatoria. Più ancora degli attori - tanto bravi quanto sconosciuti al grande pubblico alle nostre latitudini - è entusiasmante la caratterizzazione dei personaggi. Storie nelle storia che ci restituiscono, nel complesso, uno spaccato raffinato della società europea moderna. Con la sua precarietà e le sue irrisolvibili contraddizioni.


AELLE

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