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19.04.2018 - 10:080
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Nicola Respini consiglia l'introduzione di una legge cantonale sulla videosorveglianza pubblica: "Se un reato non viene denunciato tempestivamente, il lavoro degli inquirenti si complica. È difficile tenere conto dei differenti tempi di conservazione dei

Attualmente, ogni città decide il tempo limite per la tenuta delle immagini tramite un regolamento locale. A Bellinzona e Locarno le immagini degli "occhi elettronici" vengono conservate per cento ore, a Chiasso e Ascona per 72, mentre la Città di Lugano è in procinto di alzare a cento giorni il tempo massimo

BELLINZONA – Per agevolare il lavoro degli inquirenti nelle indagini “servirebbe – afferma il procuratore capo Nicola Respini alla Regione – una legge cantonale sulla videosorveglianza pubblica”.

Attualmente, ogni città decide il tempo limite per la conservazione delle immagini tramite un regolamento locale. A Bellinzona e Locarno le immagini degli “occhi elettronici” vengono conservate per cento ore, a Chiasso e Ascona per 72, mentre la Città di Lugano è in procinto di alzare a cento giorni il limite.

“Gli inquirenti – prosegue Respini – devono tenere conto dei differenti tempi di tenuta delle immagini a seconda del luogo in cui viene commesso un reato, una difficoltà in più quando un caso viene denunciato settimane o mesi di distanza dall’avvenimento".

Il procuratore capo ritiene le videocamere di sorveglianza “uno strumento prezioso. Diversi, infatti, sono stati gli episodi di violenza chiariti con l’ausilio dei filmati".

E ancora: “Gli “occhi elettronici” possono costituire un deterrente per i malintenzionati, soprattutto se posizionati in zone discoste della città, dove la presenza delle forze dell’ordine è meno costante”.

I filmati delle telecamere pubbliche non servono soltanto a risalire agli autori di reati, ma “anche – conclude Nicola Respini – a rintracciare persone di cui è stata denunciata la scomparsa o ad aiutare persone anziane che hanno dimenticato la strada verso casa".
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