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Cronaca
22.04.2018 - 14:430
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

E questa la sapevi? L‘emergenza sabbia è dietro l'angolo: mercato nero e impatto ambientale di un consumo sfrenato di questa risorsa naturale

Oggi, 22 Aprile, si celebra la giornata mondiale della Terra. Forse non molti sanno che la sabbia non è una risorsa infinita, tra erosione delle rocce e trasporto via corsi d'acqua un granello impiega dai 100 ai 1000 per arrivare al mare. È importante tener presente queste tempistiche perché la sabbia marina è l'unica capace di aggregarsi propriamente con il cemento....

LUGANO - Oggi, 22 Aprile, si celebra la giornata mondiale della Terra, un'iniziativa nata in America sulla scia dei movimenti pacifisti e di contestazione di fine anni sessanta. Da allora la manifestazione ha preso connotati pressoché globali, sia per la tematica che per la necessità di una sinergia tra le nazioni per far fronte ad un problema comune.

 

L'impatto dell'uomo sull'ambiente, con consumi e industrializzazione che viaggiano a ritmi esponenziali, sta mettendo a repentaglio il futuro delle generazioni a venire e l'iniziativa si propone di accrescere la consapevolezza su questioni che spesso mancano di adeguata copertura mediatica.

 

Una delle questioni riguarda il settore edile e l'uso della sabbia per la formazione del calcestruzzo. Forse non molti sanno che la sabbia non è una risorsa infinita, tra erosione delle rocce e trasporto via corsi d'acqua un granello impiega dai 100 ai 1000 per arrivare al mare. È importante tener presente queste tempistiche perché la sabbia marina è l'unica capace di aggregarsi propriamente con il cemento, a differenza della sabbia del deserto, troppo sferica per adempiere a tale compito. Proprio per questo motivo una città in pieno deserto come Dubai, un colosso se si considerano i progetti edili in corso, deve importare sabbia dalla lontana Australia.

 

Il ritmo sfrenato con cui si estrae questa risorsa, in combinazione con il lento processo di formazione della sabbia, porterà ad una vera e propria estinzione delle spiagge nel corso di questo secolo con conseguenze drammatiche per agricoltura (l'acqua marina si potrà infiltrare ancor più nei terreni) per le infrastrutture (le strutture limitrofe perderanno di stabilità nelle fondamenta) e per il turismo (si tenga presente l'importanza del turismo balneare a tal proposito).

 

Questi non sono che degli esempi, ancora lontani dal considerare l'impatto effettivo sulla fauna e sulla catena alimentare delle aree costiere.

 

Il trend è purtroppo difficile da fermare e la strada per un'inversione di rotta sembra, per ora, in salita. Il consumo di cemento (che con la sabbia andrà poi a produrre il calcestruzzo) è in netto aumento. La sola Cina utilizza il 60% della sabbia estratta nel mondo e, nel biennio 2016-17, ha impiegato più cemento degli USA nell'intero XX secolo.

 

Un mercato di tale dimensioni fa gola alla criminalità organizzata, che non ha perso occasione per incrementare il traffico illegale in aree del pianeta già piagate da povertà e scarse condizioni di vita. Si pensi che nella sola regione del Vasai Creek, in India, ben 75.000 persone si immergono senza attrezzature (fino a 15m di profondità) per pesacre la sabbia dei fondali.

 

Ci sono alternative al consumo di sabbia?

 

Al momento non c'è unanimità su quale sia la soluzione definitiva al problema, ma alcune soluzioni sono sul tavolo. Recentemente è stato brevettato un processo per l'impego dell'argilla al posto del calcestruzzo, senza bisogno di cottura. Ma anche vetro, terra battuta e calcestruzzo riciclato possono rappresentare opzioni più ecosostenibili.

 

Come già detto, la strada è in salita ma un primo passo consiste nel prender coscienza del problema.

 

Fonti e dati: Trademachines

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