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03.05.2018 - 10:150
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

L'ex capitano del Locarno Marco Perazzo ricorda Pavel Pergl: "Scioccato e distrutto dalla notizia. La sua morte lascia un vuoto incolmabile, era un esempio per tutti. Amava sua figlia più di qualsiasi altra cosa al mondo..."

"Ci sentivamo spesso – racconta con la voce rotta dal pianto Perazzo –, anche recentemente. Non capisco come possa essere accaduto. Non mi è mai parso infelice o con qualche problema, anzi...tutto il contrario.

LOCARNO – La morte del calciatore Pavel Pergl sta commuovendo l'intero panorama calcistico ticinese e non solo. Tanti i messaggi d'addio sui social al roccioso difensore di origini ceche da parte di ex compagni, vecchi allenatori e club in cui ha militato.

Stando ad alcuni media cechi, Pergl, 40 anni, si sarebbe tolto la vita nel suo appartamento a Magdeburgo, in Germania, dove viveva da qualche mese insieme alla moglie e alla figlia di pochi mesi.

"Sono davvero scioccato e distrutto dalla notizia", dichiara a Liberatv Marco Perazzo, ex capitano del FC Locarno, ultima squadra in Ticino di Pergl. Insieme all'ex compagno, Perazzo ha condiviso lo spogliatoio del Lido per circa un anno, creando un legame d'amicizia sincero che andava oltre il rettangolo da gioco.

"È arrivato a Locarno – prosegue il difensore italiano –  in punta di piedi, nonostante potesse vantare un pedigree di un certo livello. Si è messo da subito a disposizione della squadra con grande umiltà, diventando in poco tempo un trascinatore esemplare".

E aggiunge: "Era un giocatore molto esigente, voleva che tutti si impegnassero al massimo. Se davi il 100%, lui ti aiutava in tutti i modi. Ma oltre a essere un grande calciatore è stato anche un grandissimo amico".

"Ci sentivamo spesso – continua con la voce rotta dal pianto Perazzo –, anche recentemente. Non capisco come possa essere accaduto. Non mi è mai parso infelice o con qualche problema, anzi...tutto il contrario. Mi raccontava con piacere dei mille progetti che aveva in cantiere: voleva studiare per ottenere il diploma di preparatore sportivo ed era già in contatto con alcune squadre tedesche che gli avrebbero permesso di lavorare. Oltretutto, amava più di qualunque altra cosa al mondo sua figlia, era la sua ragione di vita... ".

"La sua scomparsa – conclude l’ex compagno – lascia un vuoto dentro incolmabile. Fai buon viaggio, amico mio".
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