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09.05.2018 - 09:010
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Rosario e Gay Pride: la polemica continua! Duro affondo di Helvetia Christiana contro il Municipio: "“La lobby LGBT impone una dittatura rosa e l'Esecutivo la impone"

L'associazione che si è vista negare una piazza per una preghiera in opposizione al Pride, va al contrattacco: "Gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge natural. Promuoverli costituisce una grave offesa nei confronti del Creatore ed esige, per questa ragione, un atto pubblico di protesta e riparazione"

LUGANO - Continua la polemica sulla decisione del comune di Lugano di negare l’autorizzazione a Helvetia Christiana di recitare un rosario pubblico nei giorni a ridosso del Gay Pride.


L’associazione cattolica ritorna sulla vicenda con un duro comunicato stampa in cui si attacca duramente l’Esecutivo della Città: “La lobby LGBT - si legge nella nota - impone una dittatura rosa e il Municipio la impone. L’Esecutivo ha chiaramente violato la prassi abituale e democratica della Svizzera. Innanzitutto è scandaloso che dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione elvetica nonché dalla Costituzione ticinese, ossia la libertà d’espressione e la libertà di manifestazione, non siano stati riconosciuti ad un’associazione svizzera in regola con le autorità della Confederazione. Questa è una doppia discriminazione, perché questi diritti sono garantiti a tutte le associazioni e i gruppi, e specialmente quelli che promuovono l'agenda LGBT, ma sono negati a un'associazione di ispirazione cattolica. Infine, le autorità dimostrano con il loro atteggiamento di piegarsi alle intimidazioni dei promotori del Gay Pride e di altri circoli anticristiani”.

 

“Helvetia Christiana - prosegue la nota - chiede perciò al Municipio di Lugano di ritornare immediatamente sui suoi passi e invita tutti i cittadini svizzeri di attivarsi per la difesa dei principi cristiani e dei diritti costituzionali, in particolare la più sacra delle libertà: quella di praticare la nostra religione”.

 

“Gli atti omosessuali - si legge ancora nel comunicato - sono intrinsecamente disordinati e contrari alla legge naturale, come ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica (2357). Promuoverli costituisce una grave offesa nei confronti del Creatore ed esige, per questa ragione, un atto pubblico di protesta e riparazione. La dissolutezza e l'esibizione sessuale che accompagna sistematicamente il Gay Pride, imposto alla vista di tutti, specialmente ai bambini, sono fattori aggravanti che dovrebbero indurre le autorità pubbliche a vietare questa parata della vergogna. Helvetia Christiana non fa altro che ripetere la dottrina della Chiesa Cattolica sulla castità, cioè la raggiunta integrazione della sessualità nella persona, che è valida per tutti, sia che essa sia sposata o celibe, anche per le persone che sperimentano l'attrazione omosessuale”.

 

Helvetia Christiana deciderà se presentare o meno ricorso sulla decisione del Municipio entro lunedì prossimo.

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