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08.06.2018 - 18:350
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Città dei mestieri, Dadò: "Siamo di fronte a un sospetto di aggiramento delle leggi ai danni dell’Ente Pubblico, con la possibile compartecipazione di funzionari e di politici"

Il presidente del PPD: "Vogliamo vederci chiaro per essere sicuri di quel che facciamo e non diventare complici dell’illegalità e degli interessi di qualcuno"

di Marco Bazzi

Settimana prossima la Commissione parlamentare della gestione dovrà decidere se mandare in Parlamento il messaggio con il quale il Governo chiede 12,6 milioni per l’acquisto in proprietà per piani dello stabile di Giubiasco destinato ad ospitare la ‘Città dei mestieri’ e altri servizi amministrativi legati alla formazione e alla Logistica. O se, invece, prendere tempo e rinviare il tema alla sessione parlamentare di settembre.

Su questa operazione immobiliare sono emerse molte perplessità e il PPD ha sottolineato un’anomala commistione tra interessi pubblici e privati. Tanto che la Gestione ha commissionato una perizia giuridica sull’operazione, i cui contenuti sono stati anticipati nei giorni scorsi da liberatv. Una perizia che profila una possibile violazione della legge sulle commesse pubbliche (LEGGI QUI).

Il presidente del PPD Fiorenzo Dadò in una sua opinione pubblicata oggi sulla Regione ha riassunto così la vicenda: “Era il 23 novembre 2015 quando alcuni deputati presentarono una mozione in Gran Consiglio per rilanciare l’idea della Città dei mestieri, un istituto a favore della formazione dei giovani, già prevista nelle linee direttive, indicando quale sede ideale la stazione Ffs di Lugano.
Due giorni dopo, mercoledì 25 novembre, proprio uno di questi deputati, nella sua veste di imprenditore privato (!), si presentò negli uffici della Sezione Logistica.
Ricevuto da un funzionario, propose un progetto per l’edificazione di uno stabile a Giubiasco che poteva ospitare dei locali per le esigenze della Sezione Logistica stessa, come pure per alcuni istituti di formazione.
Un anno e mezzo dopo, nel giugno 2017, rispondendo ai mozionanti, il Governo raccomandava l’adozione della mozione sulla Città dei mestieri. In quella risposta si indicava come sede ideale non più Lugano ma Giubiasco, nei pressi della stazione Ffs.
Il Consiglio di Stato a quel momento non accennò però a nessuna trattativa con promotori immobiliari privati, anche se nel mentre, un grande e moderno edificio privato cresceva e veniva ultimato proprio (guarda caso) vicino alla stazione Ffs di Giubiasco”.

Alla luce di queste perplessità si sta facendo largo l’ipotesi di rinunciare all’acquisto dello stabile optando per l’affitto degli spazi, che costerebbe al Cantone 600'000 franchi all’anno, stipulando parallelamente un diritto di compera con i promotori immobiliari.

Fiorenzo Dadò, cosa pensa di questo ‘piano B?’

È proprio in caso di dire che la toppa è peggio del buco! Innanzitutto il messaggio chiede di acquistare il Palazzo, quindi la commissione deve esprimersi su quanto ci viene chiesto e non può inventarsi altre cose. Proporre di prendere il palazzo in affitto è il classico tentativo di schivare l’oliva, ma che non risolve, anzi aggrava, il delicatissimo problema sollevato dalla perizia degli esperti. Inoltre, non si sa neppure chi abbia stabilito questo prezzo d’affitto che a noi sembra decisamente eccessivo. Chi l’ha richiesto? Chi l’ha suggerito? Sarebbe come pagare 50'000 franchi all’anno per un appartamento costato 1 milione. Se fossero soldi di tasca sua, li pagherebbe? Ciliegina sulla torta: nel prezzo di 12,6 milioni di franchi non sono neppure previsti i posteggi. Si parla di acquisto successivo, ad un costo a noi sconosciuto. Un vero affare, insomma.

Lei sostiene comunque che la soluzione più corretta sia quella di rinviare il dibattito sul tema a settembre. Per quale motivo?

Innanzitutto non c’è nessuna fretta. Noi abbiamo sul tavolo una proposta d’acquisto di un palazzo, per un valore di ben 12,6 milioni di franchi di soldi dei cittadini, posteggi non compresi. In questi mesi sono stati sollevati dei questi allarmanti, confermati in parte da alcune perizie. Una perizia dice che per il Cantone non è conveniente l’acquisto in comproprietà, un’altra, commissionata ad uno tra gli studi legali più affidabili della Svizzera, scrive nero su bianco che l’intera operazione dovrebbe sottostare alla legge sulle commesse pubbliche. I periti dicono anche che bisognerebbe procedere all’analisi approfondita non solo degli atti, ma anche delle testimonianze di coloro che hanno partecipato alle discussioni, alla trattativa, alla progettazione e all’affinamento del progetto. Basta e avanza per chiedere qualche mese per fare degli approfondimenti.

Il rapporto della Gestione sul messaggio governativo, affidato al suo collega leghista Fabio Badasci, non è ancora stato completato. Se la prossima settimana si decidesse di portare comunque il tema nella sessione parlamentare del 18 giugno lei redigerà un rapporto di minoranza?

Ma le leggi valgono solo per i cittadini o anche per i politici e per lo Stato? Qui siamo di fronte ad un grave sospetto di aggiramento delle leggi ai danni dell’Ente Pubblico, addirittura con la possibile compartecipazione di funzionari e di politici. Sono sospetti gravi che devono essere chiariti in modo indelebile da chi è stato eletto per farlo. Chi non lo vuole fare, accampando pretesti e sotterfugi, non fa altro che alimentare il sospetto che si voglia nascondere qualcosa di poco pulito. In questo caso sarà nostro dovere mettere nero su bianco quanto siamo venuti a conoscenza.

Pensa che questa vicenda, che per ora è stata approfondita nell’ambito della Commissione della gestione, meriterebbe un’inchiesta parlamentare?

Le inchieste parlamentari sono necessarie quando c’è il sospetto che si voglia nascondere qualcosa e dopo che gli altri strumenti a disposizione dei deputati sono esauriti. In questo caso è evidente che qualcuno cerca di spingere in tutti i modi per chiudere il dossier e far si che non si approfondisca assolutamente più nulla.

Poi c’è un altro punto non trascurabile: il messaggio del Governo per l’acquisto dello stabile di Giubiasco destinato (anche) al progetto Città dei mestieri prende origine dalla mozione del 2015, che però non è stata ancora affrontata dal Parlamento… O no?

Questo è un altro punto inaccettabile di questa vicenda e solleva dei quesiti che dovrebbero fare indignare tutti i deputati. La mozione sulla Città dei mestieri è stata presentata da 6 colleghi  nel 2015 e il Governo ha licenziato il messaggio nel giugno 2017. Non è stata ancora discussa, nessuno l’ha approfondita, non esiste ancora un rapporto, non si sa quanto costerà ai cittadini e di conseguenza non è ancora stata approvata dal Gran Consiglio. Di questo si fa finta di niente ma si acquistano le aule per inaugurarle a settembre.

Lei nel suo intervento odierno sulla Regione cita un passaggio della perizia: ‘Il coinvolgimento dell’Ente pubblico durante la fase di progettazione dell’Immobile, in particolare attraverso la concezione degli spazi interni, la destinazione e la distribuzione degli stessi e la definizione dei contenuti, appositamente modificati per rispondere alle esigenze del Cantone e rispondere ai bisogni dell’acquirente sono risultati di portata non trascurabile, ciò che lascerebbe propendere per l’assoggettamento dell’operazione alla legislazione in materia di commesse pubbliche’. E aggiunge: i periti indicano che bisognerebbe procedere ‘all’analisi approfondita non solo degli atti, ma anche delle testimonianze di coloro che hanno partecipato alle discussioni, alla trattativa, alla progettazione e all’affinamento del progetto.’ Cosa che però si può fare soltanto con una commissione parlamentare di inchiesta… Perché dunque non chiederla chiaramente?

Se si continua con queste pressioni ed escamotage inventati all’ultima ora, è presumibile che i deputati si  insospettiranno a tal punto da chiedere una commissione d’inchiesta. Se invece prevarrà la forzatura in Gran Consiglio e si tirerà diritto, finirà che qualche cittadino farà ricorso e magari lancerà il referendum. Poi si che si che verrà bloccato tutto per parecchi mesi.

Lei ritiene, e lo dice chiaramente, che su questo caso si stia tentando di “metterci su un camion di sabbia”, perché “alle legittime e doverose richieste di approfondimento, come suggerito dalla perizia degli esperti, si sono opposti con particolare zelo alcuni deputati”. Chi sta cercando di insabbiare il caso?

Si tratta di un acquisto immobiliare per 12,6 milioni di franchi. È evidente che gli interessi in gioco sono tanti e diversi. Ma se non c’è nulla da nascondere dovrebbero essere tutti tranquilli e non si capisce perché si continua a voler forzare la mano in questo modo ai deputati. Si sta esagerando, arrivano pressioni da tutte le parti, addirittura dall’esterno. Non è con delle proposte raffazzonate all’ultimo momento che si dissipano i dubbi. Noi non ci stiamo a questo modo di fare. Vogliamo vederci chiaro perché desideriamo essere sicuri di quel che facciamo e non diventare complici dell’illegalità e degli interessi di qualcuno.





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