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19.06.2018 - 11:450
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Mauro Giussani: "Ecco come la 'Nati' ha fermato il Brasile. Risultato non casuale, questo gruppo sa giocare il pallone. E contro la Serbia serve..."

Intervista al responsabile tecnico e metodologico del Team Ticino all'indomani dell'ottimo pareggio dalla Svizzera contro i pentacampioni. "Pronostico? Il cuore mi dice fino alla fine...il realismo dice almeno fino ai quarti di finale"

CHIASSO – In Ticino, come nel resto della Svizzera, l'umore all'indomani del pareggio al debutto nel mondiale contro il Brasile è naturalmente alle stelle. Merito di una Nazionale ben organizzata capace di soffrire e far soffrire. Di questo, il fenomeno Neymar ne sa qualcosa…

In mattinata abbiamo scritto che il pareggio ottenuto contro il Brasile è un grande risultato, ma non un'impresa. Perché la 'Nati' la sfida con i pentacampioni l'ha preparata nel dettaglio. Sapeva quello che doveva fare e quando doveva farlo. Semmai, più che di impresa, possiamo parlare di un capolavoro di Vladimir Pektovic e il suo staff…

Di come la Svizzera ha fermato il Brasile, qual è stata la chiave tattica della partita e molto altro ancora ne abbiamo parlato con Mauro Giussani, responsabile tecnico e metodologico del Team Ticino, nonché sviluppatore e ideatore della metodologia d’allenamento FilRouge Swiss, fonte d'ispirazione per gli allenamenti delle nazionali giovani rossocrociate.

Mauro, in quale modo la Svizzera ha costretto al pari una corazzata come il Brasile?

"Penso che il pareggio con il Brasile non è figlio del caso. Alla base del risultato della Nazionale c'è un ottima prestazione a livello mentale. Gli undici in campo, e chi è subentrato nella ripresa, hanno mostrato grande consapevolezza nei propri mezzi. Non sono partiti battuti, come in tanti indicavano. Questa sicurezza in campo, ovviamente, è figlia di un lavoro di preparazione che dura da tanti anni. O meglio, da quando i calciatori erano ancora in formazione".

A livello tecnico, invece, come valuti la prestazione dei rossocrociati?

"Si sapeva sin dall’inizio che sarebbe stata una partita di gran sofferenza. Lo staff tecnico è stato bravissimo a preparare la gara su ogni dettaglio. A livello tecnico è stata una buona gara che ha certificato il potenziale della Svizzera. Su tutto l'arco della partita non c'è mai stato un momento di insicurezza. Anche dopo il gol del Brasile, i nostri non hanno cambiato atteggiamento. E questo è fondamentale. In più, rispetto agli altri anni, ho visto una Nazionale che finalmente non si nasconde: recupera palla e prova a giocarla, a mantenere il possesso e non buttarla. Questo, naturalmente, è possibile grande alla grande qualità tecnica dei giocatori di Pektovic".

Quanto ha inciso aver saputo ‘ingabbiare’ Neymar?

"La Svizzera ha preparato la partita in maniera precisa. Su Neymar, ma non solo, è stata costruita una 'gabbia' micidiale, tenuta in piedi da Behrami. I punti, in sfide del genere, si fanno anche così. E qui va fatto un grande applauso allo staff che ha saputo individuare come contrastare il Brasile".

Dietro a grandi risultati c'è sempre una grande organizzazione. Quali sono le fondamenta su cui poggia la metodologia dell'ASF?

"La Federazione Svizzera di Calcio ha mostrato grande coraggio e lungimiranza. Ovviamente, in competizioni come il Mondiale conta soltanto il risultato, ma in Svizzera, soprattutto a livello giovanile, si è puntato tanto sulla pazienza, sulla credibilità e sulla fiducia nel modo di giocare. Vi faccio un esempio: ai giovani svizzeri viene insegnato che è 'meglio' prendere gol rischiando un uno contro uno in una zona pericolosa del campo, piuttosto che buttare via il pallone. Da qualche anno, nella metodologia svizzera, alle parti analitiche sono state preferite parti tecniche. E questo porta a grandi risultati come quello contro il Brasile".

Cosa deve migliorare la Svizzera in vista del delicato incontro contro la Serbia?

"Non sarà di certo lo stesso tipo di partita. Deve rimanere lo stesso spirito da guerrieri e la stessa mentalità. Chiaramente, però, dovremo cercare di costruire di più con meno ripartenze dalla difesa. In più, contro i balcani, sarà fondamentale avere qualcuno in attacco che sappia tenere su il pallone e far salire la squadra".

Dopo i primi novanta minuti, fino dove pensi possa spingersi questa Nazionale?

"Il cuore mi dice fino alla fine, il realismo mi dice che ha il potenziale per arrivare più avanti dell'ultima edizione (ottavi di finale persi ai supplementari contro l’Argentina ndr). Sicuramente ha un potenziale interessante e una mentalità positiva. Direi che i quarti sono decisamente alla nostra portata".

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