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09.07.2018 - 08:440
Aggiornamento: 13.07.2018 - 15:11

Proibire la doppia nazionalità ai calciatori della 'Nati', Fabio Abate non ci sta e critica l'ASF: "Nelle squadre che vincono, come Belgio o Francia, sono tutti integrati?"

Il Consigliere agli Stati ha espresso la propria opinione su Facebook, sottolineando che non "si tratta di una questione di passaporti". "Xhaka ha problemi di motivazione, non d'integrazione"

BELLINZONA – La proposta del segretario dell'Associazione Svizzera di Calcio (ASF) Alex Miescher di togliere la doppia nazionalità sportiva ai calciatori di seconda generazione della 'Nati' ed abbassare il limite d'età da 21 a 18 anni per quale nazionale giocare continua a spaccare in due l'opinione pubblica.

Da una parte c'è chi non si sente rappresentato da giocatori originari di altre nazionalità che perlopiù, in caso di gol, esultano con plateali gesti in onore dell'altra nazione o si fanno stampare la bandiera del paese d'origine sulle scarpe. Dall'altra c'è invece chi si limita a giudicare l'apporto che questi danno sul campo e paragona la questione alla scelta "tra mamma e papà".

Tra questi figura anche il Consigliere agli Stati Fabio Abate (PLR), il quale ha espresso il proprio pensiero sulla tematica su Facebook. "Una Federazione di calcio confusa – scrive Abate –. È il meno che si possa dire. Prima il colpo di genio del suo segretario generale sui doppi passaporti dei giocatori della nazionale. A prescindere da qualche problema di natura giuridica (ma poco importa in questa sede), questo aspetto è estraneo a qualsivoglia tentativo di indirizzare la scelta dei giovani talenti di giocare nella nostra nazionale e non in quella del paese di origine".

"Ciò che interessa alle famiglie – continua il Consigliere agli Stati – di questi giovani cresciuti in Svizzera è crearsi le migliori opportunità per una carriera che dal profilo finanziario garantisca sicurezze ad un paio di generazioni. E forse qui c'è parecchio lavoro che aspetta e che deve essere organizzato con i club di formazione, ai quali interessa evidentemente incassare somme importanti dal trasferimento all’estero del talento".

E ancora: "Nel 2007 il coach della Croazia si recò a casa di Rakitic a lo convinse a vestire la maglia a scacchi. A parte le convocazioni, cosa fu intrapreso per vederlo giocare nella nostra nazionale maggiore? Quante volte Köbi Kuhn lo contattò? E l'amico Oliver Neuville? Certo, lui ha scelto il meglio e ha potuto essere protagonista addirittura in una finale dei mondiali. Ma prima di scegliere…? E non aggiungo altro. Ai tempi le convocazioni venivano pilotate dai senatori dello spogliatoio: ecco i risultati. E i doppi passaporti non c'entrano nulla".

Fabio Abate non risparmia bordate dirette all'ASF. "Ma il peggio arriva dopo, ossia quando in un comunicato la Federazione "per metterci una pezza" dice che continua a sostenere l'integrazione. Ci mancherebbe altro...ricordiamo alla Federazione che le nuove norme della Legge federale sugli stranieri dedicate alla promozione dell'integrazione sono da poco entrate in vigore e valgono in modo esplicito anche per la stessa Federazione (articolo 53)".

Il Consigliere agli Stati non crede che si tratti di una questione d'integrazione, né tantomeno di passaporti. "I belgi che vincono – scrive nel post – sono tutti integrati? I francesi che vincono sono tutti integrati? Nelle periferie di Parigi e Bruxelles, così come in altre città di queste due nazioni sembra proprio che il concetto di integrazione non sia molto diffuso".

"Infatti – conclude Abate –, in questi luoghi non crescono solo talenti calcistici…Il difensore centrale della Russia, ossia un brasiliano, conosce il russo? Xhaka non ha un problema di integrazione, ma di motivazione! E la soluzione a questo problema spetta alla Federazione ed all’allenatore che ha scelto. Marwin Hitz, sangallese e portiere in Bundesliga ha rinunciato al Mondiale, perché non avrebbe avuto chances di giocare. Eppure è stato convocato, poiché tutte le selezioni hanno tre portieri. Qui non si pone il problema dell’integrazione e nemmeno del passaporto. Presumo si ricordi le parole del salmo svizzero; almeno la prima strofa. Nulla da dire?".
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