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Coronavirus
29.05.2020 - 09:100

Coronavirus in Ticino, Garzoni: "Tra 0 e 10 contagi al giorno il virus è gestibile. Assembramenti fino a 300 persone? Misura un po' troppo coraggiosa"

Il direttore sanitario della Moncucco: “Le riaperture ci volevano e sono benvenute, ma non va dimenticato che sono state il frutto di scelte politiche. E il virus resta tra di noi”

di Marco Bazzi

LUGANO - C’è chi, come Davide Tosi, giovane ricercatore dell’Università dell’Insubria, ritiene che il numero dei contagiati in Italia potrebbe calare fino a giugno, per poi risalire oltre mille casi giornalieri attorno alla metà del mese.

E chi, come Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia, pensa che se in giugno non ci saranno nuovi casi si potrà immaginare un’estate senza troppi vincoli. “La stagionalità forse può concedere una tregua – afferma -. Ma con il ritorno del freddo è verosimile che il coronavirus ritorni con la stessa dinamica che abbiamo già osservato”.

E chi, come Marcel Tanner, membro della task force scientifica della Confederazione ritiene che "non ci sarà una seconda ondata di coronavirus in Svizzera. Probabilmente ci saranno solo ripetuti focolai locali di infezione".

 

Christian Garzoni, infettivologo e direttore sanitario della Clinica Luganese Moncucco, invece non si sbilancia. È così, dottore?

“Guardi, è difficile, anzi impossibile, fare previsioni con certezza. Gli scenari a corto termine si muovono tra una fascia di bassi contagi, come quella attuale, e una di ripresa del virus, ma verosimilmente con un lento aumento. Virus che, ricordiamocelo, non è scomparso ma rimane tra di noi. Le aperture più importanti dopo il lockdown sono avvenute un paio di settimane fa. Siamo tutti contenti che i contagi si siano fermati, ma è presto per dire che abbiamo vinto la battaglia, anzi. Siamo in una fase di tregua e di convivenza, e la guardia va tenuta alta... e tutti sanno che il virus è ben presente a livello mondiale, con migliaia di nuovi casi giornalieri”.

 

Ma secondo lei si è esagerato nel revocare le misure di contenimento?

“Il Consiglio federale ha fatto scelte coraggiose due settimane e mezzo fa, e nelle ultime ore ancora più coraggiose. Io spero che vada bene come l’ultima volta ma non ci sono dati oggettivi che ci permettano con assoluta certezza di dire cosa realmente accadrà. Di sicuro non dobbiamo abbassare la guardia, e rivolgo un ulteriore appello in questo senso alla popolazione. Dovremo tenere sotto stretto controllo i numeri dei nuovi contagi: se resteranno in Ticino tra 0 e 10 al giorno potremo gestire e tollerare la situazione con un certo ottimismo e un “contact tracing aggressivo”, se andranno oltre dovremo fare qualche riflessione urgente. La misura che ha più spaventato, me compreso, è l’autorizzazione ad assembramenti fino a 300 persone: un po’ troppo coraggiosa, perché rischia di destabilizzare la popolazione e di impedire il tracciamento dei contagi. Invito la popolazione a prendere quindi con molto buon senso “l’autorizzazione agli assembramenti”: bene rivedere gli amici, gli affetti e i nonni, ma vanno prediletti piccoli gruppo, ad esempio 2-3 amici e non grossi gruppi, dove, in caso di un eventuale caso positivo, un grosso numero di persone si ritroverebbe in quarantena...”.

 

Ma le opinioni sui rischi, come vediamo dalle varie dichiarazioni, divergono…

“È vero, ma il presidente della task force scientifica della Confederazione, Matthias Egger ha detto ieri mattina che ci sarebbe voluta maggiore prudenza. Siamo in una situazione in cui possiamo assumerci dei rischi calcolati, nel senso che oggi siamo in grado di monitorare i contagi e “spegnere sul nascere” potenziali nuovi “microfocolai” grazie al contact tracing. Ma personalmente l’autorizzazione di assembramenti fino a trecento persone è un rischio che non avrei preso. Si poteva iniziare con numeri più piccoli. Ma credo e spero nel buon senso della popolazione...

 

Insomma, secondo lei occorreva maggiore prudenza…

“Le riaperture ci volevano, per carità, e sono anche sperate e benvenute, ma non va dimenticato che sono state il frutto di scelte politiche. Ci sono due fatti sicuri sui quali dobbiamo muoverci. Il primo è che i numeri dei contagi attualmente sono bassi, ma lo sono grazie alle misure estreme adottate con il lockdown e alle raccomandazioni sanitarie che la popolazione sta seguendo. Il secondo è che abbiamo a che fare con virus nuovo che ha un’alta capacità di diffondersi nella popolazione e che rimane molto insidioso perché molti infetti sono asintomatici. Dobbiamo dunque osservare attentamente i numeri delle prossime settimane. Anche perché le previsioni, anche le più autorevoli, vanno in direzioni opposte e la certezza non esiste. La prudenza e la guardia vanno mantenute alte”.

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