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03.12.2020 - 14:470

Bene organizzazione e comunicazione, ma più carico di lavoro e meno apprendimento: il Ticino si esprime sulla scuola a distanza

Da un'indagine risulta che la didattica online viene apprezzata come soluzione d’emergenza, ma che non può sostituire in modo adeguato l’insegnamento in classe, sia per le implicazioni pedagogico-didattiche così come per quelle relazionali

BELLINZONA - Il Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS), tramite la Sezione dell’insegnamento medio superiore della Divisione della scuola, ha pubblicato il rapporto riferito alle scuole medie superiori dell’indagine Check-up distance learning (verifica sull’apprendimento a distanza) durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia COVID-19. L’indagine è stata realizzata dall’Istituto per la valutazione esterna delle scuole di livello secondario II (IFES) e ha coinvolto tramite questionari online più di 3’200 intervistati. Obiettivo dell’inchiesta, valutare il grado di soddisfazione e i vissuti di allievi, genitori, docenti e dirigenti scolastici rispetto all’esperienza sulla didattica a distanza nel periodo dall’11 marzo all’8 giugno 2020. L’indagine è stata svolta dall’IFES sul piano nazionale. Il rapporto, per il Canton Ticino, rappresenta una sintesi dei dati raccolti dall’IFES riferiti ai cinque licei cantonali e alla scuola cantonale di commercio. I dati costituiscono una fonte d’informazione preziosa e rappresentano una solida base su cui continuare a lavorare per migliorare la gestione di una fase critica tuttora in evoluzione che richiede alle scuole una grande capacità di riorganizzazione e adattamento

Sono 3’263 le persone che hanno risposto alle domande del sondaggio: 1’581 allievi (pari a circa il 30% del totale del settore medio superiore), 312 docenti (circa il 50% del totale dei docenti di questo settore), 1’357 genitori e 13 rappresentanti delle direzioni dei sei istituti scolastici. Si tratta di un tasso di partecipazione più che soddisfacente sia dal punto di vista numerico, sia per la rappresentatività delle singole sedi scolastiche.

I principali temi toccati dall’indagine riguardano l’organizzazione della scuola e dell’insegnamento, gli aspetti legati alla comunicazione dei cambiamenti introdotti, la motivazione degli allievi, i contatti sociali e il sostegno ricevuto, le risorse e i carichi di lavoro.

In generale, per quanto concerne la capacità dell’istituto scolastico di riorganizzarsi e di adattare l’insegnamento alle nuove condizioni, docenti e direzioni scolastiche hanno espresso un buon grado di soddisfazione, più elevato rispetto a quanto dichiarato da allievi e genitori. Se circa l’80% dei docenti e la quasi totalità dei dirigenti scolastici hanno affermato di condividere la bontà del sistema adottato, le percentuali di allievi e genitori che hanno indicato il loro accordo varia tra il 40 e il 50%.

Il periodo di didattica a distanza è stato caratterizzato dall’introduzione e dall’utilizzo quasi generalizzato di due strumenti informatici: la piattaforma Moodle, per la messa a disposizione dei materiali didattici, e l’applicativo MS Teams, per le lezioni online e il contatto fra allievi e docenti. Dopo un primo periodo di familiarizzazione con questi strumenti durante il quale si sono dovuti risolvere i problemi di sovraccarico della rete, MS Teams e Moodle sono stati in generale apprezzati e le loro potenzialità riconosciute, anche in funzione della scuola in presenza. Un problema emerso e segnalato soprattutto da allievi e genitori riguarda il carico di lavoro degli studenti, sovente mal distribuito durante la settimana scolastica. Anche la frequenza e la regolarità con cui i docenti hanno mantenuto i contatti con gli allievi - attraverso videolezioni, colloqui individuali o altre modalità - sono aspetti da migliorare, come pure le modalità di valutazione.

Per quanto concerne la comunicazione emanata dagli istituti scolastici sulle novità implementate durante il lockdown, circa l’85% dei docenti ritiene di essere stato informato in modo soddisfacente; circa il 70% gli allievi dello stesso avviso. Secondo la grande maggioranza dei docenti (ca. l’80%) le linee guida ricevute per l’insegnamento online erano risultate chiare; quasi il 40% degli allievi ha invece incontrato qualche difficoltà a capire quali strumenti digitali erano utilizzati dagli insegnanti e per cosa. In caso ddi aiuto, quasi il 70% degli allievi ha potuto raggiungere gli insegnanti facilmente e rapidamente.

L’indagine IFES ha proposto alcune domande sulla motivazione, sull’impegno e sulla soddisfazione degli allievi nei confronti della scuola a distanza. Anche in questo ambito è emersa una differenza di vedute fra allievi (più dell’80% reputa di aver assolto gli impegni scolastici in modo coscienzioso) e docenti, che condividono questa affermazione in minor misura. Dalle risposte di tutti i gruppi intervistati risulta chiaramente che la didattica online viene apprezzata come soluzione d’emergenza, ma che non può sostituire in modo adeguato l’insegnamento in classe, sia per le implicazioni pedagogico-didattiche così come per quelle relazionali. La scuola a distanza ha inoltre implicato per tutti un aumento non indifferente del carico di lavoro.

In un periodo contraddistinto da grande incertezza, la quasi totalità dei docenti si è sentita sufficientemente sostenuta dalle proprie direzioni scolastiche. L’isolamento forzato ha invece limitato le possibilità di sostegno reciproco e di collaborazione fra insegnanti.

In tutti i gruppi intervistati emerge l’impressione che durante il periodo di scuola a distanza gli allievi abbiano imparato meno o molto meno rispetto alle lezioni in presenza. Più del 40% degli allievi ha affermato che studiare a casa è stato difficile, anche a causa di distrazioni solitamente non presenti in aula. Se da un lato c’è anche chi sottolinea come molti allievi in questo periodo abbiano potuto sviluppare competenze come lo studio autonomo, la capacità organizzative, la gestione del tempo e l’uso delle tecnologie informatiche, altri sottolineano come la scuola a distanza abbia posto maggiori difficoltà agli allievi scolasticamente o socialmente più fragili.

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