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Cronaca
04.03.2013 - 11:080
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Aumentano i frontalieri. Rizzi: "Finché ci sono i bilaterali..."

Il presidente della Commissione tripartita: "La nostra preoccupazione è il dumping. L'unico modo per intervenire sono i contratti normali o collettivi di lavoro"

BELLINZONA - Sono 55'554 i frontalieri in Ticino. L'incremento lo scorso anno è stato del 5,9% rispetto al 2011. I dati pubblicati dall'Ufficio federale di statistica non dicono nulla di nuovo: il nostro cantone è sempre più attrattivo per i lavoratori italiani. Il fenomeno ormai riguarda tutti i settori visto che l'incremento più marcato riguarda gli impiegati d'ufficio, i lavoratori non qualificati e i dirigenti.

Un forte aumento che nei mesi scorsi era stato sottolineato anche dalla Commissione tripartita che con la consigliera di Stato Laura Sadis avevano lanciato l'allarme sui rischi di dumping salariale e la concretizzazione dell'effetto di sostituzione dei avoratori residenti con quelli frontalieri. 

Alla luce dei dati pubblicati dall'Ufstat abbiamo chiesto un commento al presidente della Commissione tripartita Stefano Rizzi che non appare sorpreso da dati pubblicati oggi. 

"È l'ennesima dimostrazione di un fenomeno che conosciamo. Da parte nostra posso dire che i lavori sono ancora in corso. Stiamo consucendo un'indagine soprtattuto nel terziario, tra gli impiegati di commercio per verificare la pressione sui salari attraverso il dumping".

Avete strumenti concreti per intervenire?

"Gli sturmenti sono essenzialmente due: l'intorduzione di contratti normali di lavoro e l'obbligatorietà generale dei contratti collettivi di lavoro laddove si verificano problemi concreti. È chiaro che ci si interroga sull'utilità delle misure accompagnatorie. Bisogna tuttavia guardare al complesso e se da una parte c'è il forte aumento dei frontalieri, dal'altra constatiamo un'esplosione in Ticino di nuove aziende e quindi di un aumento dei posti di lavoro".

Più posti di lavoro e più forntalieri?

"Per noi l'elemento di maggiore preoccupazione è il dumping. Ed è in  questo senso che stiamo conducendo l'indagine. Ma ci sono tuttavia dei problemi concreti come ad esempio definire con precisione cosa si intende per impiegato di commercio. Ricordo che in Ticino ce ne sono circa 23'000. Se ci sono gli estremi possiamo intervenire come fatto recentemente nell'industria o nei piccoli negozi".

Insomma impossibile diminuire il numero di frontalieri?

"Finché ci sono gli accrodi bilaterlai sula libera circolazione delle persone sì. È un accordo che ha eliminato la possibilità di dare delle precedenze. In questo momento inoltre in Ticino l'effetto della situazione italiana, che è tutt'altro che stabile, si fa sentire. Ma in questo contesto diventa fondamentale il ruolo delle parti sociali".

Già ma l'itroduzione di contratti normali nell'industria ha provocato una spaccatura tra le parti con il chiaro rifiuto delle associazioni padronali.

"Vediamo cosa dirà il Tribunale federale in merito al ricorso di AITI. Mi sembra positivo che non ci siano stati ricorsi per quanto riguarda i piccoli commerci: è un segnale incoraggiante per tutto il settore. I contratti introdotti in altri settori è stato ben accolto. È comunque importante il ruolo delle associazioni di categoria. Associazioni che però in settori del terziario non sono ancora forti come in altri settori che hanno più tradizone in questo senso".

 

ItaCa

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