LUGANO - È un articolo destinato a suscitare un vespaio. Un articolo apparso sul quotidiano nazionale italiano La Repubblica e già rilanciato da diversi media di oltre confine. I titoli sono già un programma: "Informatici, venite a studiare qui - Ora la Svizzera apre allo straniero" oppure "La Svizzera cerca 36mila informatici, meglio se italiani".
Quasi un annuncio di lavoro...
Ma di che si tratta? Leggiamo dall'articolo madre di Repubblica: "Se 7 mila franchi svizzeri (5.600 euro al mese) possono bastare, se sul comodino avete la biografia di Steve Jobs e volete vivere più o meno felici smanettando sulla tastiera, non perdete neanche un minuto: preparate la valigia, e andate in Svizzera. Contrordine dal Canton Ticino: non è vero che in Europa non c'è lavoro. Non per i draghi del computer. AAA cercasi 700 mila informatici. L'invito all'occupazione arriva dall'Università della Svizzera italiana (sedi a Lugano e Mendrisio). "Per un futuro assicurato, studia informatica", è scritto sugli annunci pubblicati su quotidiani e periodici italiani".
Il Ticino e il paradosso perfetto
Se non un annuncio di lavoro qualcosa che gli assomiglia molto insomma. Ma è lo stesso quotidiano italiano a far emergere la contraddizione. Ma, come, da una parte offrite posti di lavoro e dall'altra fate la guerra ai frontalieri e ai lavoratori italiani? Il paradosso perfetto, lo definisce Repubblica. "E' la contraddizione - scrive il quotidiano - di un Paese che si avvia verso l'addio al segreto bancario e che, per quanto riguarda l'occupazione, gioca talmente in chiaro da danzare su un disequilibrio perfetto".
"Qui è facile trovare lavoro"
I giornalisti sono andati a chiedere spiegazioni all'Università della Svizzera italiana. "Qui per gli informatici è facile trovare lavoro - gli ha risposto Mauro Pezze', preside della facoltà di Scienze informatiche - Il settore informatico è il quinto più importante dell'economia svizzera. E informatica non vuol dire solo Google o Microsoft. Ci sono tante altre aziende".
"Trovare lavoro? Ci ho messo 3-4 mesi...."
Nell'inchiesta di Repubblica viene anche intervistato Remo Lemma, 24 anni, neolaureato: "Trovare lavoro? Ci ho messo 3-4 mesi. Sono appena stato assunto da una banca di Zurigo. Guadagnerò sopra gli 80 mila franchi". Niente male. Se pensi che nella busta paga di Lemma finiranno ogni mese quasi 7 mila franchi svizzeri - 5 mila e 600 euro al cambio attuale -, e se aggiungi che 38 giovani italiani su 100 sono senza lavoro, ti chiedi se davvero è qui l'officina che asciuga la disoccupazione europea", chiosano i giornalisti.
"Dalla Lega razzismo strisciante"
Nel pezzo viene riportata anche una dichiarazione del Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri: "O mettiamo un freno alla manodopera straniera o la crisi italiana ci contagerà". "Il problema numero uno - si legge ancora su Repubblica - per gli arci-svizzeri, è il dumping salariale provocato dagli italiani che accettano stipendi inferiori rispetto a quelli corrisposti agli svizzeri. Sul banco degli imputati sono soprattutto i frontalieri, i quasi 60 mila addetti (il 25% della manodopera nazionale) che ogni mattina arrivano in Canton Ticino dalla Lombardia e rientrano la sera. Erosione dei salari o convenienza reciproca (lavoratori italiani e economia elvetica)? La verità sta nel mezzo, o forse sotto la sabbia. E qualcuno, anzi molti, ci marciano. Sta di fatto che se la Lega Ticinese è il primo partito e se negli ultimi due anni le campagne contro gli italiani hanno raggiunto livelli di razzismo strisciante, qualcosa, da queste parti, sta succedendo. Nel 2012, e a molti svizzeri non ha fatto piacere, gli italiani emigrati nei cantoni sono stati 8.035, il 50% in più rispetto al 2011. Non tutti hanno fatto gli informatici. Forse se ne sono già pentiti".