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Cronaca
28.05.2013 - 09:460
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Un appello dal Ticino: "Informatici italiani venite a studiare in Svizzera che troverete lavoro"

A lanciarlo l'Università della svizzera italiana. Repubblica ci dedica un articolo che spopola sul web come un annuncio di lavoro. "Ma non avevate detto che non li volevate gli italiani?", si chiede il quotidiano

LUGANO - È un articolo destinato a suscitare un vespaio. Un articolo apparso sul quotidiano nazionale italiano La Repubblica e già rilanciato da diversi media di oltre confine. I titoli sono già un programma: "Informatici, venite a studiare qui - Ora la Svizzera apre allo straniero" oppure "La Svizzera cerca 36mila informatici, meglio se italiani".

Quasi un annuncio di lavoro...

Ma di che si tratta? Leggiamo dall'articolo madre di Repubblica: "Se 7 mila franchi svizzeri (5.600 euro al mese) possono bastare, se sul comodino avete la biografia di Steve Jobs e volete vivere più o meno felici smanettando sulla tastiera, non perdete neanche un minuto: preparate la valigia, e andate in Svizzera. Contrordine dal Canton Ticino: non è vero che in Europa non c'è lavoro. Non per i draghi del computer. AAA cercasi 700 mila informatici. L'invito all'occupazione arriva dall'Università della Svizzera italiana (sedi a Lugano e Mendrisio). "Per un futuro assicurato, studia informatica", è scritto sugli annunci pubblicati su quotidiani e periodici italiani". 

Il Ticino e il paradosso perfetto

Se non un annuncio di lavoro qualcosa che gli assomiglia molto insomma. Ma è lo stesso quotidiano italiano a far emergere la contraddizione. Ma, come, da una parte offrite posti di lavoro e dall'altra fate la guerra ai frontalieri e ai lavoratori italiani? Il paradosso perfetto, lo definisce Repubblica. "E' la contraddizione - scrive il quotidiano - di un Paese che si avvia verso l'addio al segreto bancario e che, per quanto riguarda l'occupazione, gioca talmente in chiaro da danzare su un disequilibrio perfetto". 

"Qui è facile trovare lavoro"

I giornalisti sono andati a chiedere spiegazioni all'Università della Svizzera italiana. "Qui per gli informatici è facile trovare lavoro - gli ha risposto  Mauro Pezze', preside della facoltà di Scienze informatiche - Il settore informatico è il quinto più importante dell'economia svizzera. E informatica non vuol dire solo Google o Microsoft. Ci sono tante altre aziende". 

"Trovare lavoro? Ci ho messo 3-4 mesi...."

Nell'inchiesta di Repubblica viene anche intervistato Remo Lemma, 24 anni, neolaureato: "Trovare lavoro? Ci ho messo 3-4 mesi. Sono appena stato assunto da una banca di Zurigo. Guadagnerò sopra gli 80 mila franchi". Niente male. Se pensi che nella busta paga di Lemma finiranno ogni mese quasi 7 mila franchi svizzeri - 5 mila e 600 euro al cambio attuale -, e se aggiungi che 38 giovani italiani su 100 sono senza lavoro, ti chiedi se davvero è qui l'officina che asciuga la disoccupazione europea", chiosano i giornalisti. 

"Dalla Lega razzismo strisciante"

Nel pezzo viene riportata anche una dichiarazione del Consigliere Nazionale Lorenzo Quadri: "O mettiamo un freno alla manodopera straniera o la crisi italiana ci contagerà". "Il problema numero uno - si legge ancora su Repubblica - per gli arci-svizzeri, è il dumping salariale provocato dagli italiani che accettano stipendi inferiori rispetto a quelli corrisposti agli svizzeri. Sul banco degli imputati sono soprattutto i frontalieri, i quasi 60 mila addetti (il 25% della manodopera nazionale) che ogni mattina arrivano in Canton Ticino dalla Lombardia e rientrano la sera. Erosione dei salari o convenienza reciproca (lavoratori italiani e economia elvetica)? La verità sta nel mezzo, o forse sotto la sabbia. E qualcuno, anzi molti, ci marciano. Sta di fatto che se la Lega Ticinese è il primo partito e se negli ultimi due anni le campagne contro gli italiani hanno raggiunto livelli di razzismo strisciante, qualcosa, da queste parti, sta succedendo. Nel 2012, e a molti svizzeri non ha fatto piacere, gli italiani emigrati nei cantoni sono stati 8.035, il 50% in più rispetto al 2011. Non tutti hanno fatto gli informatici. Forse se ne sono già pentiti".  

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