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Cronaca
25.09.2014 - 13:310
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Benetton all'OCST: "L'apertura a Campione non c'entra nulla con la chiusura di Lugano"

Il colosso dell'abbigliamento replica alle accuse lanciate dal sindacato: "L'apertura di "United Colors of Benetton" a Campione è in verità un esperimento del tutto innovativo e pionieristico"

CAMPIONE D'ITALIA - E adesso parla Benetton. Il colosso dell'abbigliamento replica alle polemiche innescate dall'OCST riguardo alla chiusura del negozio in Piazza Dante a Lugano. Di seguito pubblichiamo per esteso la presa di poszione di Benetton: "L'apertura del nostro negozio di abbigliamento "United Colors of Benetton" a Campione d'Italia non è in alcun modo stata mai correlata o coordinata con la chiusura avvenuta a Lugano. Neppure siamo mai stati in contatto con la società svizzera che ha gestito per anni il negozio con il nostro stesso marchio in Piazza Dante, contrariamente a quanto OCST o chi per esso, ha ritenuto con il suo comunicato e successive esternazioni, del tutto discutibili, di far intendere. L'idea di aprire a Campione d'Italia è stata presa in totale autonomia e libertà da parte nostra, nella piena inconsapevolezza che il negozio di Lugano potesse o dovesse chiudere; solo a progetto già in corsa siamo venuti a conoscenza della situazione che né abbiamo desiderato, né tantomeno favorito, come vorrebbero far credere altri. L'apertura di "United Colors of Benetton" a Campione d'Italia è in verità un esperimento del tutto innovativo e pionieristico, un progetto del tutto rispettabile, ambizioso e non poco impegnativo. L'attività infatti sfrutta da un lato il minor costo del lavoro e dei prodotti (stipendi e prezzi italiani su territorio italiano qual è Campione d'Italia, benché di fatto doganalmente svizzero). Rispetto ai commercianti elvetici siamo però in qualche modo svantaggiati in quanto l'IVA versata in dogana all'atto dell'importazione non è detraibile come lo è per i commercianti svizzeri; in più a nostro carico rimarranno interamente i dazi doganali per la merce in entrata. I prezzi certamente sono invece il nostro punto di forza, naturalmente aderenti a quelli della distribuzione italiana, ovvero inferiori del 35-40% rispetto a quelli svizzeri. Va da sè che anche il costo del personale aderisce a questo stesso principio ed evidentemente gli stipendi delle commesse impiegate risultano adeguati alle paghe italiane. Del tutto ragionevole e condivisibile pertanto ci è apparso sin da subito il ragionamento secondo il quale le commesse impiegate presso il negozio di Lugano avrebbero verosimilmente trovato sconveniente accettare uno stipendio italiano presso la nostra attività a Campione d'Italia". Non abbiamo mai desiderato per contro, né lontanamente cercato di schermire il personale del negozio di Lugano, ad oggi purtroppo disoccupato, nostro malgrado. Neppure riteniamo di aver in alcun modo diffuso messaggi pubblicitari di "pessimo gusto", semmai fatti passare come tali da persone solo minimamente accorte ed informate. Poco illuminati, ci pare pertanto di capire, sarebbero stati altri, che hanno preferito montare una polemica con il solo ed unico scopo quello di fomentare rancore negli animi, comportamento questo, che ci sentiamo certamente ci voler boicottare."
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