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Cronaca
13.11.2014 - 16:390
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Quello strisciante raggiro del metà tempo fittizio: l’OCST denuncia due “casi spregevoli” di sfruttamento dello stato di bisogno

Sulla carta appare tutto corretto, ma in realtà i dipendenti lavorano al 100% e il salario non cambia. Per il sindacato si tratta di due “eloquenti perle”, questa volta nel settore dell’edilizia, che ben rappresentano il degrado in atto

LUGANO – Nel testo “La mappa del degrado” divulgato lo scorso mese di settembre, l’OCST denunciava tra l’altro “lo strisciante raggiro del tempo parziale fittizio e il subdolo giochino di far apparire sulla carta tutto corretto a dispetto della realtà”. Un ‘giochino’ che continua a ripetersi e di cui il sindacato (in un comunicato stampa che pubblichiamo integralmente in quanto segue) riporta oggi altre due “eloquenti perle” che riguardano il settore dell’edilizia, raccolte negli ultimi giorni. Casi emblematici che per l’OCST sono indicativi del degrado in atto.

Sfruttamento dello stato di bisogno: due casi spregevoli

In un piccolo cantiere nel Bellinzonese, due muratori che stanno costruendo una casetta unifamiliare figurano come assunti a metà tempo ma lavorano regolarmente da mesi al 100%. Il loro guadagno corrisponde  a 2'000 franchi mensili per tredici mensilità (l’importo è peraltro inferiore a quanto fissato dal contratto dell’edilizia anche nell’ipotesi di un’attività a tempo parziale). Perla nella perla, uno dei due operai ha recentemente ricevuto la disdetta del rapporto di lavoro con l’indicazione che la ditta è disposta ad esaminare altre forme di collaborazione (limando cioè ulteriormente il salario).

Nel Luganese, un piastrellista qualificato firma a mo’ di ricevuta delle buste paga mensili esemplari (un salario di 5'050 franchi mensili netti, tutte le trattenute applicate esatte), ma quando a fine mese riceve il proprio salario in contanti, tra le mani si ritrova talvolta 2'300 e altre volte 2'500 franchi. Il copione si ripete: anche in questo caso, perla nella perla, dopo cinque mesi il lavoratore chiede al datore di lavoro di essere rimunerato correttamente non solo sulla carta ma anche nei fatti e viene licenziato.

Sfruttamento ripugnante

Si tratta di odiosi trucchi che sfruttano in modo ripugnante la situazione di bisogno dei lavoratori. Sono colpiti soprattutto lavoratori provenienti da oltre confine che, confrontati nel loro Paese ad una situazione occupazionale precaria, sono spesso indotti ad accettare qualsiasi condizione pur di lavorare e procacciarsi un reddito per il sostentamento proprio e della famiglia.

Casi di questa natura, che è sovente difficile fare emergere poiché i lavoratori tendono a coprire con il silenzio questi soprusi nel timore di perdere un’occasione di lavoro, vanno combattuti ed estirpati con severo e intransigente rigore. Le ditte che sfruttano lo stato di bisogno dei lavoratori , oltre a essere fonte di concorrenza sleale verso le altre imprese, inquinano il tessuto economico cantonale con iniezioni di spregevole immoralità.

Allarme rosso anche nel mercato del lavoro

L’OCST, oltre ad avviare una causa legale per il ricupero delle differenze salariali, segnalerà questi casi alla Magistratura per una verifica dei reati penali che si annidano vergognosamente nello sfruttamento dello stato di bisogno dei lavoratori.

Per l’edilizia, oltre ad un ulteriore confronto con le associazioni padronali (parimenti interessate a preservare condizioni corrette di funzionamento della rispettiva categoria), si intende sostenere la possibilità di radiare dall’albo cantonale delle imprese le ditte che incorrono in gravi abusi, escludendo parimenti la facoltà per i loro responsabili di essere alla guida di una ditta del ramo. Questo induce tra l’altro a postulare l’adozione di un albo anche nei rami affini all’edilizia.

Più in generale, ad urgere è poi una efficace regolazione complessiva del mercato del lavoro che chiama in causa tanto le parti sociali quanto l’autorità. L’OCST, già impegnata nelle istanze contrattuali (CPC, AIC) e cantonali (Commissione tripartita) attive su questo fronte, ha pure chiesto un incontro con le principali associazioni padronali allo scopo di approfondire e varare una strategia che contribuisca a preservare gli equilibri del mercato del lavoro.

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