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Cronaca
25.03.2015 - 16:070
Aggiornamento: 03.10.2018 - 16:25

Contratto collettivo della vendita: "Tangenti ai sindacati?". Locatelli a Lucibello: "È un provocatore nato ma stavolta l'ha fatta fuori dal vaso"

Il sindacalista replica alle dichiarazioni del presidente della DISTI. E l'OCST commenta il voto: "Adesso trattiamo"

BELLINZONA - Il sindacalista dell’Organizzazione cristiano sociale Paolo Locatelli ci ha inviato una replica all’intervista rilasciataci ieri sera dal presidente della DISTI, Enzo Lucibello (leggi l’articolo correlato) sulla decisione di ieri del Parlamento di approvare la nuova legge sui negozi vincolandola all'adozione di un contratto collettivo per il settore della vendita. Intanto l'OCST prende posizione sul tema.

di Paolo Locatelli *

“Enzo Lucibello è un provocatore nato. Non lo si scopre oggi, ma questa volta l’ha fatta fuori dal vaso. Cosa significa “non vogliamo pagare tangenti ai sindacati”? Durante il dibattito parlamentare di lunedì in molti hanno voluto sottolineare che, una nuova Legge cantonale sulle aperture dei negozi ha un peso solo se qualcuno ne verifica l’applicazione ed i riflessi sull’occupazione del personale. E chi mai, meglio di altri, può con assumere questo ruolo di vigilanza? Una commissione paritetica cantonale finanziata dai datori di lavoro e dai lavoratori. A meno che, Lucibello voglia sponsorizzare con la sua Mediamarkt l’intero costo dei controlli in tutti i negozi del cantone.
Mi assumo volentieri il compito, quando la trattativa per la stesura di un nuovo CCL avrà avvio, di articolare nel dettaglio questo mio punto di vista (peraltro ribadito in diverse sentenze del Tribunale Federale).
Non credo però che la DISTI intenda veramente sabotare sul nascere una trattativa per un nuovo CCL. Sono pronto a lasciarmi sorprendere, ma ritengo che – dopo 20 anni di sterili trattative tra le parti – il settore della grande e piccola distribuzione possa e debba utilizzare l’importante segnale politico di lunedì in un clima meno sbracato e, se possibile, più virtuoso”.

* Sindacalista OCST

La presa di posizione dell'OCST

Una rivendicazione recepita dal Parlamento
La legge sugli orari di apertura dei negozi appena approvata dal Parlamento recepisce una rivendicazione più volte formulata dall’OCST: la presa a carico delle condizioni di lavoro del personale attraverso una regolamentazione contrattuale quale condizione per adeguare gli orari di apertura. Accogliendo questo abbinamento, il Gran Consiglio ha valorizzato il dialogo tra le parti sociali al punto da conferirgli una valenza politica decisiva. 

Un settore in trasformazione 
L’OCST non ha mai espresso un’opposizione assoluta ad un parziale allentamento degli orari di apertura. Le mutate abitudini ed esigenze dei consumatori, l’obiettivo di captare più ampiamente la clientela turistica e frontaliera, la necessità di attutire la concorrenza dei punti di vendita d’oltre confine sono aspetti che non possono essere ignorati.
La fitta e intricata selva di deroghe, resa inevitabile da norme ormai datate, induceva inoltre da tempo a perseguire una regolamentazione più semplice e lineare.

Un personale da meglio tutelare
In un settore contraddistinto da condizioni lavorative sovente modeste e dove prevale la manodopera femminile, che abbina sovente l’impegno lavorativo agli oneri familiari, senza una adeguata considerazione della posizione del personale di vendita ogni ritocco delle aperture dei negozi ne aumenterebbe tuttavia il disagio. E’ perciò indispensabile che il ramo della vendita sia retto da regole chiare e vincolanti e, grazie al dialogo tra le parti sociali che si innesta sul contratto collettivo di lavoro, da una politica complessiva del personale che sia più attenta ai suoi bisogni.

Un vincolo condizionante
Il Gran Consiglio ha recepito le esigenze di entrambe le componenti (commercianti e personale di vendita) adeguando le norme di apertura dei negozi ma decretando nel contempo che la legge sugli orari di apertura entri in vigore solo al momento in cui sia varato un contratto collettivo di lavoro di carattere obbligatorio.  Questa opzione carica le parti sociali (commercianti e sindacati) di una responsabilità diretta.
L’OCST sollecita perciò le associazioni padronali a sedersi al tavolo delle discussioni in vista dell’adozione di un contratto collettivo. La loro condotta consentirà di misurarne la responsabilità sociale. Alcuni segnali di disponibilità, pur macchiati da ormai abituali scivoloni di stile di qualche suo noto esponente, sembra giungere in questi giorni dal fronte padronale. Gli si chiede di dare un solido corpo a tale disponibilità, accogliendo senza equivoci la sollecitazione proveniente dal parlamento e dando vita ad un aperto confronto con i sindacati.

Un ulteriore incentivo
L’attuale momento di difficoltà che grava sul settore in relazione al marcato apprezzamento del franco è del resto un ulteriore incentivo a utilizzare la scia del voto del Gran Consiglio per accendere una autentica volontà di dialogo tra le parti sociali allo scopo di meglio rispondere ai bisogni del ramo considerando nel contempo il personale che ne è la risorsa più decisiva.

Dalle indicazioni che ne emergeranno l’OCST trarrà del resto indicazioni sulla posizione da tenere qualora la nuova legge sia portata dinnanzi al voto popolare.

 

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