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Cronaca
07.01.2013 - 07:220
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:40

Don Cattaneo: "Io vescovo? Poco probabile, ma se Roma chiama..."

Don Arturo Cattaneo risponde alle indiscrezioni che lo indicano come successore di monsignor Grampa alla testa della Diocesi di Lugano

LUGANO - La sua scheda personale pubblicata sul sito della Facoltà di Teologia di Lugano dice che: "Don Arturo Cattaneo, di Lugano, architetto e dal 1979 sacerdote dell’Opus Dei. Dottore in Diritto canonico e in Teologia. Dal 1984 al 1994: docente della Facoltà di Diritto Canonico dell’Università di Navarra (Pamplona) dove insegna Teoria fondamentale del Diritto canonico. Inoltre, dal 1992 al 1993: docente di Ecclesiologia e di Teologia sacramentaria presso la Facoltà di Teologia della stessa Università. Dal 1992 al 1997: professore ordinario della Facoltà di Teologia di Lugano dove insegna Diritto canonico e, nel Corso 1995/6, anche Ecclesiologia".

Don Arturo, stando al Corriere del Ticino, ha buone probabilità di diventare il successore di monsignor Pier Giacomo Grampa e diventare il nuovo capo della Diocesi di Lugano. Ma il diretto interessato come commenta la notizia? Liberatv.ch lo ha raggiunto al telefono. Ecco le sue parole.

"Come prima cosa bisogna chiarire che nella Chiesa nessuno si candida ma si viene scelti dal Vaticano in base ai nomi sottoposti alla Santa Sede dal nunzio apostolico". 

Quindi se Roma chiama lei che cosa fa? Sarebbe ben disposto a diventare il prossimo vescovo?

"Ben disposto non direi perché sarebbe un grande lavoro con grandi responsabilità. Ma se Dio lo vuole...". 

Ma si dice che è molto probabile la sua nomina.

"Invece la ritengo poco probabile. Ho fatto un po' di lavoro pastorale, ma la mia è soprattutto un'attività accademica. È vero che il Papa ha dimostrato di preferire chi ha esperienza nell'insegnamento teologico, ma io insegno soprattutto diritto canonico. Comunque il mio nome è stato fatto altre volte. Diciamo che i giornalisti ogni tanto tirano un po' ad indovinare".  

Insisto: se Roma chiama lei però accetterebbe?

"Se me lo chiedessero alla fin fine direi di sì. Però ripeto: è un compito difficile. Nella Chiesa non è come nello Stato dove chi è al governo può contare sula collegialità. Nella Diocesi il vescovo ha tutto sulle spalle. Però se dovesse essere i caso penso di poter dare dare un servizio alla Diocesi".

Comunque le attribuiscono ottimi contatti in Vaticano, oggettivamente è un elemento che può aiutare.

"Sono stato per sette anni professore di ecclesiologia presso l'Università della Santa Croce a Roma e quindi ho colaborato con diverse istanze vaticane. E all'epoca ho conosciuto anche Papa Benedetto XVI".

Lei è un sacerdote dell'Opus Dei, prelatura da sempre parecchio discussa e che all'interno della stessa comunità di cattolici non sempre viene ben vista.

"Opus Dei ha una fama conservatrice e da sempre molto vicina al Papa e questo forse dà fastidio. C'è chi dice che dovremmo avere posizioni più critiche nei confronti del Santo Padre. Comunque, nel caso fossi chiamato alla testa della Diocesi di Lugano, non sarei più sottoposto agli ordini dell'Opus Dei. Ci mancherebbe altro che mi metto a fare il vescovo dell'Opus Dei. D'altra parte è normale che sia così: anche il cardinale Carlo Maria Martini prima di diventare arcivescovo di Milano era un gesuita. L'unione spirituale comunque rimane". 

ItaCa

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