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26.03.2015 - 06:550
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Bocconi letali e avvelenamenti: “Non date retta a internet: i rimedi fai da te rischiano solo di peggiorare la situazione”

Dopo il caso dei due cani morti nel Luganese, mentre continua la "caccia al bastardo", la veterinaria Donata Ghiringhelli spiega cosa fare e non fare in caso di intossicazione

SEMENTINA – La notizia confermata martedì dei due cani morti nel Luganese per aver ingerito dei bocconi avvelenati è solo una delle ultime emerse soprattutto nelle ultime settimane (a fine febbraio erano stati segnalati altri casi di sospetti avvelenamenti a Giubiasco, Magliaso e Lugano). Sono notizie che suscitano molto clamore, e risentimento: fa rabbia perché è un gesto meschino, di pura crudeltà. Ma anche apprensione per i propri animali: in coincidenza con questi casi si moltiplicano infatti le segnalazioni, tanto che la stessa polizia di Vedeggio ha invitato sì a prestare una maggiore attenzione a eventuali movimenti sospetti, ma senza cadere in eccessivi allarmismi.

Un appello che rinnova anche la veterinaria Donata Ghiringhelli, dell’omonimo studio di Sementina. “Bisogna fare attenzione a quali sono veramente dei casi di avvelenamento”, ci dice subito al telefono. Quelli dimostrati, in cui si è trovato il boccone, sono infatti pochi. “Gli avvelenamenti intenzionali ci sono, ma sono molti meno di quanto viene detto mediaticamente”.

Alla notizia segue la paura e aumentano le segnalazioni, che spesso trovano poi ampia eco sui media in una sorta di circolo vizioso. “Adesso di fronte a ogni cane che vomita, che ha la diarrea o presenta sintomi strani, si pensa subito a un avvelenamento. Ma dietro a queste dichiarazioni spesso non vi sono autopsie o referti tossicologici”. C’è, insomma, un po’ di allarmismo e anche in caso di avvelenamento, “non sempre è premeditato. Il cane può aver mangiato della carne marcita perché lasciata in giro da qualcuno, può venir in contatto con pesticidi… Ci sono tante schifezze in giro e non ogni cosa strana è stata buttata a terra di proposito”, commenta ancora Ghiringhelli citando il caso di un cane che ha avuto in cura, quasi morto per aver mangiato una patata verde trovata per caso.

Gli avvelenamenti possono capitare nei modi più vari, a prescindere dalla loro natura intenzionale o meno, come proprietari è quindi utile sapere come agire per poter aiutare il proprio cane. Oltre agli allarmismi infatti, effetto collaterale dell’emergere di questi casi è la miriade di consigli su cosa fare che, soprattutto nell’epoca dei social, iniziano a circolare in rete. Se ne è avuto un esempio dopo le segnalazioni di fine febbraio, con le bacheche di Facebook intasate da post che consigliavano di somministrare al cane acqua ossigenata, sale, acqua e sale…

Rimedi casalinghi estremamente pericolosi, sottolinea la veterinaria. Se è vero che l’acqua ossigenata possiede un fortissimo effetto emetico (“Induce il vomito nel 90% dei cani, per questo la consigliano”, spiega), è altrettanto vero che per usarla in sicurezza bisogna saperne calcolare i dosaggi in base al peso dell’animale. “E a riguardo in internet girano le informazioni più diverse. Bisogna poi pensare che in quei momenti, con il tuo cane che sta male, si va anche in panico: avere la lucidità per sapere quanto pesa e calcolare quindi le dosi è difficile”. Come lo è riuscire a fargli ingerire il rimedio in modo corretto: “Se non si è esperti, dare dei liquidi a un cane che in quel momento soffre, ha paura e ha perso la lucidità può peggiorare la situazione. Il rischio, soprattutto in presenza di spasmi, è che qualcosa vada anche a finire nei polmoni, provocandogli poi una polmonite”. 
Del sale, aggiunge, “non ne parliamo, è ancora più controproducente perché, visto che non ha lo stesso effetto emetico, se poi non induce il vomito, il cane starà male anche per quello. E quanto darne? Ho letto davvero di tutto: fino diluito con l’acqua in base al peso, grosso da dare puro a manciate. Voglio vedere prendere due manciate di sale e infilarle nella gola di un cane che ha le convulsioni… assurdo”. 

Inoltre, spiega ancora, bisogna anche tenere a mente che, generalmente, quando ci si accorge che qualcosa non va e si prova a intervenire è perché iniziano a manifestarsi i primi sintomi dell’intossicazione, il cane ha quindi già assorbito buona parte del veleno. “Personalmente non consiglierei mai di indurre il vomito senza sapere cosa abbia ingerito. Alcuni veleni, se acidi ad esempio, fanno ancora più danni quando vengono rigurgitati”.

Fra i rimedi fai da te, c’è poi anche il carbone attivo, l’unico ammissibile, secondo Ghiringhelli. “Si lega al veleno, impedendogli di andare in circolo, e non ha praticamente effetti collaterali. Lo usiamo anche noi per fare le lavande gastriche”. Va dato però in pastiglie e, anche qui, seguendo dosaggi specifici". Nel dubbio quindi, meglio farsi consigliare dal proprio veterinario o da quello di picchetto, oppure informarsi presso il centro tossicologico.

A meno che non si abbia alcuna possibilità di raggiungere un veterinario, i rimedi fai da te vanno quindi evitati assolutamente. “Dipende tutto dal tipo e da quanto ne ha ingerito, ma di veleni mortali nello spazio di cinque minuti, tranne il cianuro, difficile da procurarsi però, non ce ne sono. Da quando viene ingerito a quando entra in circolo, e da qui a quando diventa mortale c’è ancora tempo per riuscire a portarlo da un veterinario, evitando, agendo da soli, di peggiorare la situazione”.

E se pensiamo ai casi di avvelenamenti premeditati, oltre ai medicamenti che si possono avere in casa (generalmente i barbiturici), il “Meta”, le classiche tavolette per accendere il fuoco, resta il più usato per fabbricare i bocconi letali. “Provoca convulsioni e io stessa, come veterinario, non farei vomitare il cane perché c’è il rischio che si soffochi o che si ferisca la lingua”.
Perciò la cosa migliore da fare resta quella di portarlo al più presto da un veterinario, “chiamando prima per avvisare che si sta arrivando, di modo che possa farsi trovare preparato e che già al telefono possa aiutarvi”.

Il decalogo di cosa fare nel frattempo è simile a quanto si potrebbe fare con una persona: i cani diventano spesso ipotermici e vanno quindi tenuti al caldo coprendoli con una coperta. Molti veleni poi inducono il vomito, “bisogna quindi posizionarlo di modo che abbia la testa verso il basso evitando che rischi di soffocarsi. Controllare che respiri e che le vie aere siano libere. E se dovesse perdere conoscenza, aprirgli la bocca e tirare fuori la lingua”. Nel caso di convulsioni: evitare che si morda o rompa i denti bloccando le mascelle con qualcosa, “da una matita a un pezzo di legno bello spesso, a seconda delle dimensioni del cane. L’importante è che non si rompa e non possa rischiare di inghiottirlo”. Durante il viaggio in auto, importantissimo il posizionamento: “Il trasporto deve avvenire in modo sicuro, sistemando il cane in modo che non possa sbattere o ferirsi da solo”. 

Infine, non bisogna dimenticare di prestare attenzione a non farsi morsicare. “Il cane in questo momenti non realizza più quanto sta accadendo, non è lucido, ed è importante quindi proteggere anche se stessi per poterlo aiutare”.

Ilary Bucci

 

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