PARIGI - “Siamo a Parigi bloccati in casa ma in sicurezza anche se quanto successo era a duecento metri da noi! Tutti i negozi e locali pubblici chiusi e pare che cerchino ancora dei terroristi che sono riusciti a fuggire dopo l'attentato. Ho una grande tristezza nel cuore pensando a quei giovani uccisi al Bataclan!”.
Il ticinese Giovanni Zuccoli, di Agno, ha pubblicato stamattina questo post su Facebook. Lo abbiamo raggiunto al telefono.
Zuccoli è nella capitale francese da alcuni giorni, ospite di amici insieme alla moglie. “Siamo a circa duecento metri da Rue de Charonne – racconta -, dove ieri sera al bar La Belle Équipe c’è stata una strage. Si parla di 18 morti… Ieri sera insieme ai nostri amici siamo rientrati in casa un quarto d’ora prima che scoppiasse il finimondo. Abbiamo sentito degli spari e poco dopo, accendendo la tivù ci siamo resi conto del massacro… Per tutta la notte è stato un andirivieni di ambulanze e di pattuglie della polizia. Un costante suono di sirene… fino alle quattro di questa mattina. Adesso la città sembra tranquilla: c’è poca gente in giro, i mercati sono chiusi, come le scuole e i musei. Solo qualche negozio ha riaperto. C’è una tristezza e una costernazione diffusa, non solo il lutto per le tantissime vittime, ma anche perché i parigini hanno capito che la Francia è in guerra, come hanno dichiarato le autorità. Il nemico c’è ma non si vede. Poco fa sono uscito a prendere il pane. Guardavo le persone per strada: c’è nei loro sguardi un’immensa sofferenza. Vengo abbastanza spesso a Parigi e qualche giorno fa, parlando con un taxista gli ho chiesto com’era la situazione sul fronte del terrorismo. Ha detto che sembrava tutto sotto controllo. Invece...”.
emmebi