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Cronaca
17.10.2018 - 18:070

Due fratelli e l'amore per la viticoltura. L'Azienda Agricola Bianchi e il “Marà del Lago”. Gabriele: "Così è nata l'idea"

Intervista al co-proprietario dell'azienda di Arogno. "L'affinamento nel Ceresio? Promozione del territorio, ma anche sinonimo di qualità"

RIVA SAN VITALE – C’è dello spumante in fondo al lago. Si chiama “Marà del lago” ed è pure buono, visto e considerato che tutte le 285 bottiglie affidate per un anno alle acque del Ceresio “sono state vendute”, rivela Gabriele Bianchi, patron insieme al fratello Martino della Azienda Agricola Bianchi di Arogno.

Abbiamo incontrato il giovane enologo a Riva San Vitale, a pochi passi da dove, una decina di giorni fa, ha recuperato le bottiglie lasciate a invecchiare in una gabbia fluttuante a 21 metri di profondità. Con il sorriso stampato in faccia, Gabriele ci ha spiegato come è nata l’idea, quanto ci è voluto per realizzarla e molto altro ancora.

Gabriele, spiegaci di più. Quando è nata l’idea?

“L’idea è nata qualche anno fa. Abbiamo sempre voluto valorizzare il nostro territorio e la nostra regione. Così abbiamo pensato che fosse cosa buona e giusta studiare un sistema alternativo al classico sistema d’invecchiamento del vino in cantina e legarlo a un sistema naturale”.

Insomma, esperimento riuscito?

“Assolutamente. Anche perché oltre a valorizzare il nostro territorio si tratta di un sistema che aggiunge qualità allo spumante. La gabbia non è situata sul fondale, ma a 21 metri di profondità e tenuta in sospensione da una boa sommersa e da un’ancora sul fondo. Questo permette alla gabbia di godere del movimento naturale dell’acqua e di “cullare” le bottiglie”.

È dunque un’esperienza che intendete ripetere?

“Sì, e a dire il vero altre bottiglie sono già state immerse per l’anno prossimo. Quella di quest’anno è stata la seconda posa. La prima è avvenuta nel 2017, anche se solo con 167 bottiglie. Visto che ha riscosso molto interesse abbiamo deciso di continuare”.

Cosa succede durante l’anno di affinamento?

“La gabbia e le bottiglie in essa contenuta vengono regolarmente controllate grazie all’ausilio di alcuni sub esperti che controllano se tutto vada secondo i piani. È giusto quindi riconoscere anche i meriti della società di Salvataggio Sezione Mendrisiotto”.

Come avete messo tutti d’accordo?

“Devo dire che ci sono voluti due anni per completare l’iter burocratico di permessi e via dia dicendo. Però la collaborazione è stata ottima da parte di tutti. Ci ha fatto enormemente piacere vedere come anche le autorità cantonali abbiano apprezzato e appoggiato la nostra voglia di valorizzare il nostro Cantone e più precisamente il Mendrisiotto”.

Insieme a tuo fratello Martino hai assunto da quest’anno le redini della azienda di famiglia. Come vi dividete i ruoli?

“A me enologo spetta il compito di mettere la faccia davanti al prodotto e gestire la parte commerciale. Martino invece è viticoltore diplomato e quindi cura con amore e passione i nostri vitigni. Il suo è un ruolo fondamentale perché senza una buona materia di partenza non avremo mai dei prodotti di qualità per i nostri clienti”.

Il “Sambì”, il “Marà del lago” e poi… cosa bolle ancora in pentola in casa Bianchi?

“Per un po’ cerchiamo di mettere un freno alle nostre idee. La nostra volontà attuale è quella di consolidarci e mantenere alto il livello di qualità dei nostri vini”.

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