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Cronaca
18.04.2019 - 07:590

"Il coraggio di Saida, denunciata per la sua battaglia contro l'islam radicale. Ma assolta. E questa è una buona notizia"

Stefano Piazza: "Quando decidi di combattere l’islam radicale sai chi hai di fronte; si tratta di un nemico che è più forte di te, è più ricco e può godere di finanziamenti che nemmeno ti puoi immaginare"

di Stefano Piazza

 

Quando decidi di combattere l’islam radicale sai chi hai di fronte; si tratta di un nemico che è più forte di te, è più ricco e può godere di finanziamenti che nemmeno ti puoi immaginare. Può contare su avvocati di grido che possono riempirti di denunce per farti desistere dalla tua lotta. Gli esponenti dell’islam radicale possono trascinarti in Tribunale all’infinito. a meno che tu non la smetta di raccontare chi sono questi nuovi barbari.

 

Non vogliono che tu descriva le loro nefandezze e non possono in nessun modo accettare se sveli come si finanziano facendosi beffe di uno Stato incapace di mettere un freno alle loro ambizioni di potere.

 

Chi li contrasta deve essere spazzato via e non importa come; o con le cause in Tribunale oppure con il coltello. Uno dei tanti che mi insultano e mi minacciano un giorno mi ha scritto: “farai la fine di quelli di Charlie Hebdo”, ora vedremo se e quando verrà chiamato a risponderne. Quindi se li conosci devi essere pronto ai loro insulti, alle loro denunce prive di senso, se non per farti paura e farti recedere, e alle loro minacce di morte. Anche per questo devi essere in grado di cambiare il tuo modo di vivere quotidiano.

 

Se davvero li conosci e davvero li combatti, e non solo per farti la campagna elettorale o farti pubblicità, sai benissimo quanto la Fratellanza musulmana sia divenuta pervasiva anche in Svizzera tra i politici, gli intellettuali “gauche caviar”, alcuni giornalisti e tutto quel mondo che vede quelli come te come il nemico.

 

Tu sei “islamofobo e razzista” mentre loro, quelli che odiano l’Occidente, che picchiano le loro donne chiuse e mandate in giro in un sarcofago nero, loro che disprezzano la nostra democrazia sono da coccolare, da proteggere, e quasi sempre sono anche da mantenere perché non possono lavorare. Sono troppo impegnati con la loro religione…

 

E quelli che tagliano le gole? Quando succede c’è subito la fila per dire: “guardate che loro non hanno niente a che fare con l’Islam, ma proprio niente! È solo colpa nostra, fin dai tempi delle crociate…”.

 

Se decidi di denunciare l’esistenza di società parallele islamiche in Svizzera, ti devi aspettare lo scherno e  il disprezzo dei tuoi avversari, ma anche il sostanziale disinteresse delle autorità per quanto scrivi e fai. Sono però molte le soddisfazioni quando incontri comuni cittadini che ti invitano o a non mollare, o quando incontri persone come Saida Keller Messahli. Cittadina svizzera di origine tunisina e di religione musulmana, ha deciso di consacrare la sua esistenza alla lotta contro la Fratellanza musulmana e l’islam radicale. Per questo viaggia, scrive libri e tiene conferenze in tutta Europa per denuciare i pericoli che corriamo nel concedere così tanto spazio agli islamisti in Svizzera.

 

Anche Saida vive la solitudine di chi decide di prendere questa strada e non se ne lamenta, anche lei sa molto bene che è così. A causa del suo impegno questa donna coraggiosa rimasta prematuramente vedova, continua a cambiare casa viste le tante le minacce. Deve far fronte anche a denuncie continue da parte di chi vorrebbe che lei, donna musulmana tacesse sui loro finanziamenti, sulle loro attività e su cosa accade nelle moschee della Svizzera dove non sono certo rari i discorsi intrisi di odio anti-occidentale.

 

Per loro Saida Keller Messahli è peggio di noi “infedeli”, è un’eretica che non deve parlare e allora, dove non arrivano le minacce, ci sono sempre gli avvocati che “qualcuno” paga (mentre la Signora Keller Messahli non puo’ contare di certo su generosi sponsor).

 

L’ultima denuncia in ordine di tempo per “Calunnia e doppia diffamazione”, gli era arrivata da Abu Ramadan, controverso predicatore della moschea Ar'Rahman di Bienne, accusato da alcuni media di essere un predicatore d'odio. Abu Ramadan al secolo Saleh Ramadan Al Fitouri Ben Salem, giunto in Svizzera nel 1998 come rifugiato è stato al centro della cronache anche per aver beneficiato di 600'000 franchi di aiuti sociali nonostante le sue prediche estremiste. Dopo gli approfondimenti disposti dalle autorità ha anche definitivamente perso lo status di rifugiato.

 

Il cittadino libico che diceva di essere minacciato nel suo paese d’origine nel quale però tornava regolarmente, come è emerso, fin dal 2013, si era sentito diffamato da un articolo (vedi link allegato) scritto proprio da Saida Keller Messahli nel quale lei raccontava chi fosse davvero quell’imam dalla barba tinta con l’hennè (come la portava il loro Profeta). Lo scorso 11 Aprile 2019 come accaduto in precedenza con la denuncia di un altro imam, stavolta di una moschea albanese di Regensdorf, il Ministero Pubblico del Canton Berna ha ritenuto che Saida Keller Messahli, non ha diffamato nessuno. Una buona notizia e siccome sul nostro fronte sono ben poche, questa merita proprio di essere ricordata.

https://www.bielertagblatt.ch/nachrichten/biel/das-falsche-spiel-des-abu-ramadan

 

 

 

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