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Cronaca
19.03.2020 - 12:340

TiSin chiede misure al Governo per i piccoli imprenditori. "Sosteneteli finchè l'economia non riprende il suo corso"

"I lavoratori rischiano di essere le vere vittime, dal profilo economico e sociale, del Coroanvirus", scrive l'associazione, che chiede a grandi e medie imprese di non licenziare e di trasformare i contratti precari in contratti a tempo pieno

BELLINZONA – Aiuti più concreti per gli imprenditori ticinesi in difficoltà. Li chiede l’Organizzazione per il lavoro in Ticino (TiSin), la quale “ritiene che dal profilo economico e sociale le vere vittime del coronavirus rischiano di essere i lavoratori e le lavoratrici dei settori più deboli, le piccole imprese e gli artigiani, i fornitori indipendenti di prestazioni e servizi, le persone assoggettate a contratti precari a ore e su chiamata o con contratti i cui salari sono stabiliti a provvigione, sulla base di obiettivi prefissati prima degli eventi disastrosi conseguenti al coronavirus”.

Di chi parla? “Oltre alle piccole e medie imprese ticinesi, di buona parte del personale di vendita, venditori indipendenti e rappresentanti di vendita, impiegati (venditori) d’assicurazione addetti ai servizi clienti e all’acquisizione di nuovi assicurati, nonché altre categorie soggette a rapporti contrattuali precari con bassi salari e vuoti di contenuti sociali”.

TiSin appoggia la presa di posizione che l’Associazione degli imprenditori ticinesi (ImprendiTi), inviata al Consiglio di Stato a sostegno degli imprenditori ticinesi in difficoltà “TiSin chiede che il Governo si adoperi in modo più determinato affinché gli artigiani, le piccole e medie imprese, così come tutto il settore del piccolo commercio, alberghiero e della ristorazione siano sostenuti economicamente fintanto che l’economia di mercato non riprenda il suo corso a livello cantonale, nazionale e internazionale”.

L’associazione pensa a chi ha contratti precari, che rischia di scivolare in uno stato di povertà e dove necessita di assistenza. “Alla luce dei provvedimenti adottati a sostegno dell’economia e delle imprese, è auspicabile che il Governo sviluppi una politica più attenta alle peculiarità della Regione, sensibilizzando anche i responsabili delle grandi e medie imprese, soprattutto quelle che usufruiscono di agevolazioni (dirette o indirette) pubbliche, affinché si assumano le dovute responsabilità sociali sviluppando politiche imprenditoriali più consone al territorio, all’economia e al tessuto lavorativo cantonale”.

Infine, un appello “alle grandi e medie imprese della distribuzione in primis (Migros, Coop, Manor, Aldi e Lidel che in Ticino fatturano oltre un miliardo di franchi), che paradossalmente stanno traendo enormi vantaggi dalla triste situazione che si è venuta a creare”: quello “di annullare ogni misura tesa a ridurre (licenziare) la manodopera locale e di trasformare i loro contratti di lavoro precari in contratti a tempo pieno completi del salario mensile e dei contenuti sociali, di cui una buona parte del personale di vendita ticinese è stato cinicamente privato a scopo di bieco profitto delle imprese”.

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