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Politica e Potere
28.11.2012 - 12:540
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:40

Preventivo 2013, il Governo resiste: indietro non si torna

Dal Consiglio di Stato nessuna retromarcia dopo l'orientamento espresso dalla maggioranza del Parlamento contro il preventivo. Possibile un ultimo faccia a faccia martedì in Gestione

BELLINZONA – Sono giorni di passione per la politica cantonale. Giorni storici, se si considera che l’unico precedente di un preventivo bocciato risale nientemeno che al 1922, cioè 90 anni fa.

Il preventivo 2013 si avvia a morire. Ieri c’è stato quello che a tutti è sembrato un colpo di grazia per il documento governativo: la decisione di PPD, Lega, Verdi e UDC di votare contro l’entrata in materia, quando il testo approderà nell’aula del Gran Consiglio a dicembre. Che significa rispedire al Governo il preventivo. Bocciarlo, de facto.

Un fatto eccezionale, come dicevamo poc’anzi. Una prospettiva allarmante su cui questa mattina si è chinato il Consiglio di Stato. 

Dalle indiscrezioni che filtrano dal Governo ci sono alcune indicazioni importanti sulla linea che intendono mantenere i ministri in questo braccio di ferro con il Gran Consiglio. 

Prima di tutto indietro non si torna. I Consiglieri di Stato non hanno intenzione di cedere alle pressioni dei partiti. Nessun dietrofront dunque rispetto alle proposte attualmente sul tavolo. Ovvero il primo messaggio, che prevedeva 200 milioni di deficit, e quello aggiuntivo, che fissa il rosso di bilancio a 180 milioni: con una ventina di milioni messi sul tavolo dopo le pressioni del Patto di Medeglia, di Lega, PLR e PPD. Per i ministri questo è da ritenersi già un atto importante di buona volontà fatto nei confronti del Gran Consiglio. E non ce ne saranno altri. 

Tra oggi e domani, inoltre, è atteso un nuovo comunicato stampa del Consiglio di Stato. Ieri il collegio si era limitato ad un no comment, carico di fastidio e preoccupazione per come si stavano mettendo le cose. Nella nuova nota il Governo ribadirà le sue ragioni. I motivi per cui ha intrapreso una strada, oggi così contestata dalla maggioranza del Gran Consiglio. È convinzione dei ministri che il risultato raggiunto sia il massimo che si potesse ottenere nelle condizioni attuali, sia di contesto economico che di governabilità. 

Allo stato attuale siamo quindi al muro contro muro. Stando così le cose tra un paio di settimane il Parlamento boccerà il preventivo. Un atto di sfiducia verso il Governo sull’atto politico più importante che l’Esecutivo è chiamato a produrre annualmente. 

Ad oggi, sia da fonte governativa che parlamentare, non sembrano esserci grandi spazi per una trattiva dell’ultimo minuto. Ma non è affatto escluso (anzi probabilmente accadrà) che, approfittando dell’ultima riunione della Commissione della Gestione, prima del verdetto finale, in agenda martedì prossimo, deputati e ministri si confrontino per l’ultima volta per capire se esiste un margine di mediazione. 

Da qui a martedì saranno dunque giorni ad alta tensione. Non è difficile immaginare che informalmente i contatti tra le parti continuino. I partiti della linea dura, in particolare il PPD, saranno confrontati con pressioni pesantissime. Bocciare il preventivo avrebbe infatti delle conseguenze tecniche e politiche molto rilevanti. Basti considerare che il Consiglio di Stato sarebbe limitato a una semplice gestione corrente: niente investimenti, niente interventi straordinari, niente progetti, niente mandati. Niente politica, insomma, fintanto che il preventivo non sarà approvato. Ma la sensazione è che nessuno, a questo punto, possa permettersi un passo indietro senza perdere la faccia. A meno che non lo facciano tutti insieme. Altrimenti la soluzione del rebus è una sola: tra Governo e Parlamento, la spunterà uno soltanto.  AELLE

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