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09.04.2013 - 09:220
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

"Salviamo il lavoro in Ticino": i Verdi lanciano la loro ricetta

Presentata l'iniziativa popolare costituzionale che chiede l'introduzione di salari minimi ma non generalizzati. Servono 10'000 firme in 60 giorni. A sostegno un comitato interpartitico

BELLINZONA - "Salviamo il lavoro in Ticino". È lo slogan scelto dai Verdi per la loro iniziativa popolare costituzionale, presentata questa mattina a Bellinzona. Il testo, che dovrà raccogliere  10'000 firme in 60 giorni, ha come obbiettivo principale la lotta al dumping salariale. Ne abbiamo discusso con Greta Gysin, responsabile per i Verdi dell'iniziativa.

Di cosa si tratta?
"Ogni persona in Ticino ha diritto a un salario minimo che gli consenta una vita dignitosa. Questa è la premessa da cui siamo partiti. La nostra iniziativa non fissa un salario minimo generalizzato e non interviene in quei settori dove c'è già un contratto collettivo. Si tratta dunque di uno stimolo alle parti sociali affinché con responsabilità si accordino per introdurre spontaneamente dei salari minimi. Vogliamo fissare dei principi affinché ogni settore si autodetermini. Ma se non si trova l'accordo ecco che il Consiglio di Stato deve intervenire e fissare un salario minimo, diverso settore per settore, e anche secondo le mansioni svolte dai lavoratori".
 
Qual è il messaggio politico che volete mandare?
"Il nostro messaggio è che bisogna intervenire con urgenza contro il dumping salariale. Un fenomeno che sta assumendo proporzioni inaccettabili. Noi avevamo già provato nel 2011 con una petizione a sensibilizzare il mondo politico. Purtroppo il Governo e i partiti di Governo sono stati a guardare troppo a lungo. E la situazione è ormai diventata insostenibile. La nostra non è un'iniziativa contro i frontalieri, ma il numero dei lavoratori che vengono in Ticino da oltre confine, oltre 55'000,  è un chiaro segnale di questa emergenza poiché l'economia non è cresciuta di pari passo. L'evidenza ci dice dunque che certi rami dell'economia approfittano della libera circolazione delle persone e dei frontalieri per speculare sui lavoratori residenti e per abbassare i salari oltre il minimo della decenza".
 
La vostra è un'iniziativa più moderata rispetto a quella federale dell'USS che vuole fissare a 4'000 franchi il salario minimo per tutti. Si attende dunque un sostegno dalle forze politiche che tradizionalmente si oppongo all'idea di un salario minimo?
"Penso, spero e auspico di sì. Da quel che sento sembra che anche i partiti di centro potrebbero essere interessati alla nostra proposta"

Intanto avete composto un comitato interpartitico.
"Esatto. Nel comitato promotore ci sono esponenti di PS, Lega, PLR e perfino della Curia, con Don Gianfranco Feliciani, oltre ai Verdi, ovviamente".

Per i Verdi questa è un'iniziativa importante a livello politico. Si inserisce nel nuovo corso che avete intrapreso?
"Come le dicevo non è la prima volta che ci occupiamo di temi non strettamente ecologici come il lavoro. Ma certo con questa iniziativa vogliamo sottolineare ancora di più questa apertura nella nostra azione politica. E  soprattutto non vogliamo lasciare senza risposta questa emergenza sociale". 

AELLE

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