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Politica e Potere
17.04.2013 - 14:040
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Iniziativa anti burqa: l'ultima parola al popolo. Il Gran Consiglio dice sì al controprogetto

A larga maggioranza il parlamento dice sì al controprogetto che introduce nella legge il divieto di dissimulare il viso in spazi pubblici

BELLINZONA - Per molti era una discussione inutile. Per altri invece è una questione di principio. Ad ogni modo il Gran Consiglio non si è tirato indietro e sul burqa ha dedicato quasi tutto i pomeriggio. La colpa o il merito del dibattito, dipende dai punti di vista, è di Giorgio Ghiringhelli che con oltre 12 mila firme raccolte ha posto il problema. Un'iniziativa che sulla carta chiede l'introduzione nella Costituzione cantonale del divieto di dissimulare il volto in luogo pubblico. In pratica si tratta di vietare il burqa.

Dalla Commissione delle petizioni e dei ricorsi sono emersi due rapporti. Il primo di maggioranza invitava a votare il controprogetto elaborato dal Governo che in alternativa propone norme a salvaguardia di sicurezza che mirano a vietare la dissimulazione del volto, anche durante manifestazioni sportive, e respinge la proposta di inserirla nella Costituzione. Il rapporto di minoranza che sostiene l'iniziativa era difeso da Lega e UDC.

Alla fine il Gran Consiglio ha approvato a larga maggioranza il controprogetto, contrari Lega e UDC, astenuti PS e Verdi. Ora l'ultima parola passa al popola che dovrà esprimersi sull'iniziativa di Ghiringhelli e sul controprogetto. 

Il dibattito in aula è stato a tratti frizzante. Sul tavolo principalmente due tesi: quella degli iniziativisti che, prendendo esempio da altri paesi come la Francia, secondo i quali il burqa è il simbolo della sottomissione della donna all'uomo, una pratica contraria ai principi democratici della Svizzera e che pone un pericolo anche dal punto di vista della sicurezza. Come ricordato dal relatore di minoranza Stefano Fraschina tefano: "Alla resa dei conti sarà il cittadino a decidere se vietare o meno il burqa perché é di questo che si sta parlando. Noi non ci giriamo attorno come fanno altri, accusandoci di essere razzisti e populisti. Il nostro rapporto entra nel merito e descrive cosa vuol dire il burqa, ovvero qualcosa che nulla ha a che vedere con la nostra cultura. È un inaccettabile simbolo di sottomissione. Sono principi i nostri che vanno difesi senza mezze misure. Troppo semplicistico ridurre tutto a un puro caso di sicurezza. Poche o tante che siano le donne che portano il burqa, saranno sempre troppe"

Il ministro Norman Gobbi, che ha ricordato "tra le oltre 11mila firme c'é anche la mia", ha difeso il controprogetto :"Il Consiglio di Stato, dopo diversi incontri con gli interressati, ha deciso di intervenire con un controprogetto. Il Governo - ha detto Gobbi - ha voluto indicare una via percorribile per dare una risposta ai cittadini che hanno firmato l'iniziativa" ovvero proponendo una norma di polizia "volta a tutelare la sicurezza dei cittadini attraverso il divieto di nascondere il viso e obbligare a rendersi riconoscibili . Una norma di questo tipo può essere utilizzata in occasione di manifestazioni sia di piazza sia sportive e quindi rispondere a un problema reale". 

Claudio Franscella, relatore di maggioranza, ha ricordato che "il problema è una questione di ordine pubblico. Oggi il problema del burqa non si pone. C'è quindi una sproporzione nelle intenzioni degli iniziativisti, e saremmo il primo cantone ad inseririlo nella costituzione. Diverso invece è "mascherasre il volto che invece può diventare un problema che mette a repentaglio la sicurezza pubblica". 

Il promotore dell'iniziativa Giorgio Ghiringhelli ha seguito attentamente il dibattito dalle tribune giudicandolo "all'insegna del politicamente corretto da parte di chi piuttosto che parlare del burqa ha preferito discutere di sicurezza. Sicurezza che anche per noi è importante e con la nostra iniziativa si vieta di dissimulare il volto in luogo pubblico. Principio che per noi vale sia per i black block sia per chi indossa il burqa".

 

ItaCa

 

 

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