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11.05.2014 - 13:170
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il presidente socialista Levrat: "Dougan se ne vada. È un peso per il Credit Suisse e la sua credibilità è morta"

Il socialisti chiedono le dimissioni dei vertici della banca dopo gli sviluppo della vertenza fiscale con gli USA

BERNA - Si fanno sempre più accese le critiche nei confronti dei vertici del Credit Suisse in relazione al contenzioso fiscale con gli Stati Uniti: il presidente del Partito socialista Christian Levrat chiede ora le dimissioni del presidente del consiglio di amministrazione Urs Rohner, del CEO Brady Dougan e del capogiurista Romeo Cerutti. Sorprendentemente Levrat ottiene sostegno da esponenti borghesi.

"Rohner, Dougan e Cerutti devono rassegnare le dimissioni. Sono un peso per la banca", ha dichiarato il presidente socialista alla "NZZ am Sonntag". Egli si è detto stupito che essi non lo abbiano proposto di loro iniziativa in occasione dell'assemblea generale tenuta venerdì: "sarebbe stato un atto responsabile, nell'interesse della banca e della Svizzera".

Secondo Levrat la credibilità dei manager del Credit Suisse è "morta". Pochi mesi dopo che Dougan ha dichiarato, sotto giuramento in un'audizione davanti alla sottocommissione permanente d'inchiesta del Senato americano, che l'istituto non ha commesso violazioni sistematiche della legge in relazione a clienti statunitensi che hanno evaso il fisco, secondo il presidente del PS la banca dovrà verosimilmente fornire una piena ammissione di colpa negli USA.
La strategia difensiva ha fallito: nel 2009 il Credit Suisse si era rifiutato di sottoporsi a un trattato di Stato sostenendo di non essere interessata dalle accuse degli Stati Uniti. Inoltre davanti al Senato Dougan ha sostenuto che alcuni dipendenti si sono comportati in modo scorretto, ma che i vertici della banca non ne erano a conoscenza, "cosa che palesemente non è vera", ha affermato Levrat.

Questi ha giustificato la sua "ingerenza" nelle questioni di un'azienda privata asserendo che il Credit Suisse tenta di rifugiarsi sotto la protezione dello Stato e che l'istituto è ancora "too big to fail". "Il fallimento della banca metterebbe a rischio migliaia di impieghi in Svizzera", ha ancora dichiarato Levrat. "Non si tratta di un mero problema del Credit Suisse".
Anche il presidente del Partito borghese democratico (PBD) Martin Landolt non bisogna concedere alcun aiuto di Stato senza un nuovo inizio della grande banca". "Se lo Stato fosse comunque costretto a intervenire - ha dichiarato sulla "SonntagsZeitung" - i responsabili dovrebbero assumersi le conseguenze e lasciare le proprie cariche così come rinunciare ai bonus".

ATS

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