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Politica e Potere
05.11.2014 - 15:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La stangata fiscale è servita. Il Gran Consiglio aumenta le imposte ai frontalieri

Via libera dalla stragrande maggioranza del Parlamento all'aumento della pressione fiscale per i lavoratori di oltre confine. Nelle casse del Cantone entreranno circa 4 milioni, quasi 8 in quelle dei comuni

BELLINZONA - Su le tasse ai frontalieri. Il Gran Consiglio ha dato luce verde all'aumento della pressione fiscale per i lavoratori di oltre confine. La stangata, insomma, come giornalisticamente è stata presentata la proposta, è servita.

Ma di cosa si tratta esattamente? Il Gran Consiglio ha deciso di approvare la proposta del Governo che prevede di aumentare il moltiplicatore comunale di riferimento, posto alla base del calcolo dell’imposta alla fonte per i frontalieri, dall’attuale 78% al 100%. Ma la misura toccherà soltanto i permessi G che fanno rientro quotidianamente in Italia. Si tratta di circa 55'000 lavoratori su 62'000. Questa distinzione è stata decisa per blindare quanto più possibile il provvedimento sul fronte giuridico: tutti si aspettano una valanga di ricorsi. 

La misura porterà in cassa circa 20 milioni di franchi che saranno così ripartiti: 7.8 milioni franchi in quota parte da riversare all’Italia, in virtù dell’Accordo tra la Svizzera e l'Italia relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine del 1974; 4.3 milioni di franchi li incasserà il Cantone; mentre i restanti 7.9 milioni di franchi andranno ai comuni.

L'aumento dell'imposizione fiscale per i frontalieri è stata votato da una maggioranza schiacciante: 53 sì, 5 no (Matteo Pronzini, qualche socialista e il pipidino Gianni Guidicelli) e tre astenuti. 

Nel corso del dibattito soddisfazione è stata espressa dal presidente dell'UDC Gabriele Pinoja e dal deputato Marco Chiesa: i democentristi hanno infatti la paternità di questa proposta che avevano presentato in un'iniziativa. Iniziativa votata dal Gran Consiglio e successivamente tradotta dal Governo nella misura odierna.

"Questo cambiamento di aliquota - ha detto Pinoja in aula -  ha due obbiettivi: un giusto aumento dalle entrate fiscale derivante dal lavoro dei frontalieri e un chiaro segnale dei nostri intendimenti. Si tratta infatti di un primo deterrente, anche se infinitesimale rispetto alla problematica, per contrastare i problemi del frontalierato".

Battagliero sul fronte del "no" il deputato MPS Matteo Pronzini: "I frontalieri danno un contributo fattivo alla nostra crescita economica. Costruiscono le nostre case, curano i nostri ammalati. Non utilizzano gli ospedali, le scuole, i servizi sociali. Questa aumento di imposte ha dunque il sapore di un provvvedimento punitivo. Si tratta del solito pretesto per trasformare i frontalieri in un capro espiatorio su cui scaricare il fallimento di un'intera classe politica". 

Dal canto suo, la relatrice Michele Delcò Petralli (Verdi), non ha mancato di sottolineare che la soluzione proposta oggi "non è a tenuta stagna" e va intesa come una via transitoria.

La deputata ha comunque respinto le accuse di "discrimnazione fiscale": "Se discriminazione esiste è quella dello Stato italiano verso i suoi concittadini, attraverso la concessione di privilegi fiscali a chi risiede nella fascia di 20 chilometri del confine. Se discriminazione esisate è quella che subisce il Ticino, costretto a riversare quasi il 40% delle imposte alla fonte all'Italia, quando all'Austria riversiamo appena il 12%". Delcò Petralli ha infine ricordato come attualmente in oltre 100 comuni il moltiplicatore sia superiore al 78%: come fino ad oggi vi erano ticinesi che pagavano più imposte dei frontalieri. 

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