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08.01.2015 - 14:000
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

La candidatura di Bertini suona la sveglia in casa Lega: ora si punta alla lista più forte possibile

L'ANALISI - La candidatura a sorpresa del municipale di Lugano ha riacceso le speranze in casa PLR. E in via Monte Boglia si studiano le contromisure per confermare la maggioranza relativa in Consiglio di Stato

di Andrea Leoni

La candidatura di Michele Bertini riapre la partita sul quinto seggio, quello che assegna la maggioranza relativa in Governo. O quanto meno riaccende, in primis nell'elettorato liberale radicale, la speranza di poterci provare e dunque lo stimolo a impegnarsi e a lottare. Se davvero davanti al Comitato cantonale si fosse consumato lo scontro tra Cantarelli e Badaracco per completare la lista, la battaglia per quell'obbiettivo – il primo fissato in cima alla lista dalla dirigenza del PLR – sarebbe già stata persa prima di cominciare. Ora invece si può giocare, non alla pari, ma in una gara secca come sono per natura le elezioni può succedere di tutto. Anche che non vinca il più forte. 

Certo, dipenderà da diversi fattori. In primis dalla voglia e dalla determinazione che Bertini investirà davvero in questa sfida. Ripeterà quella strepitosa e lunghissima campagna a tappeto fatta per le elezioni comunali, oppure si metterà in seconda fila  a disposizione della squadra, come sembra voler fare Fabio Regazzi, perché in realtà il suo obbiettivo è un altro? Detto fuori dai denti: Bertini ha l'ambizione concreta di fare il Consigliere di Stato oppure in cuor suo preferirebbe restare a fare il municipale a Lugano e di conseguenza si comporterà? Che cosa ha messo sul piatto, che tipo di promessa di impegno ha allegato cedendo al sacrificio della candidatura?

Sia come sia un cavallo in corsa, quale lui è, non può permettersi di farsi azzoppare e quindi bruciare facendo una sgroppata da passerella anziché una corsa. Anche perché a mente di chi scrive e solo in termini descrittivi – senza cioè con questo esprimere un giudizio di valore né politico né personale – Bertini è l'unico all'interno del PLR che può avere il potenziale (ma va verificato) per imprimere all'interno del suo partito una scossa "renziana" capace di trascinarlo verso l'alto. 

Ma ovviamente la variabile più importante all'interno di questa partita è il fattore "L": il fattore Lega. L'impressione è che in via Monte Boglia si sia speculato un po' troppo in questi mesi. D'altra parte la serie piuttosto lunga di goffi scivoloni del principale competitor – non da ultimo il litigio tra la sezione luganese e il partito cantonale, disinnescato last minute - consigliava di dormire sogni tranquilli. Ma il confine tra sentirsi consapevoli dei propri mezzi e sconfinare nella sicumera è assai sottile. E la sensazione è che almeno un piede i vertici leghisti l'abbiano messo nel campo supponente del "tanto abbiamo già vinto".

In questo senso la candidatura di Bertini – l'unico votabile sulla lista PLR da parte dell'elettorato leghista – ha fatto suonare la sveglia anche in via Monte Boglia. Al di là delle dichiarazione di facciata, alcuni colonnelli ieri sono usciti dal torpore (altri lo avevano fatto per tempo e altri ancora lo devono fare) e hanno compreso che l'ora di recuperare il tempo perduto – sotto diversi aspetti fin qui trascurati della campagna elettorale -  è scoccata. Il tempo di tirare a campare è scaduto. 

Le incognite sul tappeto cominciano a sommarsi e sarebbe il più sciocco degli errori perseverare nel fare spallucce: il PLR, almeno sulla carta, è tornato in corsa; bisogna fare i conti per la prima volta con l'assenza di Marco Borradori (quale sarà la differenza tra i voti che raccoglieva il sindaco di Lugano e il primo eletto leghista?); mancheranno i colpi di genio del Nano; la presenza di una lista tzé tzé come quella della Destra qualcosa porterà via; a questo aggiungiamo l'imponderabile incognita dei Verdi e la candidatura Regazzi (un altro che può pescare bene nell'elettorato leghista ammesso che il Bomber giochi sul serio e non come se partecipasse a una partitella di beneficenza).

Senza voler scendere troppo nei dettagli ci limitiamo a una considerazione, supportata da qualche chiacchiera informale, sulla lista per il Consiglio di Stato. In queste condizioni non c'è dubbio che l'unica soluzione possibile per puntare con decisione alla vittoria passa dallo schieramento della squadra più forte possibile, lasciando perdere discorsi secondari come quelli regionali o di genere. Sono in molti ormai ai vertici del Movimento ad essersi convinti che serve la squadra capace sulla carta di offrire le maggiori garanzie possibili sia in termini di voti preferenziali sia nel suscitare entusiasmo nella base.

Oltre agli uscenti Claudio Zali e Norman Gobbi, un'idea che potrebbe prendere corpo nelle prossime ore è quella di contrapporre al giovane più forte del PLR il più forte nella Lega, ovvero il presidente movimento giovanile Boris Bignasca. Entrambi luganesi. Ma c'è anche chi pensa ad Antonella Bignasca, luganese e pure sopracenerina: difficile però convincerla.  Il quarto nome è quello già sicuro da tempo: Daniele Caverzasio. Sul quinto nome la partita è aperta: si potrebbe optare per un candidato capace di acchiappare simpatie in casa liberale o più in generale in area borghese. Ma probabilmente un pensiero che potrebbe farsi strada e concretizzarsi sul filo di lana è quello di tentare di convincere un cavallo elettoralmente sicuro come Lorenzo Quadri, anche in considerazione di alcuni temi di cui da sempre è portabandiera (vedi integralismo islamico). Ha rifiutato il posto dopo l'addio di Borradori? Queste sono fisime da addetti ai lavori che generalmente gli elettori ignorano d'un fiato. Quadri nella base leghista è come una rockstar: basta vedere i tributi che riceve dalle platee ad ogni pranzo popolare del Movimento.

Con una lista costruita su queste linee guida la Lega avrebbe parecchie possibilità di blindare la vittoria. 

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