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Politica e Potere
31.05.2015 - 18:180
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Caro PPD, addio… Boneff lascia il partito: “Ma non la politica! Il PPD? Dovrebbe fermarsi e ritrovare la sua identità, come tutti gli altri”

L’ex deputato, parte dell’ufficio presidenziale della sezione luganese, ha comunicato di aver dato le dimissioni da tutte le cariche: “Preferisco essere libero che arrabbiarmi per un progetto per cui ho una visione diversa”

LUGANO – “Comunico che ho dimissionato sia dalla carica di vice-presidente sia da membro dell'Ufficio presidenziale della sezione del Partito Popolare Democratico di Lugano. D'ora in poi sarò estraneo a qualsiasi attività e/o presa di posizione del PPD e il PPD dalle mie”. Poche parole, due righe inviate alle redazioni per dire che da questo momento Armando Boneff si sgancia dal partito, ma nessuna spiegazione dei motivi dietro a questo addio. Addio che “è solo al PPD e non alla politica”, precisa però a Liberatv.

Un passo indietro Boneff lo aveva già fatto lo scorso ottobre durante la preparazione delle liste per le cantonali quando aveva rinunciato a ricandidarsi, spinto, dopo dodici anni di permanenza, dalla voglia di garantire un ricambio.  Nessuna polemica dietro alla decisione, aveva assicurato, tant’è che era rimasto attivo all’interno dell’ufficio presidenziale del PPD luganese.

Boneff, lei ora invece abbandona tout court il partito. A cosa si deve questa scelta?

“La questione è completamente slegata dalla mia rinuncia alla candidatura. Per altre ragioni rispetto a ottobre, ma sento di aver esaurito il mio compito. Lascio la sezione di Lugano perché non sono riuscito a instaurare le dinamiche che auspicavo e quindi ritengo di non aver più niente da dare. Preferisco essere libero che arrabbiarmi per un progetto per cui ho una visione diversa. Sa, arrivato a sessant’anni lasci anche perdere, non ti batti più come quando ne hai venti”.

Alla base ci sono quindi delle incomprensioni interne?

“Semplicemente non condivido più l’impostazione che si vuole dare alla sezione. Il PPD di Lugano ha bisogno di un rilancio. Ho presentato una mia proposta, ma è stato deciso di andare in un’altra direzione e non mi va bene perché ritengo non avranno successo. Solo questo. È semplice. Ora la sezione ha bisogno di rallentare e concedersi un momento di riflessione per presentarsi più forte alle prossime elezioni. Riflessione che non c’è stata. Ma questo è il mio modo soggettivo di pensare. Trovo manchi la discussione, mentre questo voler fare diventa una questione molto più di facciata che non di contenuti. Ne abbiamo bisogno, e probabilmente li abbiamo anche, ma vanno concertati tra le persone che animano il partito. Ognuno è diverso certo, bisogna però trovare un elemento comune, qualcosa di forte che accomuni e dia senso di appartenenza al partito”.

Mi parla insomma di una crisi identitaria. Il PPD sta affrontando però in generale, a livello cantonale, un momento molto duro, con la sconfitta elettorale e l’abbandono, poi, del presidente Jelmini.

“Ognuno guarda in casa sua, ma non credo sia solo un problema del PPD. Credo che la gente, l’elettore, faccia fatica a identificarsi con i partiti. Ora sono un arcobaleno, in ognuno si trova un po’ di tutto e quelle che sono le prerogative originali non emergono. Come si può scegliere chi votare allora? Si tira a sorte? Si va sui più simpatici? Ma penso che i partiti debbano essere qualcosa di più della simpatia. Hanno bisogno, in generale, di precisare meglio qual è la loro fisionomia perché tutti sono confusi e soffrono una crisi identitaria. E questo implica essere decisi, non esitare ad aprire un ampio dibattito interno. Anche il PPD deve farlo. Ma per questo non c’è un’unica via, possono configurarsi diverse possibilità. Quello che io lamento è una mancanza di confronto nel nostro piccolo. Quando ce ne vuole di più perché una identità non la si inventa, ma la si scopre. Per farlo però bisogna aprire il dibattito, fermarsi e pensare, non fare e basta”.

Torniamo alla sua decisione: è un addio, il suo, al solo partito o anche alla vita politica?

“Non ci ho pensato ancora, non posso assicurare che non farò più niente. Adesso non ho nessun progetto, ma quando si è appassionati… beh, è un po’ difficile mollare tutto. Continuerò certamente a prender posizione sui temi che più sento, non sono ancora morto! E sarò ora molto più libero, anche, se se ne presentasse l’occasione, di aderire a progetti in cui credo. Poi ci sono le vignette, con cui continuo a dire la mia e a contribuire a realizzare i miei ideali… se non è fare politica questo!”

Eppure l’ultima frase del comunicato, in cui parla di prossime azioni, potrebbe lasciar intendere che ci sia qualcosa in ballo per il futuro. Non è così quindi?

“Non sto saltando su un’altra barca, non me ne vado perché ho qualcosa in ballo. Ho scritto il comunicato più che altro per liberarmi dal legame col PPD, altrimenti qualunque cosa dica o faccia si pensa sia collegata al partito. Ho voluto chiarire che invece d’ora in poi agirò solo a titolo personale. È una dichiarazione di indipendenza. Tutto qui”.

ibi

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