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Politica e Potere
23.11.2015 - 09:040
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

PLR e PPD uniti in funzione anti-Lega? Celio: "Ecco i rischi di una 'fusione a freddo'. La gatta frettolosa..."

Il deputato analizza l'potesi di un accordo politico tra i due partiti caldeggiato dal presidente Rocco Cattaneo

BELLINZONA - “Piaccia o no, la votazione di ballottaggio per il Consiglio degli Stati ha rafforzato ulteriormente Lega e Udc. Malgrado una minor partecipazione (circa 15mila elettori in meno che al primo turno), il loro candidato ha infatti ottenuto quasi 1’700 voti in più. In termini percentuali, è passato da meno del 32 a più del 39%”.
Inizia così l’analisi politica di Franco Celio, storico deputato del PLR. Ma il tema centrale del suo intervento, pubblicato oggi su LaRegione, non è il bilancio del ballottaggio, ma la collaborazione tra PLR e PPD, con cui ha aperto la prima pagina l’ultimo numero di Opinione Liberale (leggi qui) e duramente criticata domenica dal Mattino.

È probabile, scrive Celio, che “– salvo errori clamorosi, che comunque finora non vi sono stati – la Lega sia destinata a rimanere sulla cresta dell’onda ancora per anni, se non per decenni”.
Poi entra nel merito:
Di fronte ai ripetuti successi di Lega e Udc, i partiti tradizionali non sono riusciti a reagire in modo efficace. Pur sforzandosi di presentarsi “rinnovati” nelle persone, la loro immagine resta vecchia, mentre la Lega continua a beneficiare dell’effetto-novità. Ogni volta che ad esempio i dirigenti Plr parlano di rinnovamento (asserendo quindi, in sostanza, che chi li ha preceduti ha sbagliato tutto), offrono anzi munizioni agli avversari, che di queste fisime non ne hanno e che giammai criticherebbero i loro precursori. Vista l’inutilità dei tentativi messi in atto finora, il presidente del Plr Rocco Cattaneo ha ora ipotizzato una strategia diversa: quella di “mettere insieme le forze” liberali e pipidine”.

In altri cantoni, osserva il deputato, “la congiunzione delle liste (che non è una fusione, ma che ha effetti simili) è prassi corrente da decenni (…). Oggettivamente, le feroci contrapposizioni del passato fra gli storici avversari si riferivano a questioni che oggi hanno perso buona parte della loro rilevanza. Sui problemi attuali, invece, le posizioni dei due partiti sono spesso affini. Ma che ciò basti ad assicurare all’operazione ipotizzata il successo desiderato è perlomeno dubbio. È noto infatti che in politica 2 più 2 fa raramente 4. Il voto, infatti, non dipende solo da fattori razionali, ma anche da sentimenti, passioni, perfino da pregiudizi”.

E conclude: “Nel nostro caso, è facile prevedere che non pochi elettori, tanto liberali quanto pipidini, piuttosto che associarsi agli “storici avversari” preferirebbero optare per la Lega o scegliere altre vie. La Lega potrebbe quindi anche essere la vera beneficiaria dell’operazione pensata per indebolirla (…). Ferma restando la necessità di creare una vera alternativa alla Lega e al leghismo, soprattutto nella prospettiva dell’eventuale passaggio a un sistema elettorale maggioritario, è evidente che non tutte le iniziative pensate a questo scopo raggiungeranno l’obbiettivo (…). Voler forzare i tempi con decisioni di vertice, sarebbe però il modo più sicuro per far fallire l’operazione. E a poco servirà allora prendersela coi “nostalgici”: senza elettori non si va lontano… Una fusione a freddo, non adeguatamente preparata, potrebbe infatti anche avere un effetto-boomerang. La gatta frettolosa… Con quel che segue!”.

 

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