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30.12.2015 - 12:100
Aggiornamento: 19.06.2018 - 15:41

Il caso Adria e le altre aziende “a rischio”. Per il Governo i mezzi e le procedure di controllo ci sono. Schnellmann: “Plauso allo sforzo, ma i risultati sono scarsi”

Nel rispondere a una interrogazione presentata dal deputato PLR, l’Esecutivo spiega i meccanismi di verifica che vengono adottati. E sull’Adria: “Al momento dell’iscrizione all’albo delle imprese era in regola”

BELLINZONA – Negli ultimi due anni i controlli nel mondo del lavoro sono una priorità. Lo sottolinea il Governo rispondendo a una interrogazione presentata da Fabio Schnellmann lo scorso ottobre. Nell’atto il deputato PLR chiedeva se il caso Adra fosse isolato e se non si sarebbe potuto prevedere, invitando quindi a un maggior rigore nelle verifiche (vedi suggeriti).

Negli scorsi giorni è giunta la risposta del Consiglio di Stato, che oltre ad alcune puntualizzazioni sulla Adria Costruzioni, precisa anche la natura dei controlli che vengono effettuati verso quelle aziende a rischio installatesi nel nostro Cantone. L’Esecutivo sottolinea come in queste operazioni, “per avere una maggiore competenza specialistica e un impatto a largo spettro”, oltre alla Gendarmeria, sono stati coinvolti vari enti, come L’Ufficio dell’Ispettorato del lavoro, l’Associazione interprofessionale di controllo, le Guardie di confine, l’Amministrazione federale delle Dogane, l’Ufficio per la sorveglianza del lavoro, la SUVA e la Commissione paritetica cantonale dell’edilizia. Per svolgere i controlli al meglio, inoltre, è stato anche mantenuto un Centro di competenza e di coordinazione degli interventi a Chiasso, in grado di coinvolgere tutti i partner e pianificare operazioni di controllo su scala cantonale.

Il Governo sottolinea quindi la promozione del progetto SICURE-ST (Sicurezza – Frodi Economiche), nato allo scopo “di implementare un’intelligence economica, migliorare il sistema di informazioni condiviso tra gli uffici dell’amministrazione pubblica e prevedere percorsi di formazione di specialisti interni agli uffici delle amministrazioni pubbliche”.

Alla luce del caso Adria, Schnellmann chiedeva inoltre se non fosse opportuno rendere retroattivo l’obbligo di presentare l’estratto del casellario giudiziale, come avviene, dal 2014, per le nuove imprese che intendono iscriversi all’albo cantonale. Il governo precisa però che, anche se non imposto, la Commissione richiedeva già il documento. Così fu anche per l’Adria Costruzione che ha ottenuto l’iscrizione all’albo cantonale delle imprese nel giugno 2014. “I membri dirigenti iscritti a Registro di commercio al momento dell’iscrizione hanno presentato questo documento in regola”.

L’ultimo punto toccato riguardava gli oneri sociali. Il Governo spiega che la Commissione “verifica annualmente l’ossequio dei requisiti fissati dalla legge. La Commissione dedica particolare attenzione alla questione, procedendo a solleciti al fine di ottenere al più presto la regolarizzazione di quelle società in mora con il pagamento di contributi e imposte”. Inoltre, per quanto riguarda le commesse pubbliche, “la legge prevede già che, nell’ambito della procedura di aggiudicazione, l’offerente debba produrre dichiarazioni non più vecchie di tre mesi che attestino il pagamento degli oneri sociali e delle imposte”.

Puntualizzazioni e spiegazioni che non convincono però del tutto Fabio Schnellmann. “Pur comprendendo gli sforzi fatti e le forze messe in campo – commenta –, i risultati sono scarsi e gli abusi persistono. Il recente caso della ditta EMME ne è la conferma".

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